Cade l’utile della prima banca italiana. Intesa SanPaolo ha registrato un utile normalizzato (senza considerare le svalutazioni) a 1,93 miliardi in calo del 17,1% rispetto ai 2,32 miliardi del 2010. Ma pesa sui conti della banca amministrata da Cucchiani una svalutazione “fortemente prudenziale” da 10,23 miliardi di euro, che porta il Gruppo a una perdita netta di 8,19 miliardi di euro. Crescono però a 16,78 miliardi i proventi operativi netti, un 1,5% in più rispetto al 2010. La spinta si è registrata soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno, in cui i proventi sono aumentati del 12,2% rispetto ai tre mesi precedenti.
Il risultato dell’attività di negoziazione presenta un saldo positivo di 173 milioni di euro, in netto miglioramento rispetto al saldo negativo di 74 milioni del terzo trimestre 2011 e se si considera che sono inclusi 73 milioni per la svalutazione di derivati rientranti nel rischio Grecia. Per il quinto anno consecutivo il Gruppo ha inoltre ridotto i propri costi operativi. Il risultato dell’attività assicurativa ammonta a 205 milioni di euro, in aumento rispetto ai 50 milioni del terzo trimestre 2011 e ai 126 milioni del quarto trimestre 2010.
Inoltre Intesa ha evidenziato una forte solidità patrimoniale, superando i requisiti imposti dall’Eba, l’istituto di regolamentazione europeo. Il Core Tier 1 è al 10,1% e il coefficiente Eba al 9,2%, superiore al 9% richiesto.
Il Cda proporrà all’assemblea un dividendo di 5 centesimi cash per azione ordinaria e di risparmio, con un dividend yield del 3,4% e del 4,1% rispettivamente.
Per il futuro i vertici non si sbilanciano. Data la negativa evoluzione dei mercati e le attese di lentissima crescita dell’economia italiana, Intesa pensa di dover rivedere parte degli obiettivi quantitativi indicati nel Piano di Impresa 2011-2013/2015. Ma si conferma l’obiettivo del Tier 1 al 10% a partire dal 2012 e di un coefficiente Eba superiore al 9%.
A Piazza Affari, intorno alle ore 16.30 il titolo Intesa guadagna lo 0,67% a 1,508 euro per azione.