Intesa Sanpaolo conferma che quest’anno i dividendi toccheranno quota tre miliardi di euro, portando il totale del periodo 2014-2017 a quota 10 miliardi, come previsto dal piano industriale. Nel dettaglio, il Cda ha proposto di distribuire 17,8 centesimi per le azioni ordinarie e 19,9 centesimi per le risparmio a livello unitario.
La generosità sulle cedole è sostenuta dai profitti. La Banca ha chiuso il 2016 con un utile netto di 3,111 miliardi di euro, in crescita del 13,6% rispetto ai 2,739 miliardi del 2015. L’utile ammonta a 3,67 miliardi se si escludono i contributi e gli altri oneri riguardanti il sistema bancario (3,091 miliardi nel 2015).
La patrimonializzazione a fine 2016, sottolinea la Banca nel comunicato sui conti, è “largamente superiore ai requisiti normativi anche nello scenario avverso dello stress test”, con un Common Equity ratio pro-forma a regime del 12,9% tenendo conto della proposta di dividendi.
Quanto alle previsioni sull’anno in corso, il comunicato dice che per il gruppo Intesa Sanpaolo “nel 2017 è atteso un aumento del risultato della gestione operativa, conseguente alla crescita dei ricavi e al continuo cost management, e del risultato lordo, con una riduzione del costo del rischio”.
In un contesto di “notevole complessità – ha commentato l’ad del gruppo, Carlo Messina – abbiamo mantenuto i nostri impegni nell`erogazione di dividendi: distribuiremo 3 miliardi a valere sul 2016. Ciò consentirà di raggiungere la somma di 6,6 miliardi di dividendi assegnati ai nostri azionisti nei primi tre anni del piano di impresa, superando così di 600 milioni la cifra prevista”.
Intesa Sanpaolo, inoltre, “si conferma tra le banche più efficienti in Europa con un cost/income del 51 percento – continua Messina – contro una media del settore del 65%. Ci collochiamo ai vertici europei anche in termini di redditività, grazie al significativo contributo di tutte le divisioni della Banca. La riduzione dei crediti deteriorati mostra risultati rilevant e i flussi dei crediti deteriorati sono ai valori minimi dalla creazione di Intesa Sanpaolo“, mentre le coperture “sono ulteriormente aumentate. L’obiettivo è riportare l’incidenza dei crediti deteriorati ai valori pre-crisi entro il 2019 con cessioni a terzi limitate e mirate”.
Ma non è finita. Oggi il cda di Intesa ha deliberato anche la cessione “al valore nominale coincidendte con il valore di carico” di una quota complessivamente pari al 4,88% del capitale sociale della Banca d’Italia, per un controvalore di circa 366 milioni di euro.
Fra gli acquirenti figurano la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Cariplo, insieme a diversi fondi pensione. A questo punto la partecipazione di Intesa al capitale sociale della Banca d’Italia “scende al 27,81%. Il gruppo intende ridurre la partecipazione entro la soglia del 3% e detenerla esclusivamente tramite Intesa Sanpaolo Vita ai fini di investimento e Banca IMI ai fini di market making.
All’inizio del pomeriggio il titolo in Borsa di Intesa Sanpaolo viaggia in rialzo dello 0,64%, a 2,194 euro, nel momento in cui è iniziata la conference call dell’amministratore delegato Carlo Messina, che non ha mancato di intervenire anche sulla questione Generali: “Su Generali prendiamo tempo per valutare”, ha detto Messina aggiungendo che con il Leone la banca “sta valutando una potenziale combinazione industriale”, riferendosi alle ultime indiscrezioni circolate su una possibile integrazione tra i due gruppi.
L’amministratore delegato ha poi anche ricordato che “le sofferenze sono ai livelli pre-crisi”, e cioè del 2007, anno di fondazione di Intesa Sanpaolo che festeggia con l’ultimo trimestre del 2016 “il risultato migliore dalla sua fondazione, dieci anni fa”. Messina ha tenuto a precisare che il dividendo è stato confermato “nonostante il momento sfavorevole, perchè i nostri soci sono la priorità”.
A proposito di Eurizon, la società di gestione del risparmio del gruppo Intesa Sanpaolo, Carlo Messina ha detto che “si tratta della migliore società del 2016 in termini di raccolta netta”.