Non si investe mai con lo “specchietto retrovisore” e non bisogna mai dare eccessiva importanza alla volatilità dei mercati: sono due delle principali raccomandazioni agli investitori della finanza comportamentale di cui parla in questa intervista a FIRSTOnline il professor Alessandro Previtero, italiano di nascita, ma americano d’adozione, docente di Finanza presso l’Università del Texas, nonché Advisor di Allianz Global Investors. Ecco le sue risposte.
FIRSTonline – Professor Previtero, in un momento di alta volatilità dei mercati finanziari come l’attuale la finanza comportamentale può aiutare i risparmiatori a fare scelte più razionali?
Previtero – La finanza comportamentale è la chiave per farci capire le reazioni degli investitori e permetterci di comprendere quali siano le motivazioni alla base del loro comportamento. L’attuale volatilità può essere spiegata con uno dei pilastri della finanza comportamentale, vale a dire quella che in gergo tecnico viene chiamata Loss aversion (in italiano avversione alle perdite). Gli individui tendono ad avere una reazione asimmetrica di fronte ai risultati ottenuti con il loro investimento: sentiamo molto più la sofferenza per la perdita che subiamo che il beneficio per il guadagno che raggiungiamo. Facendo un esempio pratico di quanto appena detto: nel momento in cui un titolo che abbiamo in portafoglio perde in una seduta il 4%, il giorno dopo, per ritenerci realmente soddisfatti, abbiamo bisogno che la stessa azione non solo recuperi totalmente quanto lasciato sul terreno, ma chiuda in rialzo dell’8% o più.
Questo principio contenuto nella “teoria delle decisioni economiche” elaborata dal Premio Nobel Daniel Kahneman esplica bene alcune delle condizioni psicologiche che stanno alla base delle decisioni degli investitori e può essere utilizzato per cercare di comprendere la naturale tendenza che influisce sull’investimento azionario.
FIRSTonline – In virtù di quanto appena detto, come si dovrebbe comportare l’investitore di fronte alle turbolenze del mercato?
Previtero – Occorre tenere in considerazione l’orizzonte temporale del nostro investimento ed evitare di cadere nell’ossessione di controllare ogni minuto le quotazioni del nostro titolo.
FIRSTonline – Quindi “sleeping investment”?
Previtero – Esatto, bisogna adottare quella che io chiamo “la strategia dello struzzo”, cioè evitare di guardare in continuazione i rendiconti. Io per esempio guardo i miei una volta l’anno. Anche nel caso di un anno nero come quello vissuto nel 2007-2008 non devo mai perdere di vista il mio orizzonte temporale di investimento, guardando quanto accade con le giuste lenti. La cosa più importante è mantenere una visione di lungo periodo, oltrepassando il breve.
L’intermediario finanziario da parte sua deve aiutare l’investitore ad entrare in questa prospettiva, facendogli comprendere che il suo investimento potrebbe affrontare una volatilità verso l’alto, ma anche verso il basso. Nel momento in cui vediamo un titolo subire delle perdite dobbiamo chiederci: “devo liquidare il mio portafoglio a fine mese?” Nel caso in cui la risposta sia no, e lo è nella maggior parte dei casi, non bisogna farsi prendere dal panico. Riassumendo: occorre guardare ai propri investimenti con una frequenza conforme al proprio orizzonte d’investimento e al proprio profilo di rischio/rendimento.
FIRSTonline – Secondo lei, per normalizzare il mercato, sarebbe opportuno intervenire sull’High Frequency Trading, con una regolamentazione che riesca a frenare gli scambi troppo frenetici dei grandi investitori e ripristinare la democrazia finanziaria cercando di ridurre le asimmetrie informative?
Previtero – Non so quanto l’High Frequency Trading riesca a muovere i mercati. Il suo impatto sulle quotazioni è molto spesso temporaneo. L’investitore individuale non può gareggiare con i titani, investe in Borsa solo piccoli capitali, il denaro che può permettersi di perdere.
In merito alla regolamentazione, occorre pensare che ogni norma ha dei benefici ma anche dei costi. Non so se introdurre delle limitazioni di questo genere faccia bene al mercato. Guardando al passato, dieci anni fa il price impact era determinato dall’ammontare dei delle transazioni finanziarie, non dalla velocità con cui esse venivano eseguite e anche in quel frangente veniva considerata una lotta impari. Nel caso in cui oggi si dovesse intervenire, implementando le regole per l’High Frequency Trading bisogna porre particolare attenzione a non compromettere l’efficienza e la trasparenza dei prezzi.
A livello teorico sono d’accordo sul fatto che nel momento in cui parliamo di agenti che eseguono investimenti in un nano secondo quando altri non possono nemmeno sognarsi di farlo non è giusto, ma in questi casi la battaglia avviene solo tra i pesi massimi, il piccolo investitore non ne risente.
FIRSTonline -Tornando alla finanza comportamentale, come si fa ad allenare la mente dei risparmiatori a far prevalere la razionalità sulle emozioni? Ha qualche altro consiglio?
Previtero – Gli investitori individuali tendono ad esibire inconsapevolmente comportamenti che li danneggiano, primo tra tutti inseguire i rendimenti passati. Nel momento in cui guardo a ieri e vedo un trend positivo, la reazione spontanea è quella di investire. In questo ambito però occorre ponderare bene la nostra scelta perché il rischio reale è quello di comprare un titolo ad un prezzo alto per poi rivenderlo ad un prezzo più basso. Per fare un esempio pratico pensiamo alla bolla delle Dot-Com dei primi anni 2000. Molti hanno deciso di investire semplicemente perché guardavano ai guadagni altrui, pur essendo consapevoli del fatto che le azioni potesso essere sovraprezzate. In questo caso la reazione emotiva che prende il sopravvento, nella finanza comportamentale, viene chiamata regret aversion (avversione al rimpianto). Siamo spinti ad investire dalla paura di perderci un guadagno che gli altri sono riusciti a conseguire.
Altri errori da evitare sono l’eccesso di sicurezza e la personalizzazione. Spesso, nel momento in cui effettuiamo delle scelte di investimento, esse tendono ad affermare o a smentire il nostro Io. Nel momento in cui ottengo dei rendimenti negativi la colpa è di qualcun altro, se però i risultati sono positivi allora è merito mio. In più spesso quando raggiungo dei guadagni decido di aumentare l’investimento. Se le cose vanno male, “chi poteva immaginarlo”?. L’investitore deve razionalizzare, essere consapevole delle tendenze appena descritte e cercare di controllarle.
FIRSTonline – Non sarebbe più saggio tenere in maggiore considerazione il roe e il price earning della società quotata?
Previtero – Il price earning varia in base a determinate caratteristiche, come la crescita. Negli Stati Uniti molte delle aziende quotate hanno alti Pe perché possiedono un alto margine di crescita, (il Pe è più alto se l’earning è più basso). In un contesto come quello della Borsa italiana, dove le aziende che crescono molto ed in fretta sono poche, può ancora aver senso utilizzare il Pe.
FIRSTonline – Parlando dell’Italia, quali sono in base ai suoi studi gli errori più palesi compiuti dagli investitori?
Previtero – In Italia c’è un eccesso di investimento nel familiare. Gli italiani tendono a investire nelle cose che conoscono. L’esempio più palese sono i titoli di Stato. E’ come se gli italiani avessero paura di ciò che non conoscono, dando più valore a quelle che invece conoscono. Non è una tendenza che appartiene solo a noi, in Canada il 60% dei dollari canadesi viene investito nell’azionario canadese.
In Italia, dato che viviamo in un contesto in cui la Borsa è sottosviluppata, dobbiamo capire che c’è un mondo a disposizione e che le possibilità di diversificazione non risiedono solo nella scelta tra azionario e obbligazionario, ma anche in possibili investimenti all’estero, soprattutto nel caso in cui l’orizzonte di riferimento è lungo e c’è la necessità di avere un portafoglio vario e bilanciato.
FIRSTonline – È possibile allenare la mente dei risparmiatori a far prevalere la razionalità sull’emotività o serve necessariamente un consulente esterno?
Previtero – Io proporrei una soluzione mista. Da un lato, delegare tutto a un consulente senza avere la benché minima conoscenza di ciò che succede ci può portare ad avere un portafoglio equilibrato, ma non ci fa vivere bene. Occorre dunque essere consapevoli delle proprie tendenze e informarsi. Dall’altro lato però, bisogna capire che cercare di sostituirsi a un consulente è sbagliato, bisogna essere più umili, riconoscere l’inesperienza e farsi aiutare consapevolmente. Per avere una sana relazione con il consulente devi essere informato e fare la tua parte.
FIRSTonline – Lei ha studiato in Italia e vive in Usa. Al di là delle differenze di contesto, secondo lei il comportamento del risparmiatore americano è diverso da quello italiano?
Previtero – Se parliamo di errori nelle strategie di investimento possiamo dire che le salse sono diverse, i meccanismi no. Ci sono, comunque, delle cose che dovremmo importare dagli Stati Uniti come ad esempio la maggior tendenza ad investire nell’azionario. In Usa inoltre è molto sviluppato il risparmio previdenziale, un settore in cui sono investiti 11 trilioni di dollari.
La previdenza complementare non solo è un’assicurazione in più per il nostro futuro, ma è anche una possibilità di investimento enorme, che consente di avere una Borsa più grande, dà maggiori possibilità alle aziende di quotarsi e ha dei benefici a cascata sull’economia reale.
Una cosa che invece non dovremmo mai importare dagli USA è la propensione sfrenata al consumo. In base ai dati meno del 50% degli americani ha 3-5mila dollari da parte, la propensione al risparmio è minima. Una tendenza praticamente opposta alla nostra. Noi siamo più formiche, loro sono più cicale.
FIRSTonline – Il Governo italiano si appresta ad approvare nuove norme che premieranno sul piano fiscale gli investimenti di lungo periodo (almeno 5 anni) rispetto a quelli short-term: che ne pensa?
Previtero – L’idea mi piace molto, è un modo di incentivare gli investimenti. Se con questa politica si riuscirà a spingere i cittadini verso l’azionario, sarà un ottimo risultato. Bisogna però procedere con molta attenzione, perché l’ultima cosa che vogliamo è che si verifichi una redistribuzione dall’investitore al fondo. Se questa norma si trasforma in un meccanismo volto ad aumentare i costi dei fondi non avrebbe senso. Utilizzando una prospettiva macroeconomica, nel momento in cui si investono più risorse il risultato dovrebbe essere il contrario, cioè i costi dei fondi dovrebbero scendere.
FIRSTonline – Nel rinnovo dei contratti sindacali si fa spazio il welfare aziendale: può essere la strada giusta per favorire lo sviluppo della previdenza integrativa rispetto a semplici aumenti salariali?
Previtero – In linea di principio mi sembra una buona tendenza, ma bisogna operare dei distinguo. L’esperienza dei fondi previdenziali americani potrebbe servire anche da noi. Se l’azienda sostituisce l’aumento salariale con i contributi previdenziali è una cosa positiva. In Usa esistono delle linee guida sulle best practice da seguire per le aziende, bisogna creare degli automatismi e sarebbe opportuno anche un intervento del Governo che incentivi le società a puntare sulla previdenza complementare.
FIRSTonline – Riguardo alla previdenza complementare, essa risulta essere una scelta compiuta da una minoranza dei lavoratori. Cosa occorrerebbe fare per incentivarla?
Previtero – La previdenza complementare è un trasferimento del consumo di oggi al consumo di domani. Bisogna far capire ai cittadini che è una scelta necessaria, bisogna motivarli. Per farlo si devono seguire due strade: la prima riguarda i numeri. Occorre dare una maggiore consapevolezza del problema e far capire quanto è grave e reale. In secondo luogo è opportuno sfruttare l’emotività.
FIRSTonline – La stessa emotività che deve essere controllata degli investimenti va invece utilizzata per spingere i cittadini verso la previdenza complementare?
Previtero – Esattamente. Negli Usa abbiamo fatto un esperimento: dopo un seminario sui fondi previdenziali in cui abbiamo fornito tutte le informazioni necessarie sul tema, abbiamo chiesto ai presenti di fare un esercizio, facendoli riflettere sulla necessità di risparmiare nel presente allo scopo di garantirsi un futuro tranquillo. Abbiamo chiesto loro di immaginare come si sarebbero sentiti a vivere con poco o niente. E’ stato un esercizio semplice che però ha fatto aumentare la propensione al risparmio del 4%:
In aggiunta, per far decollare la previdenza complementare la via più efficace rimane una: il silenzio-assenso. Con tale automatismo i lavoratori sono iscritti al piano previdenziale con aliquote e investimenti non predefiniti. Se non vogliono aderire, devono provvedere ad effettuare una comunicazione all’azienda. Con il silenzio-assenso i tassi di partecipazione nei piani pensionistici sono di solito superiori al 90%.