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INTERVISTA A MARIO NOERA (Bocconi): “Per rilanciare la domanda non bastano le riforme”

INTERVISTA A MARIO NOERA della Bocconi – Le riforme hanno un grande valore strategico ma non bastano a rilanciare la domanda che richiede invece un progetto di deficit spendig sul modello dell’Abenomics giapponese: solo così si può aprire la strada alla crescita economica – Le banche centrali hanno fatto sopravvivere l’economia ma ora occorre molto di più

INTERVISTA A MARIO NOERA (Bocconi): “Per rilanciare la domanda non bastano le riforme”

Le banche centrali si sono dimostrate abili nel somministrare ai mercati medicine sintomatiche, capaci di lenire il dolore. Ma, probabilmente per limiti culturali, si rivelano incapaci di individuare terapie efficaci per curare la radice dei problemi. Mario Noera, docente di economia e diritto dei mercati finanziari in Bocconi, commenta così la situazione della finanza globale al termine di una settimana dedicata e tormentata, in cui la bassa volatilità ha ceduto il passo  ad emergenze geopolitiche. Ma, soprattutto, i cui si è preso atto che l possibile turnaround italiano è finito nelle secche della terza recessione consecutiva in soli  sei anni.  A dimostrazione, dice Noera, che l’uscita dal tunnel della crisi è lontana. Anzi, peggio, non s’avvicina.

Perché le terapie si rivelano inefficaci? Solo perché mancano le riforme, come dice Draghi?

“Andiamo con ordine. Sul fronte delle medicine palliative l’azione dei regolatori è stata efficace. Il risultato è stata la financial repression, ovvero una politica di basso costo del denaro avviata dalla Fed e proseguita dalla Bank of Japan e dalla Boe, oggi finalmente approvata alla Banca centrale europea.  E’ una strategia che ha consentito all’economia di sopravvivere. Purtroppo, non si è stati finora in grado di fare un passo in avanti: i palliativi da soli non bastano. In Europa, soprattutto”.

Perché non si va oltre?   

“Per una sorta di pregiudizio culturale, a mio avviso. Siamo di fronte ad un evidente crsi della domanda cui si può far fronte solo con una terapia di stampo keynesiano. Ma da questo punto di vista la diagnosi è carente E così non si mettono in moto gli investimenti che possono sostenere  la crescita della domana ”.

Anche Mario Draghi si è soffermato sull’assenza di investimenti privati in Italia. Ma l’ha adebitata all’assenza delle riforme. Non è d’accordo?

“Assolutamente sì. Non c’è alcun dubbio che le riforme sul lato dell’offerta, soprattutto in un Paese come l’Italia, hanno un grande valore strategico ma non risolvono il problema. Accanto a quest’azione, in grado di render più efficiente l’offerta, è necessario mettere in campo stimoli sufficientemente efficaci per attivare la domanda, Altrimenti l azioni riformatrici rischiano di arenarsi come sta accadendo all’azione del governo Renzi”.

Che ci vorrebbe?

“E’ evidente che l’Europa ha bisogno di un efficace progetto di deficit spending, capace di innescare una ripresa della domanda. Naturalmente è importante prevedere una strategia di rientro del deficit a medio termine. E non è affatto in contraddizione questa iniziativa con un percorso di riforme dell’offerta,Si tratta di ripetere l’esperienza dell’Abenomics giapponese: anche lì è in atto un’azione di stimoli monetari e di deficit spending ma combinata con la terza freccia, quella delle riforme strutturali del Paese, L’Europa, prima o poi, dovrà seguire lo stesso percorso. Purtroppo, a causa di quella che io considero un deficit culturale,  questo dibattito in Europa non è ancora iniziato, O resta sottotraccia”. 

Intanto si oscurano i cieli della finanza: crisi ucraina, effetti dannosi dell’embargo, offensive islamiste in Iraq e in Libia,  tutto congiura a complicare il quadro. Con quali effetti?

“L’azione della Bce è servita a contenere l’effetto del debito pubblico. I minori oneri hanno compensato la minore o nulla crescita dell’economia per i Paesi, vedi l’Italia, che hanno da pagare gli interessi sul debito più elevato. Si profila ora una fase più difficile, condizionata d un relativo aumento dei tassi.  Ma non credo che  questa possa scatenare reazioni rilevanti. La liquidità resta abbondante, non cambiano le condizioni di fondo. Si complica il quadro, insomma, ma non abbastanza per innescare di per è un cambio di rotta: da quatto anni si insiste su una correzione dei fattori dell’offerta, comprese le riforme, ma non si sente una parola a favore degli stimoli alla domanda. E questo quadro imperfetto non fa ben sperare nell’avvio di un vero processo di crescita”.

Sotto l’ombrellone, insomma, merita rileggere Keynes. Consiglio valido anche per Mario Draghi, in partenza per le spiagge della Sardegna. “Anche se il mio contributo – ha commentato scherzando nel corso della conferenza stampa della Bce – non servirà, per la sua modestia, a rilanciare la crescita italiana…”.  

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