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Intervista a Luigi Maria Sicca e il suo ultimo saggio “O l’impresa o la vita”i

Sacerdote

Conversazione con Luigi Maria Sicca: O L’IMPRESA O L’VITA. Ovvero, artisti e manager a confronto.

Luigi Maria Sicca è un accademico a tutto tondo con l’aggiunta di grandi sensibilità e doti di comunicazione e di osservazione che lo rendono un personaggio unico. È professore ordinario di Organizzazione Aziendale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, e Direttore scientifico dell’Associazione puntOorg che si occupa di favorire e di attivare la ricerca intra e inter disciplinare attraverso scambi internazionali tra studiosi di svariate discipline nelle scienze sociali e “dure”, nella filosofia, nelle arti (musica e pittura) in nome di un meticciato ispirato alla migliore tradizione umanistica.

In questa conversazione con Luigi Maria ho cercato di far emergere alcuni spunti interessanti della Quinta edizione del suo saggio “O l’impresa o la vita. Storie organizzative ed epiche”, Milano, Egea 2020.

Luigi Maria Sicca

Ci conosciamo da qualche tempo e del tuo lavoro ho sempre apprezzato la multidisciplinarietà e la capacità di far convergere approcci e metodi diversi. Esiste un comune denominatore tra i diversi ambiti di ricerca e di studio di cui ti occupi?

Grazie, Emanuele. Il comune denominatore è la realtà. Sempre di più, con l’affermazione del “paradigma scientifico” che negli ultimi secoli si è esteso a ogni ambito della conoscenza, il lavoro accademico legge il mondo attraverso le categorie delle singole discipline. Questo è un approccio sicuramente molto importante: ha consentito e consente ancora di raggiungere traguardi preziosi per la “cosa pubblica” come per quella privata (dalla Sanità all’Economia e non solo) e permette di andare in profondità nella comprensione degli “oggetti” studiati (un’impresa, una comunità professionale, un corpo umano e così via) a partire dalle “categorie”, da quella cassetta degli attrezzi che ciascun ricercatore porta con sé. Ma in un contesto macroeconomico sempre più interconnesso e vistal’evoluzione negli ultimi decenni degli assetti geopolitici, credo sia importante tornare a recuperare anche lo spirito di quella stagione che conosciamo come “Umanesimo” che gettò le basi per la formazione della Modernità e del progetto europeo che oggi sta vivendo una importante svolta. Quindi un dialogo paritario tra ambiti disciplinari: questi andrebbero trattati come “sguardi sul mondo”, ma proprio alla complessità del mondo si può accedere ampliando il cristallino, dilatando gli angoli di visuale. In uno spirito di sana “confusione”. È questa una delle sfide caratterizzanti numerosi tavoli di ricerca in seno a puntOorgche trova felici collaborazioni internazionali.

O l’impresa o la vita, rappresenta un saggio con un intenso lavoro di raccolta e di racconto. Qual è la formula narrativa di successo che proponi?

Ho proposto a professionisti in ambito (solo apparentemente) molto diverso l’uno dall’altro, di seguire un comune percorso narrativo che illustro nel capitolo 1, forse l’unica parte del libro un po’ pesante, accademica, ma in questo caso tocca a me fare la parte del cattivo. Così si alternano storie di musicisti e storie di manager o imprenditori. Ma “musicista” può significare al proprio interno cose molto diverse, così come si può essere imprenditori o manager con grande varietà e variabilità di modi. Con ciascuno ho discusso lo stesso schema narrativo, articolato in quattro tappe: evento che innesca l’azione, impegni ad agire, gestione di una soluzione, valutazione dell’esperienza. Al termine della quale, il percorso potrebbe virtualmente ricominciare, facendo tesoro degli apprendimenti. Non sono mancati con i vari autori spazi di negoziazione anche molto divertenti e umanamente intesi,ma ne è derivato un caleidoscopio di esperienze che testimonia come una trama condivisa possa consentire – in ultima analisi – di rintracciare una omogeneità di fondo, a dispetto della varietà di esperienze: da quella di Armando Brunini, Amministratore delegato di SEA – Aereoporti di Milano a quella di Rinaldo Alessandrini, clavicembalista e direttore d’orchestra di fama internazionale con il suo “Concerto italiano”; da quella di Banca etica al Rossini Opera Festiva; da quella scritta da Valerio Iossa, oggi Direttore Risorse umane del Comune di Milano che racconta dell’esperienza di fusione tra due Comuni italiani (direi la prima in Italia), a quella di Michele Pontecorvo, Vicepresidente di Ferrarelle o di Francesco Vizioli (titolare della cattedra di Direzione d’orchestra al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli) con l’unica storia inventata, ma deliziosa e ricca di nuance ironiche che dicono tanto di leadership e di membership. E così via con tutte le altre. Una varietà di esperienze che consente di potere immaginare il superamento della retorica delle competenze sempre più dilagante (e rassicurante), in nome di una abilità a gestire situazioni impreviste e “strane”, forti della solidità interna al metodo. E sappiamo bene quanto, in tempi di flessibilità dei mercati del lavoro, puntare sulla capacità di adattamento e di reinventare se stessi affrontando esperienze inedite con un metodo solido, possa salvare carriere e vite in tutte le fasi del ciclo di vita professionale, dal primo ingresso alla piena maturità e oltre. Vera e propria fonte di vantaggio competitivo.

Tra tutte le storie che sono state narrate qual è quella che ti ha maggiormente meravigliato e stupito per la sua unicità?

Naturalmente tutte le storie presenti in tutte le edizioni di O l’impresa o la vita. Storie organizzative ed epiche dal 2013 (la prima) alla quinta del 2020 per me sono come un “figli”. Sono napoletano e cresciuto con la tradizione del teatro di Eduardo. Ricordi la citazione di Filumena Marturano?

Almeno una?

Mi piace ricordare come questa V edizione del volume contenga due testi che più che figli sono “genitori”: quella di Gennaro Chierchia, docente di linguistica all’Harvard University e tra i più autorevoli linguisti del mondo, che apre la pista a quel che si leggerà dopo con una raffinatissima riflessione sul “Significato e contraddizioni inconsce”; mentre chiude il libro una Lettera del prof. Giaocchino Lanza Tomasi che dice di un mondo e di un secolo denso, che dovremmo tenere tutti a mente quando facciamo impresa, come musica, economia, come politica o sviluppo territoriale. Credo in entrambi questi capitolo (2 e 27) si dica di ciò che precede, anticipa, genera la narrazione.

Oggi più che mai la capacità narrativa di un’azienda è un elemento strategico e di vantaggio competitivo. Quali sono i suggerimenti più significativi che daresti a un imprenditore che vuole raccontare la storia della sua impresa?

Di lasciarsi fecondare dalla realtà. Ciascuno di noi, anche nell’esercizio della propria professionalità vive un gioco eroticamente connotato con l’ambiente. Su questa linea di pensiero, la realtà esterna a noi – che pretendiamo tale e pretendiamo di conoscere – si può anche controllare o, almeno, controllarne quelle porzioni che necessariamente vanno gestite per realizzare gli obiettivi di breve, medio e lungo periodo. Troppo spesso nei corsi di formazione manageriale per manager (non solo in aula all’Universitàcon i giovanissimi) si propongono dogmi, schemi, persino ricette. Questo approccio è stato utile in varie fasi del ciclo economico in cui era possibile godere di una certa stabilità dei contesti macro. Occorre però saper fare i conti anche con l’instabilità, con la vulnerabilità, con il senso del lutto che pure abbiamo sotto gli occhi e stiamo sperimentando in questo difficile 2020.

O l’impresa o la vita. Storie organizzative ed epiche
Questa nuova edizione intreccia, in un unico nastro, nuove storie manageriali e imprenditoriali di successo e altrettante in campo artistico e musicale. Dunque narrazione e art management si sviluppano senza soluzione di continuità attraverso la penna dei protagonisti alla guida di organizzazioni grandi, medie e piccole. Leggeremo così di SEA Aeroporti di Milano; Concerto Italiano; Banca Etica; Rossini Opera Festival (ROF); Mad Entertainment; Scuola Musica Fiesole – fondata da Franco Farulli; Laminazione Sottile; Fondazione Teatro di San Carlo; Strega-Alberti Benevento SpA; Società del quartetto di Milano, Ferrarelle S.p.A., puntOorg International Research Network; SDN; Synlab International GmbH. E tante altre ancora. Con due cammei: quello di Gennaro Chierchia, Harvard University, Significato e contraddizioni inconsce e una Lettera del prof. Giaocchino Lanza Tomasi.

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