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INTERVISTA A GIAMPAOLO GALLI (Pd): “Piano con il reddito di cittadinanza e non smontare la Fornero”

INTERVISTA A GIAMPAOLO GALLI, deputato dl Pd – “Sul reddito di cittadinanza va chiarito il perimetro: impossibile scollegarlo dalla perdita del lavoro. L’obiettivo deve invece essere quello di includere nel mondo del lavoro e non quello di mantenere chi non lavora. Aggiornare gli strumenti di lotta alla povertà” – Pensioni,non demonizzare la riforma Fornero

INTERVISTA A GIAMPAOLO GALLI (Pd): “Piano con il reddito di cittadinanza e non smontare la Fornero”

Giampaolo Galli, deputato PD ed ex direttore generale Confindustria, e’ stanco ma euforico. “Il Governo è appena riuscito a far approvare in Commissione, vincendo le opposizioni provenienti da un po’ tutti i gruppi politici, il decreto che obbliga la trasformazione delle banche popolari in SPA.”E’ una cosa enorme – dice Galli in questa intervista a FIRSTonline – sono più di vent’anni che si tenta di smontare il grumo di potere che si coagula intorno alle popolari e che con il tempo ha finito per essere un freno alla crescita del Paese. Questo Governo sta facendo cose incredibili, dimostrando di non voler affievolire la spinta riformista nonostante il miglioramento della situazione finanziaria ed i primi segnali di una ripresa economica. Si pensi alla scelta di non cedere ai desiderata del Parlamento che voleva l’esclusione dei licenziamenti collettivi dalle nuove regole sull’art. 18. Il Governo ha detto no, sia perché questa esclusione sarebbe stata contro la lettera della delega, ma soprattutto perché in caso contrario la nostra credibilità riformista verso gli osservatori internazionali sarebbe andata a ramengo. Avremmo fatto la solita figura di chi annuncia grandi riforme e poi cerca tutti i cavilli per vanificarle.”

 Eppure l’allentamento dei vincoli ad opera sia della Bce che di Bruxelles, sta dando nuova forza a tutti coloro che in Parlamento e fuori, specie tra i sindacati, vorrebbero riprendere a spendere allegramente in denaro pubblico. Si veda ad esempio la sfida di Grillo ad approvare il reddito di cittadinanza, o le proposte sindacali e di una parte del Pd di modificare la legge Fornero sulle pensioni.


” Quando si parla di reddito di cittadinanza bisogna in primo luogo chiarire a quale perimetro si dovrebbe applicare. Se si pensa ad una forma di sostegno non collegato alla perdita del lavoro, mi sembra impossibile sia per il costo sia per gli effetti sociali che esso provocherebbe in un paese dove la partecipazione al lavoro e’ già bassa ( 55% circa contro il 65-70%) rispetto al resto dell’Europa. Se quindi si tratta di un sussidio alla disoccupazione non vedo grandi differenze rispetto all’ Aspi che il Jobs Act ha varato. Poi bisogna tener presente che in Germania e Francia anni fa hanno ristretto e non allargato la platea dei beneficiari del sussidio, perche’ si erano create ampie sacche di persone che finivano per essere mantenute dallo Stato invece che lavorare. L’ obiettivo deve essere invece quello di includere le persone nel mondo del lavoro, non quello di mantenere chi non lavora. Mentre se si pensa ai sussidi per combattere varie forme di povertà ed emarginazione, allora si può puntare su un esame accurato degli strumenti già esistenti ed eventualmente varare qualche aggiornamento.”


 Pero’ i 5 Stelle hanno sfidato il Pd su un terreno delicato, tanto che molti esponenti del partito si sono detti pronti a discuterne.

 ” E’ giusto – dice Galli- mostrarsi interessati a discutere una materia tanto importante. Ma e’ ovvio che se poi Di Maio dice che per loro il dialogo si fa con chi accetta le loro proposte, allora non si andrà molto lontano perché ci troviamo di fronte solo ad una mossa propagandistica. I 5 Stelle fanno un po’ come  Woody Allen quando diceva che l’amore e’ meglio se fatto da solo”

C’e’ poi l’attacco concentrico alla riforma Fornero giudicata troppo severa sia per aver creato gli esodati, sia per l’eccessivo spostamento in avanti dell’eta’ pensionabile.

 
“Anche in questo caso se si evitasse di demonizzare per motivi demagogici una riforma come quella della Fornero che e’ stata il vero pilastro del salvataggio dell’Italia dal crack nel 2011, si potrebbe trovare una qualche formula di miglioramento. Si può anche immaginare la possibilità di un ritiro anticipato purché la pensione sia calcolata con precisione matematica in modo da rendere la cosa finanziariamente indifferente. Ma ci sono molti problemi da valutare. In primo luogo c’e’ il rischio che il Parlamento modifichi i parametri in senso più favorevole ai pensionandi con un aggravio dei costi per l’ INPS. In secondo luogo bisogna capire se con il passare degli anni pensioni troppo ridotte non creerebbero una spinta a chiedere al Governo aumenti che finirebbero a carico della fiscalità generale. Infine tecnicamente la Ragioneria, non riuscirebbe a valutare quale sarebbe il costo anticipato ( da recuperare poi nel tempo grazie a pensioni più basse) e ciò provocherebbe non pochi problemi con Bruxelles. Certo esiste un problema degli ultrasessantenni che trovano difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro, ma questo problema può essere meglio affrontato con uno strumento quale quello studiato dall’ex ministro Giovannini, del prestito pensionistico, mentre occorrerebbe sviluppare una serie di politiche attive per inserire agli anziani nel mondo del lavoro, come si fa in altri paesi.”

Non c’ e’ quindi il rischio di un rallentamento nel percorso delle riforme e di un ritorno al lassismo finanziario che ci ha portato tre anni fa sull’orlo della crisi senza peraltro stimolare la crescita?

 ” Non mi pare che il Governo voglia attenuare la spinta riformatrice. Mi sembra consapevole che stiamo camminando su uno stretto crinale e che c’e’ il rischio di tornare indietro. Solo puntando a cambiamenti capaci di migliorare il nostro potenziale di crescita potremo approfittare di questa finestra favorevole che ci offre lo scenario internazionale. In questo senso non dovremmo espandere di nuovo la spesa corrente, ma concentrare tutte le risorse aggiuntive che possono formarsi nel bilancio pubblico per spingere gli investimenti che negli anni passati sono stati tagliati molto. Non credo sia vero quello che sostiene Giavazzi e cioè che gli investimenti non servono a sostenere la congiuntura perché comunque arriverebbero tardi. Credo che dovremo concentrare la nostra attenzione sulla rimozione degli ostacoli esistenti, sullo snellimento delle procedure, e sulla selezione di investimenti veramente utili ad aumentare la competitività del sistema.”

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