Abbiamo bisogno di una nuova alfabetizzazione per gestire lo skim reading
Nel precedente post ci siamo occupati delle conseguenze della lettura a salti (detta anche skin reading) – la nuova normalità di lettura nell’era digitale – sui produttori di contenuti. Abbiamo cercato di delineare alcune caratteristiche del contenuto e della sua presentazione al lettore in grado di facilitare questa modalità diffusa di nuovo approccio a un testo scritto.
Adesso vi proponiamo le riflessioni di Maryanne Wolf, direttrice del Center for Dyslexia, Diverse Learners, and Social Justice della University of California Los Angeles (UCLA), sulle conseguenze cognitive, e soprattutto sociali, della pratica della lettura a salti, soprattutto nel campo dell’apprendimento e del comportamento sociale. Si tratta di conseguenze importanti che la società a tutti i livelli non dovrebbe ignorare, confrontandosi con esse e cercando delle soluzioni che possano accogliere e gestire questi comportamenti, contro i quali, come ben sappiamo, non c’è possibilità diversa dal riuscire a capirli e indirizzarli.
Il dimezzamento del livello di comprensione
La lettura a salti (talvolta chiamata anche col termine inglese skimming), è un processo di lettura molto veloce che consiste nel cercare visivamente all’interno di una pagina degli indizi che aiutino a farsi un’idea sommaria dei contenuti.
Questo tipo di lettura avviene solitamente a una velocità molto superiore (intorno alle 700 parole al minuto), rispetto a una normale lettura fatta per comprendere completamente un testo (circa 200-230 parole al minuto), e infatti porta a livelli di comprensione molto scarsi, soprattutto se si sta leggendo un testo ricco di contenuto informativo. Gli esperti di lettura considerano questa pratica rischiosa, e pertanto consigliano di usarla solo quando la comprensione non è necessaria.
I corsi di lettura rapida insegnano tecniche che consistono per lo più in lettura orientativa, e test standard di comprensione hanno mostrato che il livello di comprensione fornito da queste tecniche è al di sotto del 50% (Carver 1992). Inoltre la lettura rapida è perfino più limitata rispetto alla lettura orientativa, perché richiede una pratica costante e porta chi ne fa uso a diminuire la propria capacità di estrapolare dettagli da un testo e a diminuire la capacità di giudicare il proprio livello di comprensione.
Proviamo a guardarci intorno durante il nostro prossimo viaggio in aereo. L’iPad è la nuova tettarella per neonati e bambini piccoli. I bambini in età scolare leggono storie su smartphone; i ragazzi più grandi non leggono affatto, perché preferiscono i videogiochi. I genitori e gli altri passeggeri leggono sui Kindle o sfogliano una flottiglia di email e notizie che naviga sui loro schermi. All’insaputa della maggior parte di noi, sta avvenendo una trasformazione invisibile, che cambia lo scenario in questa rappresentazione: il circuito neuronale, alla base della capacità di lettura del cervello, sta assumendo un nuovo assetto. È un cambiamento con implicazioni per il modo in cui ci informiamo e ci istruiamo attraverso i libri e la parola scritta. Riguarda tutti, dall’infanzia pre-lettura all’adulto.
Le conseguenze sul lavoro del cervello
Come indica il lavoro nelle neuroscienze, l’acquisizione della capacità di leggere e scrivere ha reso necessario l’installazione di nuovo circuito nel cervello della nostra specie più di 6000 anni fa. Quel circuito si è evoluto da un meccanismo molto semplice volto a decodificare le informazioni di base, come il numero di capre nella propria mandria, fino al complesso meccanismo della di lettura e del pensiero astratto e creativo. La mia ricerca descrive come il cervello predisposto per la lettura renda possibile lo sviluppo di alcuni dei nostri più importanti processi intellettuali e affettivi: conoscenza interiorizzata, ragionamento analogico e inferenza; visione prospettica ed empatia; analisi critica e generazione di intuizione. La ricerca scientifica che si sviluppa in molte parti del mondo ci avverte adesso che ognuno di questi processi essenziali di “lettura profonda” può essere minacciato mentre ci spostiamo nella modalità di lettura basata sul testo digitale veicolato attraverso uno schermo collegato a Internet.
Questa non è una semplice equazione binaria di stampa vs lettura digitale e innovazione tecnologica. Come ha scritto Sherry Turkle, studiosa del MIT, erriamo come società quando innovando ignoriamo ciò che interrompiamo o marginalizziamo. In questo momento di passaggio dalla stampa alle culture digitali, la società deve confrontarsi con ciò che si sta perdendo nel circuito specializzato della lettura, ciò che i bambini e gli studenti più adulti non stanno sviluppando. È importante occuparsi di che cosa possiamo fare a questo riguardo.
Sappiamo dalla ricerca che il circuito di lettura non è dato agli esseri umani attraverso un progetto genetico come la vista o il linguaggio: la lettura ha bisogno di un ambiente per svilupparsi. Inoltre, tenderà ad adattarsi alle esigenze di quell’ambiente – ai diversi sistemi di scrittura e alle caratteristiche del mezzo utilizzato. Se il mezzo dominante avvantaggia processi veloci, orientati al multitasking e adatti a grandi volumi di informazioni, come l’attuale mezzo digitale, anche il circuito di lettura be risentirà profondamente. Come scrive la psicologa UCLA, Patricia Greenfield, il risultato è che minore attenzione e minor tempo saranno allocati ai processi di lettura profonda più lenti e impegnativi, come l’inferenza, l’analisi critica e l’empatia, tutti elementi indispensabili per l’apprendimento a qualsiasi età.
L’esperienza degli educatori
L’esperienza di educatori e di ricercatori in psicologia e scienze umane lo confermano. Lo studioso e insegnante di letteratura inglese Mark Edmundson afferma che molti studenti universitari evitano attivamente la letteratura classica del 21° e 20°’ secolo perché non hanno più la pazienza di leggere testi lunghi, densi e difficili. Più che l’impazienza cognitiva degli studenti, ci dovrebbe preoccupare di più ciò che sta alla base di ciò, cioè la potenziale incapacità di un gran numero di studenti di leggere con un livello di analisi critica sufficiente a comprendere la complessità del pensiero e degli argomenti presenti nei testi più impegnativi, sia in campo letterario, scientifico, giuridico e infine politico.
Molteplici studi dimostrano che la lettura a schermo può causare una serie di effetti duraturi e preoccupanti sulla comprensione della lettura negli studenti delle scuole superiori e delle università. A Stavanger, in Norvegia, la psicologa Anne Mangen e i suoi colleghi hanno studiato come gli studenti delle scuole superiori comprendono lo stesso materiale in modi differenti. Il gruppo di ricerca della Mangen ha posto alcune domande ai lettori di un racconto breve, Jenny, Mon Amour, la cui trama conteneva una certa presa su di loro (una storia d’amore spinta); metà degli studenti lo ha letto su un Kindle, l’altra metà in una edizione economica. I risultati hanno indicato che gli studenti che ha letto la versione a stampa aveva una comprensione superiore rispetto ai coetanei che lo avevano letto a video, in particolare avevano mostrato una maggiore capacità nel ricostruire i dettagli e la trama nell’ordine della successione degli eventi.
Ziming Liu della San Jose State University ha condotto una serie di studi che mostrano che la “nuova norma” di lettura si basa sullo skimming, sulla scansione di parole chiave e sulla navigazione veloce del testo. Molti lettori ora usano un “modello F o Z” per creare una gerarchia visuale nella pagina durante la lettura: campionano la prima riga e l’ultima, poi tracciano una linea diagonale che congiunge le due linee, a formare una zeta e poi si muovono lungo questa linea. Quando il cervello screma il contenuto in questo modo, riduce il tempo assegnato ai processi di lettura profonda. In altre parole, non abbiamo il tempo di afferrare la complessità, di capire i sentimenti descritti, di percepire la bellezza e di elaborare dei pensieri originali.
Karin Littau e Andrew Piper hanno messo in evidenza un’altra dimensione: la fisicità. Il gruppo di Piper, Littau e Anne Mangen ha scoperto che il senso del tatto nella pagina stampata aggiunge un’importante ridondanza all’informazione, una sorta di “geometria” per le parole e una “verità” spaziale del testo. Come nota Piper, gli esseri umani hanno bisogno di sapere dove si trovano nel tempo e nello spazio, il che gli consente di ritornare a un contesto fisico e di imparare dal suo riesame – un processo che chiama la “tecnologia della ricorrenza”. L’importanza della ricorrenza per i giovani lettori e anche per i meno giovani offre la possibilità di muoversi avanti e indietro per verificare e valutare la propria comprensione di un testo. La domanda, quindi, è: che cosa accade alla comprensione quando un giovane esplora un testo uno schermo la cui mancanza di spazialità scoraggia la “retrolettura”?
Il danno collaterale della lettura a salti
Alcuni ricercatori dei media americani come Lisa Guernsey e Michael Levine, la linguista della American University Naomi Baron e lo scienziato cognitivo Tami Katzir dell’università di Haifa hanno esaminato gli effetti di diversi mezzi di informazione sui giovani in particolare. Le ricerche di Katzir hanno mostrato che gli effetti negativi della lettura a video possono comparire tra i 9 e gli 11 anni – con implicazioni non solo per l’apprendimento, ma anche per la crescita dell’empatia.
La possibilità che l’analisi critica, l’empatia e altri processi di lettura profonda possano diventare il “danno collaterale” involontario della nuova cultura digitale non è una semplice questione di stampa vs schermo. Riguarda il modo in cui tutti noi abbiamo iniziato a leggere su qualsiasi mezzo e in che modo il mezzo possa cambia non solo ciò che leggiamo, ma anche i motivi per cui leggiamo. E la faccenda non riguarda solo i più giovani. La subdola atrofia dell’analisi critica e dell’empatia che tende ad affermarsi riguarda tutti. Va ad interessare la nostra capacità di orientarsi in presenza di un costante bombardamento di informazioni. Incoraggia la ritirata verso i silos più familiari di informazione, spesso non controllate, che non ricercano e non ricevono alcuna verifica, lasciandoci così vulnerabili a informazioni false e alla demagogia.
C’è una vecchia regola nelle neuroscienze che non cambia con l’età: senza l’uso di perde la capacità di usare. È un principio molto importante quando viene applicato al pensiero critico nel circuito del cervello che guida la lettura perché regola la capacità di scelta. La storia del cambiamento nel cervello della lettura è conosciuta. Possediamo sia la scienza che la tecnologia per identificare e correggere i cambiamenti nel modo in cui leggiamo prima che si cementino. Se comprendiamo esattamente ciò che stiamo perdendo, accanto alle straordinarie potenzialità che il mondo digitale ci offre, possiamo gestire questi processi.
Che cosa si può fare?
Abbiamo bisogno di “coltivare” un nuovo tipo di approccio cerebrale alla lettura: un approccio “bi-literato” in grado di preservare e sviluppare le più profonde forme di pensiero in relazione all’uso dei mezzi digitali e di quelli tradizionali. La posta in gioco è grande: riguarda la capacità dei cittadini in una vibrante democrazia di sapere valutare le varie prospettive e discernere la verità dal falso. Riguarda la capacità delle generazioni future di apprezzare e creare la bellezza. Riguarda anche l’abilità di andare oltre la attuale abbondanza di informazioni per raggiungere la conoscenza e la saggezza necessarie per sostenere una società giusta e sana.