Una Milano a due facce. Sorridente quella nerazzurra, che con il sofferto 1-0 sul Genoa consolida il bel terzo posto in classifica a soli due punti dal duo di testa Juve-Napoli, triste e livida di rabbia quella rossonera, costretta a fare i conti con la seconda sconfitta stagionale e con un sesto posto che mal si sposa con le ambizioni dichiarate in estate. Quello con la Sampdoria doveva essere un test da superare a pieni voti per declassare la debacle di Roma a semplice incidente di percorso, invece non è stato così e ora è giusto interrogarsi sulla reale consistenza di questo Milan, sin qui capace di vincere solo contro avversari nettamente inferiori. La sfida di Marassi, per certi versi, presentava le stesse insidie di quella con la Lazio, ecco perché ci si aspettava un bel segnale dai rossoneri. E’ arrivato invece un brutto ko, figlio di una prestazione per certi versi sconcertante che oltre ai soliti errori difensivi (clamoroso quello di Zapata al 72’ che ha permesso al suo omonimo blucerchiato di segnare il gol spacca-equilibrio) ha prodotto la “bellezza” di 0 tiri (!) verso la porta di Puggioni. Milan quasi troppo brutto per essere vero e questo indipendentemente dal 2-0 finale, figlio della rete in pieno di recupero dell’ex interista Alvarez (91’).
“Siamo arrabbiati e infatti ho deciso di venire a parlare perché queste sconfitte non devono assolutamente diventare la routine – ha tuonato Fassone. – Massimo rispetto per la Samp ma noi siamo più forti e non dovevamo approcciare la gara in questo modo. Sapevamo che avremmo potuto incappare in un inizio un po’ difficile ma non mi è piaciuto l’atteggiamento, bisogna cambiare velocemente e sapere che non ci sono alibi”. Parole forti, un po’ come quelle di Montella, finito sul banco degli imputati per la totale mancanza di gioco e di grinta vista sul prato di Marassi. “Siamo stati insufficienti sia sul piano agonistico che su quello tecnico – l’analisi del tecnico. – Eravamo scarichi mentalmente, forse qualcuno ha pagato le tante partite ravvicinate e ho sbagliato io a non capirlo. Dobbiamo capire perché è successo e reagire alla svelta”. Già, perché giovedì ci sarà l’Europa League ma soprattutto domenica la super sfida contro la Roma: sbagliare anche quella (dunque non vincerla) autorizzerebbe davvero ad usare la parola crisi. Tutt’altro umore invece in casa Inter, dove continuano a piovere punti su punti. Il paradosso è che il gioco si è decisamente involuto rispetto alle primissime uscite, questo però fino a che arrivano i risultati passa ovviamente in secondo piano. Contro il Genoa non si sono visti grossi passi in avanti ma i nerazzurri hanno avuto il merito, ancora una volta, di restare in partita fino alla fine e di sfruttare una delle poche occasioni avute per vincerla.
Decisivo il colpo di testa di D’Ambrosio al minuto 87, quando San Siro (gremito da oltre 50 mila spettatori) cominciava a rumoreggiare per un grigio 0-0 che avrebbe creato polemiche e malumori. La zampata del terzino invece ha spazzato via ogni nuvola e Spalletti ha potuto così festeggiare la quinta vittoria in sei partite, peraltro con 2 soli gol al passivo che fanno di quella nerazzurra la miglior difesa del campionato. Il Genoa di Juric, sempre più a rischio esonero (Oddo e Iachini sono già stati allertati), è tornato così a casa a mani vuote e con due squalifiche pesanti (espulsi nel concitato finale Omeonga e Taarabt) in chiave Bologna, prossimo avversario in campionato. Punizione troppo pesante alla luce della partita dei rossoblu, in questo momento però la stella di Spalletti sembra brillare troppo forte per chiunque. “Tra noi e il duo di testa c’è ancora un po’ di differenza ma stiamo cercando di ridurre il gap costruendo una mentalità forte – le parole del tecnico. – Il Genoa è stato molto bravo a chiudersi e ripartire, noi abbiamo sfruttato al meglio un calcio piazzato anche perché ci abbiamo creduto fino alla fine”. I due volti di Milano si specchiano in un campionato sin qui molto diverso: tra due giornate sarà tempo di guardarsi negli occhi nello scontro diretto, intanto però le strade si stanno delineando e con loro anche l’umore di due tifoserie presenti e appassionate, che non fanno però della pazienza la loro migliore virtù.