La Juve gode, all’ultimo respiro. Il gol di Cambiaso al 97’ vale il successo sul Verona, ma soprattutto il primo posto in classifica a spese dell’Inter, ovviamente in attesa della partita con la Roma. I 3 punti della Signora mettono ancor più pressione sui nerazzurri, così come su Napoli e Milan, impegnate nel posticipo al cardiopalma del Maradona, perché ora le rivali sono costrette a vincere: “colpa” del giovane esterno bianconero e della sua zampata a tempo praticamente scaduto, quando Allegri pensava ormai di aver sprecato una ghiottissima occasione per azzannare la classifica.
Juventus–Verona 1-0, Allegri: “Il campionato è ancora lungo, ma il calcio sa essere micidiale”
Invece la Juve ci ha creduto fino alla fine, proprio come da motto della casa, trovando il modo di scardinare il bunker veronese dopo tanti, tantissimi, tentativi andati a vuoto. Quello buono, come detto in precedenza, è arrivato al minuto 97, proprio un attimo prima che l’arbitro fischiasse la fine e decretasse un grigio 0-0: Milik e Cambiaso però non erano d’accordo, al punto di confezionare il gol decisivo, il primo con un colpo di testa sul palo, il secondo con il tap-in vincente dopo la smanacciata di Montipò. Il gol all’ultimo respiro fa recriminare l’Hellas, ma è giusto dire che la Juve ci ha provato per tutta la partita, facendo i conti con due reti annullate (entrambe a Kean, una per fuorigioco di pochi centimetri e l’altra per un fallo a inizio azione su Faraoni) e tante occasioni, non tramutatesi in rete un po’ per il portiere gialloblù e molto per imprecisione. Ciò che più conta, comunque, è il risultato finale e quello sorride ad Allegri, tornato in vetta al campionato a 1183 giorni dall’ultima volta. “Il calcio è micidiale, hai 95 minuti per vincere la partita, ti annullano due gol e poi segni dopo una ribattuta sul palo – ha esultato il tecnico bianconero -. La squadra ha creduto in questa vittoria fino alla fine e lo ha fatto in modo ordinato, abbiamo fatto tre punti importanti per dare seguito alla vittoria di Milano, ma anche per allontanarci dalla quinta posizione: il campionato è ancora lungo, abbiamo 23 punti e di questo siamo contenti. La classifica va guardata, anzitutto per tenere a distanza al quinto posto, dev’essere una soddisfazione per tutti i ragazzi, il gruppo è straordinario e anche stavolta ha messo tutto in campo”.
Inter–Roma (ore 18, Dazn)
Dopo l’antipasto di Torino è tempo di concentrarsi sulle supersfide della domenica, a cominciare da quella di San Siro tra Inter e Roma. Al “solito” tema del ritorno di Mourinho sul luogo del Triplete, peraltro ulteriormente annacquato dalla sua squalifica, se ne aggiunge uno molto più piccante che riguarda Lukaku, per la prima volta da avversario nella tana nerazzurra dopo il “tradimento” estivo. Big Rom, già protagonista di un addio controverso nell’estate del 2021, era stato perdonato dal popolo interista, ma quanto accaduto a luglio (sparizione improvvisa proprio quando l’Inter stava per chiudere col Chelsea, peraltro tentando di accordarsi prima col Milan e poi con la Juve) ha definitivamente spezzato i rapporti: San Siro è pronto a riservargli un’accoglienza tutt’altro che amichevole, nonostante il questore di Milano abbia vietato l’ingresso dei 30 mila fischietti previsti inizialmente. Mourinho invece vedrà la partita dal pullman, esattamente come un anno fa quando la sua Roma vinse con un sorprendente 2-1: anche per questo, forse, ha ravvivato la settimana con punzecchiature varie alla sua ex squadra, partendo dal tema Lukaku (“non pensavo fosse così importante per loro, anche perché nessuno ha detto niente quando hanno preso Calhanoglu dal Milan”), passando dalla lotta Scudetto (“dovrebbero vincerlo con 20 punti di vantaggio”), fino alla differenza tra le due rose (“se io ho un infortunio mi dispero, Inzaghi invece no”). Schermaglie da vigilia, che hanno indotto Inzaghi a non parlare alla stampa, né in conferenza né tantomeno al canale amico Inter Tv: rispondere a Mourinho, del resto, è sempre difficile quando si indossano i colori nerazzurri.
Inter–Roma, le formazioni: Thuram, Barella e Dimarco di nuovo titolari, Mou si affida a Lukaku e Belotti
La differenza tra le due rose, in effetti, è evidente, anche perché Inzaghi ha solo due giocatori infortunati (Arnautovic e Cuadrado), mentre Mourinho deve fare i conti con assenze pesantissime come quelle di Dybala, Pellegrini, Renato Sanches e Abraham, oltre che con le condizioni precarie di Smalling, disponibile solo per la panchina. La logica conseguenza è che il tecnico nerazzurro potrà ruotare gli uomini, riproponendo dall’inizio Thuram, Barella, Dimarco e Acerbi, lasciati a riposo in Champions, mentre quello giallorosso dovrà chiedere gli straordinari ai suoi, peraltro a meno di 72 ore dalle fatiche di Europa League (l’Inter invece ha giocato martedì). Il 3-5-2 di Inzaghi vedrà così Sommer in porta, Pavard, Acerbi e Bastoni in difesa, Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan e Dimarco a centrocampo, Thuram e Lautaro in attacco. Stesso sistema di gioco anche per Mourinho, che risponderà con Rui Patricio tra i pali, Mancini, Llorente e Ndicka nel reparto arretrato, Karsdorp, Cristante, Paredes, Bove e Zalewski in mediana, El Shaarawy e Lukaku coppia offensiva.
Napoli–Milan (ore 20.45, Dazn)
L’altro big match di giornata è quello del Maradona, dove Napoli e Milan si affronteranno a ruoli clamorosamente invertiti. Fino a una settimana fa, infatti, gli azzurri erano in crisi mentre i rossoneri volavano sulle ali dell’entusiasmo, poi però sono arrivati campionato e Champions e le prospettive sono decisamente cambiate. “Colpa” del calcio moderno, talmente frenetico da ribaltare i giudizi nel giro di pochi giorni, ma anche di risultati e prestazioni, che hanno visto il rilancio di Garcia e il crollo di Pioli. Il primo ha ottenuto 6 punti pesantissimi tra Verona e Berlino, riavvicinandosi alla zona Scudetto e mettendo in cassaforte la qualificazione agli ottavi di Champions, il tutto ritrovando Kvaratskhelia (due gol al Bentegodi e l’assist vincente in Germania). Il secondo invece è stato sconfitto a San Siro dalla Juventus, perdendo anche la testa della classifica, ma soprattutto è caduto malamente a Parigi, mettendo a fortissimo rischio il percorso europeo e ricevendo critiche anche dall’interno. Il botta e risposta con Calabria, anche se rientrato dopo un confronto a Milanello, ha acceso una spia sui rapporti nello spogliatoio, non tanto dal punto di vista umano quanto professionale, quasi come se la squadra (o quantomeno una parte di essa) non condividesse la tattica troppo offensiva del tecnico. Napoli-Milan diventa così un crocevia molto importante per entrambi gli allenatori, perché chi perde rischia di essere travolto dalle critiche, oltre che di scivolare pericolosamente in classifica.
Garcia: “Vogliamo vincere, siamo una squadra diversa da quella di Spalletti”
“Tanti dicono che il Napoli di quest’anno è diverso da quello dell’anno scorso, quindi non possono essere le stesse partite col Milan… – ha scherzato, ma fino a un certo punto Garcia -. Giochiamo in casa contro un avversario diretto e abbiamo grande voglia di vincerla, siamo in una striscia interessante e i giocatori lo sanno: è solo vincendo due-tre partite di fila in campionato che miglioreremo ancora di più in classifica. Leao? È un ottimo giocatore, ma non c’è solo lui nel Milan, dovremmo anche pensare anche ad un piano anti-Pulisic, anti-Giroud…Siamo primi in possesso palla, primi in corner, primi per tiri, la classifica dev’essere migliore, bisogna migliorare nei tiri in porta e lo stiamo facendo su qualche aspetto. A Verona abbiamo preso una rete di troppo, ma a Berlino abbiamo terminato senza subire gol, siamo sulla buona strada, però dobbiamo prendere di più la porta”.
Pioli: “Nervi tesi, ma nel modo giusto! Il problema del gol? Va risolto”
“La prossima gara è sempre l’occasione per rifarsi, non si vive nel passato, la partita più importante è sempre quella che devi giocare – ha ribattuto Pioli -. Non abbiamo avuto i risultati che volevamo nelle ultime due partite, abbiamo fatto errori pagati a caro prezzo, ma a Napoli dobbiamo dimostrare di poter essere migliori. Per la prima volta in stagione veniamo da due sconfitte di fila, per giunta in due scontri diretti, e ora ne abbiamo un altro: sul campo dobbiamo dimostrare di essere costanti, attenti e determinati per giocare sfide così importanti. Abbiamo i nervi tesi nello spogliatoio dopo Parigi, ma quelli giusti che ci spingono a fare il meglio. Con Calabria e la squadra è tutto chiarito, non ci sono problemi. Pochi gol? È un problema da risolvere con la giusta attenzione, stiamo lavorando per fare meglio e risolverlo perché ci sta penalizzando”.
Napoli–Milan, le formazioni: Garcia conferma Raspadori, Pioli senza lo squalificato Thiaw
I due allenatori confermeranno in gran parte le formazioni viste in Champions, anche se Pioli, rispetto a Garcia, farà più modifiche, alcune per scelta e altre per obbligo. Il tecnico azzurro, ovviamente in attesa di Osimhen e Anguissa, sembra aver trovato un 4-3-3 definitivo con Meret in porta, Di Lorenzo, Rrahmani, Natan e Mario Rui in difesa, Cajuste, Lobotka e Zielinski a centrocampo, Politano, Raspadori e Kvaratskhelia in attacco. Stesso sistema di gioco anche per il collega rossonero, che però dovrà rinunciare allo squalificato Thiaw, espulso contro la Juventus e a Loftus-Cheek, ancora ai box per il noto problema muscolare: gli infortuni di Chukwueze, Okafor e Jovic, inoltre, non gli permettono di far riposare alcuni attaccanti, apparsi in condizione decisamente poco brillante (Giroud su tutti). Al Maradona vedremo così un 4-3-3 con Maignan tra i pali, Calabria, Kalulu, Tomori e Theo Hernandez nel reparto arretrato, Musah, Krunic e Reijnders in mediana, Pulisic, Giroud e Leao nel tridente offensivo.