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Inter-Napoli 1 a 1: Inzaghi fallisce il sorpasso e Atalanta, Fiorentina e Lazio scalpitano. La Roma licenzia Juric

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Un pari che salva il primato azzurro. Il Napoli esce indenne da San Siro e va alla sosta ancora in testa alla classifica, seppur con un vantaggio minimo rispetto alla (folta) concorrenza. A una sola lunghezza di distanza, infatti, c’è il quartetto composto da Atalanta, Fiorentina, Inter e Lazio, con la Juventus appena sotto a completare il treno-scudetto. Certo, la squadra di Inzaghi è quella che esce peggio da questo turno, se non altro perché la chance di battere Conte è stata davvero grossa: il rigore sbagliato da Calhanoglu, il primo dopo 17 segnati consecutivamente, grida vendetta e aumenta a dismisura le recriminazioni.

Inter – Napoli 1-1: Calhanoglu risponde a McTominay, poi sbaglia il rigore della vittoria

Partita tiratissima quella di San Siro, proprio come da previsioni. La posta in palio, già piuttosto alta di suo, era salita ulteriormente dopo i risultati delle concorrenti, tutte vittoriose nelle rispettive gare tra sabato (Juve) e domenica pomeriggio (Atalanta, Fiorentina e Lazio). Logico, dunque, che Inter e Napoli si affrontassero con grande rispetto, senza però rinunciare a giocarsela con le rispettive armi. L’inizio lasciava intendere un predominio nerazzurro, invece sono stati gli uomini di Conte a passare in vantaggio per primi grazie a McTominay, rapace nel deviare in porta una sponda di Rrahmani su calcio d’angolo (23’). Inzaghi ha traballato per altri dieci minuti, ma la capolista non è riuscita a sfruttare il momento per raddoppiare (occasionissima di Kvaratskhelia sventata da un grande Acerbi) e ha finito per subire il ritorno interista, sublimato dal gran gol di Calhanoglu (qualche responsabilità di Meret) a ridosso dell’intervallo (43’). Nella ripresa i nerazzurri hanno alzato i giri del motore alla ricerca del vantaggio, ma sfortuna e imprecisione hanno fermato Dimarco, prima con il palo e poi con la parata del portiere partenopeo. Al 75’ ecco l’occasione più grande del match interista: contatto tra Anguissa e Dumfries e rigore (generoso, ma non inventato) concesso da Mariani. Sul dischetto è andato lo specialista Calhanoglu, reduce da 19 segnati consecutivamente (17 con la maglia dell’Inter), ma questa volta il “cecchino” ha sbagliato mira, colpendo il palo alla destra di Meret. Gli uomini di Inzaghi hanno subìto il contraccolpo e smesso di attaccare con la veemenza precedente, quelli di Conte hanno provato ad approfittarne, fallendo però il colpaccio a un soffio dalla fine con Simeone, il cui tiro è finito alto di pochissimo a Sommer battuto.

Inzaghi amaro: “Se c’era una squadra che doveva vincere era l’Inter…”

Mi è piaciuto tutto, non c’è stata partita nel secondo tempo – il pensiero di Inzaghi -. Se c’era una squadra che doveva vincere era l’Inter. Ho fatto i complimenti ai ragazzi, la squadra è stata molto brava. Avevamo speso tanto contro l’Arsenal e non mi aspettavo una gara così: non mi veniva neanche voglia di fare i cambi, non potevamo fare di più. Siamo migliorati tanto anche nella fase difensiva, chiaramente dovremo crescere ancora, ma le ultime due partite mi lasciano sereno, c’è grandissima fiducia. Anche fisicamente ho fatto i complimenti ai ragazzi, non ho fatto cambi per quello, la squadra andava bene. Abbiamo ottenuto otto vittorie e due pareggi, chiaramente siamo l’Inter e quindi dovevano essere dieci vittorie. Non ci siamo riusciti, tenendo presente che ci sono anche gli avversari che si chiamano Arsenal e Napoli”.

Conte attacca il Var: “Gli errori vanno corretti, altrimenti vengono i retropensieri”

Che significa che il Var non può intervenire? – è sbottato Conte -. Interviene solo quando gli conviene? Una decisione dell’arbitro poteva cambiare la partita, il Var c’è o non c’è per correggere gli errori, se ce n’è uno deve intervenire, punto e basta. Questa cosa mi fa incazzare, il Var deve intervenire per correggere gli errori o individuare situazioni che non vede l’arbitro. Il rigore è un errore clamoroso che poteva incidere sulla partita, queste cose fanno tornare i retropensieri di una volta: il Var è un grandissimo strumento, ma comincio a non sentirmi più sicuro. Meglio parlare della partita, avevo detto che non dovevamo venire a San Siro a fare da sparring partner, ma ad affrontare l’Inter con forza e personalità. Sono soddisfatto, non era semplice, stiamo lavorando tanto e ci stiamo migliorando. I ragazzi stanno dimostrando di essere sul pezzo, anche se dal punto di vista qualitativo potevamo fare meglio. Lavoriamo tanto, sono convinto che ciò che stiamo accumulando ci aiuterà a crescere ancora”.

Monza – Lazio 0-1: una magia di Zaccagni vale il secondo posto

Sorride a trentadue denti invece la Lazio di Baroni, alla sesta vittoria consecutiva tra campionato ed Europa League, che diventa la decima nelle ultime undici partite. Numeri pazzeschi, proprio come il secondo posto in classifica, seppur in coabitazione con Atalanta (2-1 sull’Udinese), Fiorentina (3-1 sul Verona con tripletta di uno scatenato Kean) e Inter. I biancocelesti hanno espugnato Monza con una prestazione tosta, a tratti anche sofferta, da squadra vera, dimostrando di saper fare punti anche lontano dall’Olimpico e di essere in grado di gestirsi sia a livello fisico che mentale. Baroni doveva fare i conti con le fatiche post-Porto, ragion per cui ha scelto di toccare il 4-2-3-1 tipo in virtù di un 4-3-3 un po’ più coperto, con Vecino e Guendouzi ad aiutare Rovella in mezzo al campo e il tridente Zaccagni-Dia-Pedro in attacco. La scelta ha permesso di contenere l’agonismo del Monza e far valere la maggior qualità a disposizione, fino all’episodio decisivo del 36’ quando Zaccagni, dopo aver colpito il palo, ha pescato l’angolino giusto battendo Turati con uno splendido destro a giro. Nella ripresa i brianzoli hanno cercato di sfruttare la maggior freschezza atletica, ma la Lazio ha retto e nell’ultima parte, complici i cambi, ha sfiorato a più riprese il gol del 2-0, fallendo però due occasioni importantissime con Isaksen e Castellanos, subentrato poco prima a Dia. Poco importa, perché la squadra di Baroni ha vinto lo stesso e conquistato un bellissimo secondo posto, per un inizio di stagione (sul giudizio pesa anche il percorso perfetto in Europa League) davvero strepitoso.

Baroni: “Soddisfatti del percorso, ma non abbiamo ancora fatto niente”

“Ho la fortuna di lavorare e gestire uomini veri che insieme stanno portando avanti questo progetto – le parole di Baroni -. Siamo soddisfatti e contenti di questo inizio del percorso, ma non abbiamo fatto niente, c’è ancora molto da lavorare. La squadra si allena con partecipazione ed emotività che poi riesce a portare anche in campo. Lavoriamo tanto su questo aspetto durante la settimana e sulla capacità di essere pazienti e trovare soluzioni, abbiamo controllato il match da squadra matura e importante, anche perché avevamo di fronte un avversario che si giocava tanto. È stata una grandissima partita, ora c’è la sosta e tanti andranno via in nazionale: per loro sarà un premio individuale, da condividere però con il resto della squadra”.

Roma – Bologna 2-3: Juric esonerato, Mancini è il favorito

Adesso è finita sul serio. Dalle 17:34 di ieri pomeriggio Ivan Juric non è più l’allenatore della Roma, come spiegato nel comunicato ufficiale del club. “Vogliamo ringraziare Ivan Juric per il suo duro lavoro nelle ultime settimane – si legge -. Ha gestito un ambiente difficile con il massimo della professionalità e di questo gli siamo grati. Gli auguriamo tutto il meglio per il suo futuro. La ricerca di un nuovo responsabile dell’area tecnica è già iniziata e verrà annunciata nei prossimi giorni”. Fatale la sconfitta, l’ennesima della sua gestione fallimentare (5 KO, 3 pareggi e appena 4 vittorie in 12 gare), anche se la decisione era già stata ben prima della sfida col Bologna, comunque disastrosa. Che la reazione tanto attesa non sarebbe arrivata lo si è capito già al 25’ quando Castro, sugli sviluppi di un corner, ha beffato Svilar per la prima volta. Olimpico gelato proprio come Juric, le cui scelte avevano già destato parecchie perplessità: su tutte l’esclusione di Dybala per un presunto infortunio muscolare, smentito dallo stesso giocatore. La Roma sembrava essersi rianimata al 63’ grazie al colpo di testa di El Shaarawy (grosse responsabilità di Skorupski), ma tre minuti dopo ecco il contropiede di Orsolini a zittire nuovamente il popolo giallorosso, oltre che il tecnico croato. Al 77’, con i giallorossi ormai sbilanciati alla ricerca del pari, è arrivata la terza rete bolognese con Karlsson ed è calato il sipario sull’era Juric, ben prima del 2-3 (82’) di El Shaarawy e del comunicato ufficiale del club. E ora che succede? Non ci sono certezze, come sempre nella gestione dei Friedkin, ma il nome più accreditato sembra essere quello di Mancini, l’unico con le spalle abbastanza larghe per prendersi la patata bollente giallorossa. I tifosi non gradirebbero visto il passato laziale, ma agli americani, si sa, il volere popolare interessa poco: la vicenda De Rossi, del resto, vale più di tante parole…

Ghisolfi: “Chiediamo scusa ai tifosi e riflettiamo…”

“Abbiamo subito voluto emettere un comunicato ufficiale su Juric per fare chiarezza – ha spiegato il ds Ghisolfi in conferenza stampa -. Ivan è arrivato in una situazione non facile, ma ha dato il meglio di sé e lo ringraziamo. Adesso dobbiamo riflettere con calma per prendere le decisioni migliori per il club. Distanza coi giocatori? Penso che Juric sia un allenatore che chieda tanto dal punto di vista tecnico e tattico. Approfitto per fare le scuse ai nostri tifosi, bisogna prendersi le proprie responsabilità anche nei confronti del nostro pubblico, questo non è il momento di fare analisi tecniche e tattiche. Futuro? I Friedkin vogliono vincere e noi dobbiamo cercare quel tipo di performance. Siamo nel pieno di una crisi, ma dobbiamo superarla perché siamo la Roma. I Friedkin continueranno a investire, la parola transizione non mi piace, ma dobbiamo essere pronti ad affrontarla”.

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