MORATTI, COME SFASCIARE UN’ARMATA IN 14 MESI!
L’INTER CAMBIA IL TERZO ALLENATORE IN UN ANNO E MEZZO.
E ORA AFFIDA LE “VEDOVE DI MOU” AL SUO NEMICO PIU’ ACERRIMO.
Sono passati 14 mesi, ma sembra un’eternità. Dalla grande notte di Madrid del 22 maggio 2010 ad oggi, i giocatori sono rimasti praticamente gli stessi, ma a guardarli giocare proprio non si direbbe. E’ andato via Eto’o, questo è vero, ma nell’anno del triplete i veri protagonisti furono Milito e Sneijder, e loro sono ancora a Milano.
La realtà è che nel 2010 i grandi artefici di tutto furono due persone, Josè Mourinho e Gabriele Oriali, uno andato via per scelta (che avesse “annusato” l’aria che tirava?) l’altro cacciato ignobilmente. Già, perché se è vero che il portoghese riuscì a guidare la nave nerazzurra nonostante la tempesta mediatica (da lui provocata) è anche vero che dietro le quinte si muoveva lo storico mediano interista, capace di fare da filtro tra Mou e lo spogliatoio e di aiutare Branca sul mercato.
Allora, gli elogi per le operazioni (ottime) di Maicon, Julio Cesar, Lucio, Sneijder, ma soprattutto per la cessione di Ibrahimovic al Barcellona (50 milioni più Eto’o, un capolavoro assoluto) se le prese tutte l’attuale Direttore Tecnico, lo stesso che però, nei due anni successivi, ha sbagliato quasi tutto. Fonti vicine all’Inter, ci raccontano che Oriali svolgeva un ruolo diplomatico strepitoso, andando a limare gli spigoli caratteriali di un Branca che, diciamo così, non è propriamente un maestro di cortesia. Fosse rimasto lui, in ottimi rapporti con Pozzo, probabilmente oggi l’Inter avrebbe un giocatore come Sanchez, e questo è tutto dire. Ma Oriali a parte, è evidente che il trauma peggiore, per tifosi e giocatori (e qui sta il dramma) lo ha provocato l’addio di Mourinho.
Il portoghese lasciò l’Inter dicendo che ormai le cose erano state messe a posto, che mai più i nerazzurri avrebbero sofferto il “mal di Champions”, che gli eroi del triplette avrebbero continuato a vincere anche con il pilota automatico. Non era vero, perché la storia ci ha insegnato che i giocatori di quella fantastica stagione non erano fenomeni, solo che Mou, con la sua straordinaria abilità, li aveva convinti di esserlo.
Quel che è peggio però, è che il portoghese aveva confuso anche Moratti. Da quando l’hombre di Setubal è partito per Madrid, il numero uno nerazzurro non si è più innamorato di nessun allenatore. Benitez, Leonardo, Gasperini, tutti presi solo perché non si poteva fare diversamente. L’unico che aveva fatto breccia (ma solo per poco) nel cuore di Moratti, era stato Leo, guarda caso l’unico che non perdeva occasione di parlar bene di Mourinho. Ora, cacciato Gasperini (a proposito, gli consigliamo una bella vacanza tra palme e spiagge bianche) affiderà la sua creatura a Claudio Ranieri. Che, non è un mistero, è sulla lista nera di Mou.
Le schermaglie dialettiche tra loro riempirono le pagine dei giornali per due anni, quando Ranieri guidava la Juve e soprattutto la Roma. “Ha manie di protagonismo” diceva Sor Claudio, “E’ un vecchio di 70 anni che non ha mai vinto niente” rispondeva con toni ben più duri lo Special One. Mou aveva ragione a metà, perché Ranieri di anni ne ha 60 (10 in meno di quelli che gli aveva dato lui) ma effettivamente i trofei in bacheca sono pochi. Dopo uno “speciale”, ecco dunque un “normalizzatore”. Che però, non piace a Mourinho, e probabilmente anche i giocatori nerazzurri non lo considerano esattamente un vecchio amico. E con questi presupposti, sarà difficile che Sor Claudio faccia breccia nel cuore mourinhiano di Massimo Moratti.