Costrette a vincere. Inter e Napoli si presentano a questo sabato di campionato con la consapevolezza di non poter fallire, pena ritrovarsi nei guai per i rispettivi obiettivi. La squadra di Spalletti rischia di farsi risucchiare nel mucchio che lotta per la Champions, mettendo così in pericolo un qualcosa che veniva dato per scontato, quella di Ancelotti di ammainare definitivamente ogni speranza di infastidire la Juve. Insomma, le trasferte dei nerazzurri a Parma (ore 20.30) e degli azzurri a Firenze (18) promettono fuoco e fiamme, tanto più che di fronte ci saranno due avversari ostici e motivatissimi. È senza dubbio l’Inter però a giocarsi di più: la crisi del 2019 (sconfitte con Torino e Bologna ed eliminazione dalla Coppa Italia) ha minato le certezze di un ambiente che sembrava solido e che invece, come spesso accaduto in passato, s’è rivelato molto fragile. Il principale indiziato, come da copione, è l’allenatore, a rischio non solo per la prossima stagione (è praticamente sicuro, infatti, che al suo posto ci sarà qualcun altro) ma anche per questa: l’ipotesi di Cambiasso-traghettatore circola da giorni e in caso di sconfitta al Tardini, al di là delle smentite di Marotta, potrebbe diventare realtà.
“In partite come questa dobbiamo metterci cuore e orgoglio per la maglia, assumendoci le nostre responsabilità – il pensiero di Spalletti. – Sono in ballo le nostre carriere ma non è tutto da buttare. Quando non si fanno risultati i discorsi vanno a zero, conta solo quello. Mi aspetto di andare a Parma per fare risultato, ma mettendoci anche dei contenuti che ci hanno portato ad essere migliori nel lavoro fatto in questi 18 mesi”. Il richiamo al senso di responsabilità è un evidente messaggio ai giocatori, in particolare ai criticatissimi Icardi e Nainggolan: il primo non segna da sei partite ma è sempre attivissimo sui social, il secondo è il fantasma scarso del campione ammirato a Roma. A loro, dunque, il tecnico chiede la svolta, come si evince dal 4-2-3-1 di stasera che vedrà Handanovic in porta, Cedric, Skriniar, De Vrij e Asamoah in difesa, Gagliardini e Brozovic a centrocampo, Joao Mario, Nainggolan e Perisic sulla trequarti, Icardi in attacco.
D’Aversa confermerà in blocco il Parma capace di fermare la Juve, dunque 4-3-3 con Sepe tra i pali, Iacoponi, Bruno Alves, Bastoni e Gagliolo nel reparto arretrato, Kucka, Scozzarella e Barillà in mediana, Gervinho, Inglese e Biabiany nel tridente offensivo. A complicare ulteriormente il momento dell’Inter sono i risultati delle romane, entrambe vittoriose nei rispettivi anticipi. Dopo il successo di giovedì della Lazio (1-0 sull’Empoli), ieri è arrivato quello della Roma in casa del Chievo, il che significa che giallorossi e biancocelesti sono momentaneamente al quarto posto, a soli due punti dai nerazzurri. Il problema, ovviamente, riguarda anche, se non soprattutto, il Milan, costretto a rispondere positivamente contro il Cagliari per non sprofondare in classifica, intanto però le romane sorridono e si godono, per la prima volta dopo settimane, un po’ di serenità. Per la Roma era vitale battere il Chievo e la missione è andata in porto già dopo pochi minuti: prima El Shaarawy (9’), poi Dzeko (18’) hanno messo alle corde la squadra di Di Carlo, indirizzando i 3 punti verso la Capitale.
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Un successo agevolato dagli errori dei veronesi, forse già rassegnati alla retrocessione, di certo però i giallorossi sono sembrati lontani parenti di quelli umiliati a Firenze, confermando gli ottimi progressi fatti contro il Milan. E quando Kolarov, il più contestato dopo il ko del Franchi, ha firmato il 3-0 (51’), s’è avuta la sensazione che si fosse chiuso un cerchio, quasi a voler archiviare la figuraccia di Coppa come “imprevisto” del settore. “Siamo partiti molto bene e sono contento della reazione della squadra – ha commentato Di Francesco. – Forse potevamo fare qualche gol in più, ma speriamo di averli tenuti per la Champions. Abbiamo lavorato su questi concetti e chiedo ai ragazzi che appena c’è la possibilità di andare in verticale. Nell’insieme generale mi è è piaciuta come ha reagito la squadra”. Alle milanesi il compito di rispondere, senza però dimenticare il Napoli, impegnato, come detto in precedenza, nell’insidiosa trasferta di Firenze. Inutile dire che il viaggio in questione non evoca bei ricordi nel mondo azzurro: il 3-0 dello scorso campionato, infatti, si rivelò decisivo ai fini dello scudetto, tanto che il Napoli, per non saper né leggere né scrivere, ha deciso di cambiare hotel (quello in cui, secondo Sarri, si perse il titolo guardando Inter-Juve) e di spostarsi a Coverciano.
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Non sarà questa, ovviamente, la mossa principale di Ancelotti per battere la Fiorentina, per quanto l’ennesimo silenzio stampa (deciso, si dice, per non complicare ulteriormente la cessione di Hamsik) renda tutto un po’ più nebuloso. Di certo c’è che lo slovacco non ci sarà: la trattativa con i cinesi del Dalian Yifang è in dirittura d’arrivo, tanto che il giocatore, in permesso concordato con De Laurentiis, si è recato a Madrid per le visite mediche e non al Franchi col resto della squadra. L’altro grande problema di Ancelotti si chiama Albiol, fermato da un problema al ginocchio che rischia di essere più lungo del previsto, per il resto però il suo 4-4-2 sarà il migliore possibile con Meret in porta, Malcuit, Maksimovic, Koulibaly e Mario Rui in difesa, Callejon, Allan, Fabian Ruiz e Zielinski a centrocampo, Insigne e Milik in attacco. 4-3-2-1 invece per Pioli, che proverà a dare una dimensione europea alla Viola con Lafont tra i pali, Laurini, Pezzella, Ceccherini e Biraghi nel reparto arretrato, Gerson, Edimilson e Veretout in mediana, Chiesa e Mirallas alle spalle dell’unica punta Muriel.