Milano in ginocchio. Domenica disastrosa all’ombra della Madonnina, con Inter e Milan sconfitte e costrette a fare i conti con i rispettivi fallimenti. E’ così per i nerazzurri, battuti dal Torino e ormai fuori dalla lotta Champions, e il discorso vale anche per i rossoneri, usciti con le ossa rotte dalla trasferta di Bergamo. A far più rumore è senza dubbio il tonfo dell’Inter, se non altro perché l’obiettivo terzo posto, almeno fino a ieri, sembrava ancora possibile.
Invece a San Siro è successo un vero e proprio patatrac: l’1-2 subito dal Torino, a meno di clamorosi colpi di scena, certifica l’addio ai sogni di gloria. Partita pazza, ricca di colpi di scena ed episodi discutibili, che faranno rumore per tutta la settimana. In vantaggio grazie a un rigore (molto fiscale) realizzato da Icardi (17’), i nerazzurri si sono fatti rimontare da un Toro coraggioso e indomito, forse il migliore della stagione.
Sul match pesano alcune decisioni chiave dell’arbitro Guida: al rigore dato all’Inter (il tocco col braccio di Moretti sembra involontario), bisogna aggiungere l’espulsione di Miranda (giusta la seconda ammonizione, molto dubbia la prima) e il penalty, con relativa espulsione di Nagatomo, concesso a Belotti, apparso del tutto inventato.
“La partita è stata decisa dagli episodi, queste cose succedono solo contro di noi – il commento avvelenato di Mancini. – A onor del vero non c’era neanche il nostro rigore ma è difficile commentare una gara così, sono successe cose ingiuste. Noi comunque avremmo dovuto chiuderla prima, potevamo fare almeno due gol ma d’altronde è proprio questo il nostro problema”.
Già, perché dopo un buon primo tempo chiuso in vantaggio l’Inter avrebbe potuto raddoppiare, invece si è fatta attaccare da un Torino rigenerato dall’intervallo. I granata hanno prima pareggiato con Molinaro (55’), poi sono passati in vantaggio con Belotti (73’) nell’episodio del rigore sopraccitato. A quel punto, sotto di un gol e con due uomini in meno, i nerazzurri non sono più riusciti a rialzare la testa e hanno incassato una sconfitta pesantissima, probabilmente decisiva per la corsa al terzo posto.
Clima nerissimo anche in casa Milan e non solo per la triste scomparsa di Cesare Maldini, deceduto nella notte tra sabato e domenica e omaggiato a gran voce da tutto il calcio italiano. A rendere ancora più nero il weekend ci ha pensato la squadra, battuta a Bergamo da un’Atalanta ormai fuori dalla lotta retrocessione. Una sconfitta che ha fatto letteralmente infuriare società e allenatore, l’ennesimo flop di una stagione deludente, appesa soltanto alla finale di Coppa Italia del prossimo 21 maggio.
“Si va in ritiro fino a sabato prossimo – ha tuonato Mihajlovic. – Abbiamo fatto 2 punti in 4 partite contro squadre che stanno dietro di noi, questo non è accettabile. Ho avvisato Galliani, il quale ha sentito Berlusconi: la società d’accordo con me, è il caso di andare in ritiro fino alla partita con la Juve. Manca la cattiveria, perdiamo tutti i contrasti: ora ci guarderemo in faccia e tireremo fuori gli attributi, sempre che ci siano”.
Una vera e propria esplosione, in pieno stile Sinisa: un carattere che non si è riflesso minimante sulla squadra, se non in alcuni sporadici episodi. Anche ieri s’è visto il solito Milan, incapace di alzare la voce al cospetto di un’Atalanta tutt’altro che invincibile. E dire che il match di Bergamo s’era messo piuttosto bene: al 4’ Rocchi fischiava un rigore per un braccio di Paletta e Luiz Adriano portava i suoi sullo 0-1.
Sembrava un buon Milan, poi, come spesso accaduto in stagione, s’è spenta la luce alle prime difficoltà. Al 44’ Pinilla ha mostrato nuovamente la specialità della casa: rovesciata meravigliosa e pareggio Atalanta. L’inizio ripresa è stato di chiaro stampo nerazzurro e il gol di Gomez (63’) è stato solo la logica conseguenza di quanto visto in campo. Nel finale il Milan ha provato a reagire con gli ingressi di Balotelli e Menez ma non è andato oltre qualche punizione insidiosa, tornando così a casa (anzi, in ritiro) con l’ennesima delusione.