Il triste Natale della Milano del calcio. Il Milan perde con la Fiorentina e torna ufficialmente in crisi, l’Inter si fa bloccare sul pareggio dal Chievo e dice addio, forse per sempre, al sogno del secondo posto. Problemi che Gattuso e Spalletti si porteranno almeno fino a mercoledì, quando entrambi hanno assoluto bisogno di vincere (più il primo che il secondo) per evitare che la stagione si complichi sempre di più. Evidentemente i guai del Milan sono maggiori, su questo non ci piove. La sconfitta con la Fiorentina è pesantissima e porta con sé risvolti nell’immediato e, forse, anche nel futuro. Se la perdita del quarto posto, infatti, è un dazio già pagato in favore della Lazio (3-1 convincente in casa col Cagliari), la panchina di Gattuso potrebbe essere il prossimo. Il tecnico, per la terza volta in stagione, torna prepotentemente nel mirino di critica e tifosi: riuscirà a salvarsi anche questa volta? Lo sapremo solo dopo Frosinone e Spal, con la certezza quasi assoluta che solo il bottino pieno gli eviterebbe l’esonero. Ma ridurre i guai del Milan al solo Gattuso sarebbe quantomeno superficiale: tra assenze (ieri mancavano quasi tutti i centrocampisti) e voci di mercato incontrollate sono davvero tante le sbavature attorno al mondo rossonero.
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Prendiamo ad esempio il caso Higuain: il Pipita, secondo diversi organi di stampa, potrebbe entrare in un clamoroso scambio con il Chelsea che coinvolgerebbe anche Morata e Fabregas. Se le cose stanno così è evidente che l’argentino può dare ben poco alla causa, eppure Gattuso non può certo fare a meno di lui. “Chiedete a Leonardo e Maldini, io dico che finché starà a Milanello sarà mio compito farlo rendere al meglio – la parziale ammissione del tecnico. – Tutta la squadra fa fatica, non solo lui, stiamo attraversando un brutto momento. Eravamo in emergenza, la sconfitta brucia perché abbiamo subito un solo tiro in porta ma non bisogna cercare colpevoli, solo soluzioni”. Che il sabato rossonero sarebbe stato difficile lo si era capito già alla lettura delle formazioni: il centrocampo composto da Calabria, José Mauri e Calhanoglu, infatti, era quanto di più improvvisato potesse vedersi. A certificare il disastro ci ha poi pensato Chiesa, trovando il gol partita nell’unica occasione avuta dalla Fiorentina (73’). Sarà triste dunque il Natale di Gattuso ma anche Spalletti, come detto in precedenza, avrà poco da sorridere. Certo, la classifica della sua Inter è decisamente migliore di quella del Milan ma un pareggio col Chievo, per giunta in pieno recupero, non autorizza certo a festeggiare. E dire che il match sembrava ormai in ghiaccio, con i nerazzurri a gestire il vantaggio e i veronesi, seppur volenterosi, quasi rassegnati alla sconfitta.
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Quasi però, perché i padroni di casa saranno anche a secco di vittorie ma da un po’ di tempo non vengono nemmeno battuti. E così Pellissier (91’) s’è infilato nella difesa interista e ha freddato Handanovic con un pallonetto di classe, dando ai suoi un punto prezioso e togliendone due dalla tasca di Spalletti. Il gol di Perisic (39’) ha finito dunque per perdere valore, così come la classifica dell’Inter: il Napoli è ormai lontanissimo e mercoledì, nello scontro diretto di Santo Stefano, rischia di scappare definitivamente. Questo comporterebbe un “risucchio” nella zona rossa, quella da cui i nerazzurri, in questa stagione, sembravano essere al riparo. “Sotto l’aspetto caratteriale non riusciamo a essere cattivi – ha sospirato Spalletti. – Ci siamo fatti trovare impreparati su una spizzata, avevamo avuto diverse occasioni per chiudere il match e invece le abbiamo sprecate. Resto comunque convinto che questa squadra sia difficilmente migliorabile sul mercato, la qualità c’è: usiamola e portiamo a casa i risultati”. Resta la sensazione di un’Inter involuta, come del resto testimoniano i risultati degli ultimi 40 giorni: due sole vittorie con Frosinone e Udinese, a fronte di tre sconfitte (Atalanta, Tottenham e Juventus) e altrettanti pareggi (Roma, Psv e quello di ieri). Non certo una marcia trionfale e se finora è stata pagata relativamente (in campionato s’intende) è solo grazie al credito accumulato prima. Urge una sveglia e pure in fretta. Perché nel calcio, si sa, la pazienza è un optional e Milano, in questo senso, non brilla di certo.