Il matrimonio è finito. Dopo settimane di voci (tante) e smentite (poche) l’Inter e Roberto Mancini hanno deciso di separarsi. La notizia non è ancora ufficiale ma ormai non ci sono più dubbi: il tecnico di Jesi non guiderà più la squadra nerazzurra. Al suo posto, a meno di clamorosi colpi di scena, arriverà Frank De Boer, da tempo nel mirino di Erick Thohir e pronto a firmare un contratto triennale non appena verrà definita la rottura con Mancini.
Le parti stanno già trattando sulla buonuscita (si parla di 2 milioni, poco meno della metà di quanto avrebbe percepito fino a giugno 2017) anche perché, è proprio il caso di dirlo, il tempo stringe. L’Inter si trova nella poco invidiabile condizione di cambiare allenatore a meno di due settimane dall’inizio del campionato, per giunta con il rush finale del mercato alle porte. De Boer non farà rivoluzioni (il suo modulo è il 4-3-3, più o meno quello previsto da Mancini) ma dovrà ambientarsi alla svelta in un calcio che non conosce, imparare una lingua da zero e adattarsi a una rosa costruita da un altro.
I rischi sono tanti ma la società non sembra avere più dubbi: Leonardo e Prandelli, gli altri papabili per la panchina, sono nettamente dietro all’olandese. Finisce male dunque la seconda esperienza di Mancini in nerazzurro e le cause, è bene sottolinearlo, non sono imputabili alla nuova proprietà. La rottura infatti è stata con Thohir, da cui il tecnico di Jesi si sarebbe aspettato maggiore appoggio e coinvolgimento in tutto e per tutto, dal prolungamento di contratto alle scelte di mercato. Il presidente indonesiano, dal canto suo, non ha gradito i continui “mal di pancia” del Mancio, peraltro espressi pubblicamente, e anche i risultati estivi (su tutti il 6-1 incassato venerdì dal Tottenham) non hanno certo aiutato.
Questa calda domenica di agosto ha visto finire anche un altro tormentone di mercato, quello relativo a Paul Pogba. “Il giocatore ha ricevuto l’autorizzazione per effettuare i controlli medici di rito – ha scritto il Manchester United sul suo sito ufficiale. – Ora aspettiamo di ufficializzare il suo trasferimento dalla Juventus”. “E’ semplicemente fantastico che un giocatore così sia con noi – ha confermato Josè Mourinho subito dopo aver vinto il Community Shield (2-1 al Leicester di Ranieri, gol decisivo di Ibrahimovic). – Finalmente lo abbiamo, arriva in una squadra vincente e dovrà lavorare duro per trovare spazio”.
Viene difficile pensare che un giocatore costato 110 milioni non abbia il posto garantito ma questi, comunque, non saranno più problemi della Juventus, da tempo rassegnata (e forse, vista la cifra record, anche soddisfatta) alla partenza del francese. In questa scoppiettante estate di mercato potrebbe essere arrivato il momento del Milan, costretto però a fare i conti con un bel paradosso: non poter spendere quasi nulla nonostante l’arrivo di una nuova proprietà milionaria.
Già, perché fino al closing (non prima di novembre) gli investimenti spetterebbero alla Fininvest e questa non sembra intenzionata a finanziare ciò che, di fatto, non è più suo. Galliani, al suo ultimo mercato da dirigente capo (al suo posto arriverà Marco Fassone), potrà però giocarsi la carta dei prestiti con obbligo di riscatto, sempre che la nuova proprietà li avalli. In questo senso va letto l’incontro conl’entourage di Badelj, centrocampista della Fiorentina molto gradito a Montella, per il quale verranno offerti 8-10 milioni (il contratto in scadenza nel 2018 potrebbe aiutare), ma anche l’interesse mai sopito per Sosa (da tempo pronto a lasciare il Besiktas) e Cuadrado, quest’ultimo vero grande sogno dell’allenatore rossonero.
Il colombiano costa tanto (25-30 milioni) e potrà arrivare solo in prestito con obbligo di riscatto (impensabile che il Chelsea lo presti gratuitamente come un anno fa) o, in alternativa, dopo una cessione eccellente. Bacca e De Sciglio sono i papabili, con il Milan che preferirebbe vendere il primo e il mercato che sembra invece offrire più possibilità al secondo (Juve e Napoli ci stanno pensando da tempo)