Atalanta e Inter in Champions, Milan e Roma in Europa League, Empoli in Serie B. Questi i verdetti della 38esima giornata, l’ultima di un campionato combattuto fino alla fine come pochi, almeno per quanto concerne gli obiettivi in questione. Perché la corsa è stata in bilico per quasi 100’, quelli che sono serviti all’Inter per battere l’Empoli: il 2-1 di San Siro, fatalmente, ha deciso ogni cosa. È stata questa la partita chiave della 38esima, la più combattuta in un saliscendi di emozioni che ha scombinato la classifica da cima a fondo, alternando lacrime e gioie proprio come da previsioni. Le due facce della medaglia, come detto in precedenza, sono rappresentate al meglio dal match di Milano, tanto vibrante da risultare addirittura drammatico. Perché il risultato in questione ha determinato, nell’ordine, la qualificazione in Champions dell’Inter, la retrocessione dell’Empoli e la fine dei sogni del Milan, costretto ad arrendersi di fronte a un super Handanovic proprio come Andreazzoli.
Il 3-2 sulla Spal infatti non è bastato, tanto più che a Reggio Emilia, nell’altra gara decisiva, l’Atalanta ha superato il Sassuolo con un netto 3-1. Festa grande per Gasperini, autore di un vero e proprio miracolo sportivo: portare i bergamaschi al terzo posto, infatti, vale quanto uno scudetto. “È un traguardo mai vissuto in 112 anni di questo club – ha esclamato euforico il tecnico. – È una grandissima vittoria per la società, la gente e per questi ragazzi che sono stati grandiosi, meravigliosi… Il mio futuro? Ora festeggiamo, poi vedremo”.
In effetti ci sarà modo di parlarne visto che, per ovvi motivi, sono in tanti a volerlo sulle panchine delle proprie squadre (Roma in testa), intanto però meglio godersi il 3-1 di ieri e il conseguente terzo posto. Risultato meritato ma non scontato: alla fine del primo tempo, infatti, il Sassuolo aveva fermato l’Atalanta sull’1-1 e aveva tutta l’aria di voler creare parecchi problemi. Ma all’intervallo, forse anche per questo, è scoppiata una rissa che ha provocato l’espulsione di Berardi (autore del momentaneo 0-1 al 19’, prima del pareggio di Zapata al 35’), sbilanciando così la gara in favore dei bergamaschi, che nella ripresa hanno dilagato con Gomez (53’) e Pasalic (65’), conquistando così il clamoroso (e meritatissimo) terzo posto.
Gara decisamente più in bilico a San Siro dove le contendenti, d’altra parte, avevano entrambe molto da perdere. L’Inter si giocava la Champions e le notizie provenienti da Reggio e Ferrara, del resto, non aiutavano affatto, l’Empoli la salvezza e la radiolina, anche qui, lasciava piuttosto a desiderare. Le due squadre, dopo un primo tempo concluso sullo 0-0, decidevano così di fare da sole, consapevoli che dai campi in questione non sarebbero arrivati particolari aiuti. I nerazzurri la sbloccavano al 51’ con Keita, poi, dopo aver sbagliato il rigore della tranquillità con Icardi (61’), subivano il pareggio di Traoré (76’): il saliscendi di San Siro provocava un vero e proprio terremoto in classifica, con il Milan virtualmente in Champions e il Genoa in B. Poi però ecco il gol di Nainggolan (81’), prima che Handanovic (e la traversa) blindasse il risultato con la parata su Ucan (92’). Il finale concitato (gol annullato a Brozovic e colpo di testa insidioso di Farias) non bastava però a cambiare gli scenari, e così l’Inter si ritrovava in Champions e l’Empoli, suo malgrado, retrocesso.
“C’era un doppio carico di pressione per come siamo arrivati a questa partita ma ce l’abbiamo fatta – ha sospirato Spalletti. – Ora vedremo ciò che succederà, di certo rimarrei sorpreso se nei prossimi giorni mi venissero a dire che resto… Penserei di trovarmi su ‘Scherzi a parte’”. Un po’ come dev’essersi sentito Gattuso, passato nel giro di pochi minuti dal terzo posto al quinto, il tutto senza vedere un’immagine. La panchina di Ferrara, infatti, ha vissuto una partita nella partita, con un occhio sul prato del Mazza e uno sui vari smartphone e tablet indirizzati verso Milano e Reggio Emilia.
Alla fine, nonostante le illusioni, è finita com’era iniziata, dunque Atalanta e Inter in Champions e Milan in Europa League, rendendo così amaro il 3-2 finale, figlio di un inizio a forti tinte rossonere (18’ Calhanoglu, 23’ Kessie), di un ritorno della Spal (28’ Vicari, 53’ Fares) e di un rigore finale per un fallo di Cionek su Piatek (ancora Kessie al 66’). “Il rammarico c’è per com’è andata la stagione, il quinto posto fa male ma abbiamo fatto un buon campionato – l’analisi di Gattuso – Questa squadra con qualche accorgimento può fare grandi cose, nei prossimi giorni vedrò la società: sono curioso di sapere il pensiero sul mio operato”.
Nulla da dirsi invece tra la Roma, Ranieri e De Rossi: il matrimonio s’è ufficialmente concluso nella serata strappalacrime dell’Olimpico, nella quale, per ovvi motivi, il 2-1 sul Parma (35’ Pellegrini, 86’ Gervinho, 89’ Perotti) è stato quantomai marginale. “Eravamo in due a chiudere la stagione, Daniele giocando e io allenando – ha sospirato Ranieri. – Sono state emozioni bellissime, ora però andiamo avanti. Chi vedo in panchina al mio posto? Non lo so, è importante che facciano bene, parlo da tifoso. Auguro solo il meglio”. Ne parleremo, ampiamente, da domani, quando il mercato si prenderà tutta la scena che merita. Tutte le prime della classe, Napoli e Torino escluse, potrebbero cambiare allenatore, dando così il là a delle vere e proprie rivoluzioni tecnico-tattiche. E le emozioni del campionato, fatalmente, svaniranno in virtù dei classici sogni di mezz’estate. lsdpriori