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Inter, capitan Icardi e la sfida con gli ultras: chi ha ragione?

La Curva Nord interista contro il capitano nerazzurro, accusato di aver inventato la ricostruzione di un episodio dei primi mesi del 2015 “per mostrarsi superiore a noi” – Dopo i fischi di ieri, sotto casa di Icardi è comparso uno striscione intimidatorio – I diversi capitoli di una storia assurda che non ha niente a che fare con il calcio – Nel pomeriggio confronto con la società: l’argentino rimane capitano ma sarà multato.

Inter, capitan Icardi e la sfida con gli ultras: chi ha ragione?

I tifosi dell’Inter dichiarano guerra al loro capitano Mauro Icardi. O almeno a quello che, per il momento, ma ben presto le  cose potrebbero essere diverse, è il loro capitano. Sembra una situazione paradossale, e proprio per questo non può che essere vera, perchè nessuna immaginazione potrebbe arrivare a tanto.

La pietra dello scandalo è un episodio di un anno e mezzo fa, all’incirca. Il finale della partita con il Sassuolo, nei primi mesi del 2015. L’Inter perde e i tifosi iniziano a fischiare. Guarin e soprattutto Icardi li affrontano, prima in maniera pacata poi a muso durissimo. A turbare gli animi dei tifosi nerazzurri e la ricostruzione dell’episodio fatta da Icardi nella sua autobiografia, “Sempre avanti“, che bisogna aver avuto una vita ben piena o un ghostwriter di livello per pubblicare la propria autobiografia a soli 23 anni.

Nel libro, Icardi racconta così quell’episodio: “Mi tolgo maglia e pantaloncini e li regalo a un bimbo. Peccato che un capo ultrà gli vola addosso, gli strappa la maglia dalle mani e me la rilancia indietro con disprezzo. In quell’istante non ci ho più visto, lo avrei picchiato per il gesto da bastardo appena compiuto. E allora inizio a insultarlo pesantemente: ‘Pezzo di merda, fai il gradasso e il prepotente con un bambino per farti vedere da tutta la curva?” (…) Detto questo gli ho tirato la maglia in faccia. In quel momento è scoppiato il finimondo. (…) Nello spogliatoio vengo acclamato come un idolo… I dirigenti temevano che i tifosi potessero aspettarmi sotto casa per farmela pagare. Ma io ero stato chiaro: ‘Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio, e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo”.

Il campionario del racconto sembra essere quello di un confuso machismo. Si interviene in difesa di un bambino, il paradigma dell’innocenza, ma lo si fa minacciando un’intera curva di portare “dei criminali argentini per ammazzarli sul posto”. E si viene anche acclamati come eroi. E’ una ricostruzione difficile da seguire, profondamente illogica e autocelebrativa, almeno nelle intenzioni. Non per questo necessariamente irreale.

La Curva Nord, quella del tifo interista più caloroso, però, se l’è legata al dito, in un esclation partita con un comunicato in cui Icardi viene definito un pagliaccio che “ha chiuso” con la Curva e che dovrebbe rinunciare alla fascia di capitano dell’Inter, proseguita con i fischi al capitano dell’Inter e l’esultanza della Nord al suo rigore sbagliato e chiusa con il capitalo peggiore, lo striscione piuttosto minaccioso comparso sotto casa di Icardi: “Noi ci siamo, quando arrivano i tuoi amici argentini ci avvisi o lo fai da infame?”.

La risposta della domanda posta nel titolo, “chi ha ragione”, è ovviamente: Nessuno, anche se possono esserci diversi livelli di torto. Icardi, che è stato duramente strigliato dalla società, ha ovviamente libertà di parola, ma la suo ricostruzione ha qualcosa di storto, di poco credibile. Sembra essersi allontana dalle intenzioni per arrivare alla caricatura dell’eroe. Il racconto di un cavaliere ridicolo e un po’ scemo, che forse vuole, più di ogni altra cosa, vendere qualche copia in più del suo libro.

La reazione della Curva, soprattutto quando si concretizza in uno striscione fosco piazzato sotto casa di un ragazzo di 23 anni, di sua moglie e dei suoi figli, sembra la risposta di un gruppo criminale quando gli si manca di rispetto. E si sa che la mancanza di rispetto in certi ambienti non è mai tollerata e va sempre fatta pagare. In ogni caso, sono solo i capitoli di una storia che, vista da qui, sembra non avere alcun senso. E che non ha niente a che fare con il calcio.

Intanto nel pomeriggio Icardi è stato tenuto a rapporto dalla società per quasi due ore: è emerso che sarà ancora lui il capitano, ma sarà multato e dovrà ritirare il libro, ristampandolo senza le frasi offensive nei confronti dei tifosi.

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