La pazza Inter colpisce ancora. I nerazzurri si portano a casa 3 punti al termine di una partita ai limiti dell’assurdo, che nemmeno il pirotecnico 4-3 finale riesce a spiegare fino in fondo. La sfida di San Siro, infatti, ha vissuto al suo interno varie fasi, nelle quali Inter e Fiorentina si sono scambiate più e più volte il ruolo di vittima e carnefice. Alla fine, come spesso succede in casi del genere, a fare la differenza, oltre agli episodi, sono stati i cambi, con Conte capace di avere la meglio su Iachini. Certo, questo può anche significare che le scelte iniziali, se non sbagliate, erano state quantomeno discutibili, ma il risultato, si sa, ha sempre l’ultima parola e dunque l’Inter fa bene a festeggiare, seppur con riserva.
I tanti errori difensivi, infatti, dovranno essere derubricati alla voce “distrazioni d’inizio stagione”, altrimenti difficilmente si potrà competere per il titolo. Basti vedere quanto accaduto al 3’ in occasione del gol di Kouamé (lui e Bonaventura, dimenticati dalla difesa interista, liberi di passarsi il pallone a due metri da Handanovic) per spiegare le difficoltà nerazzurre, tanto più che da lì in avanti è salito in cattedra un Ribery addirittura sontuoso. L’Inter, nel frattempo, aveva già ribaltato il match a cavallo tra la fine del primo tempo (45’+2’ Lautaro) e l’inizio del secondo (52’ autogol di Ceccherini su tiro dello stesso Martinez), ma il francese, che più o meno un anno fa si era beccato una standing ovation dal San Siro milanista, ha deciso di salire in cattedra e deliziare, ancora una volta, la scala del calcio.
Prima ha mandato in porta Castrovilli per il 2-2 (57’), poi ha fatto lo stesso con Chiesa per il sorpasso (63’), infine si è ripetuto con Vlahovic al minuto 81’, questa volta però senza trovare la giusta collaborazione (il croato ha sparato malamente a lato). Sarebbe stato il 4-2, ovvero il punto esclamativo sul trionfo viola, invece si è rivelato lo sliding doors della partita: in quel momento Conte, che aveva inserito l’artiglieria pesante (dentro Vidal, Nainggolan, Hakimi, Sensi e Sanchez) ha avuto la meglio su Iachini, reo di aver tolto dal campo Sua Maestà Ribery, ma anche Chiesa, Kouamé e Bonaventura. E così il match, sin lì in mano alla Fiorentina (anche se Dragowski aveva più volte salvato il risultato), si è completamente ribaltato, con l’Inter capace prima di trovare il pareggio con Lukaku (87’), poi addirittura il vantaggio con D’Ambrosio (89’): in entrambi i casi decisivo Sanchez, cervello delle azioni in questione, subentrato poco prima al posto di uno spento Perisic.
“I tre punti sono importanti però poi bisogna fare le giuste valutazioni – l’analisi di Conte -. Abbiamo fatto 4 gol e creato molte altre occasioni, abbiamo portato tanti uomini in avanti e creato difficoltà alla Fiorentina e questo è positivo, però non siamo stati attenti e bravi a prepararci sulle loro ripartenze: dobbiamo attaccare con un certo numero di uomini ma difenderci con altrettanti, siamo stati squilibrati e l’abbiamo pagata. Comunque sono stato orgoglioso del carattere mostrato dai ragazzi, ora bisogna continuare così e dare altre gioie ai nostri tifosi”. Lo stesso devono aver pensato anche Simone Inzaghi e Gasperini, le cui squadre continuano a stupire anno dopo anno. La Lazio ha espugnato Cagliari con una prova di grande carattere, mostrando qualità e freschezza atletica: tutto ciò, insomma, che era mancato dopo il lockdown, quando il calendario fitto si era rivelato un avversario insormontabile.
Il problema potrebbe riproporsi dopo la sosta con l’inizio della Champions League, intanto però i biancocelesti hanno iniziato a mettere fieno in cascina con un bel 2-0 in terra sarda, firmato da Lazzari (4’) e dal solito Immobile (74’). Ottimo inizio anche per l’Atalanta di Gasperini, che ha messo in scena il solito grande show sul campo del Torino, con un 4-2 finale che sta persino stretto alla luce delle numerosissime occasioni create. E dire che il match si era colorato subito di granata con il gol di Belotti (11’), poi però è salito in cattedra Gomez, prima con la rete del pareggio (13’), poi con gli assist per Muriel (21’) e Hateboer (42’). Tanto gioco offensivo e qualche inevitabile sbavatura dietro: così è arrivata la seconda zampata del Gallo Belotti (43’) a riaprire la partita, almeno in teoria. Perché in pratica il secondo tempo ha visto una sola squadra in campo, con De Roon a trovare il 4-2 e il Toro di Giampaolo (seconda sconfitta in altrettante partite) a rassegnarsi alla sconfitta.
Un sabato ricchissimo di gol (20 contando anche il 3-2 del Benevento in casa della Sampdoria) e spettacolo, antipasto perfetto di una domenica che si preannuncia altrettanto divertente, combattuta e, soprattutto, totalmente imprevedibile.