Condividi

Intelligenza artificiale nella musica: truffa da 10 milioni di dollari con streaming falsi, il caso di Michael Smith

In un’era di trasformazione tecnologica, anche la musica viene influenzata da usi illeciti dell’intelligenza artificiale. Michael Smith è accusato di aver utilizzato IA e bot per generare ascolti falsi in streaming e guadagnare oltre 10 milioni di dollari in royalties. Accusato di truffa e altri reati rischia fino a 60 anni di carcere. Ecco come ha orchestrato il raggiro

Intelligenza artificiale nella musica: truffa da 10 milioni di dollari con streaming falsi, il caso di Michael Smith

In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando molti settori, dalla sanità all’intrattenimento, non sorprende che anche l’industria musicale sia stata travolta da questa tecnologia. L’innovazione, però, non sempre porta con sé solo vantaggi ma viene sempre più spesso sfruttata anche per scopi illeciti. Ne è un esempio il caso di Michael Smith, 52 anni, residente a Cornelius, una cittadina di 30.000 abitanti nel North Carolina, accusato di aver utilizzato l’IA e migliaia di bot per creare falsi ascolti in streaming e ottenere fraudolentemente milioni di dollari in royalties.

Falsa musica creata con l’IA: guadagnati oltre 10 milioni di dollari

Secondo l’atto d’accusa depositato presso la Corte Federale del Distretto Sud di New York, Smith è accusato di frode telematica, riciclaggio di denaro e associazione a delinquere. Le autorità federali affermano che Smith abbia orchestrato una sofisticata truffa tra il 2017 e il 2024, generando “centinaia di migliaia di canzoni” con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e utilizzando bot per riprodurre questi brani su piattaforme come Spotify, Apple Music e Amazon Music.

Il suo piano ha portato Smith a guadagnare oltre 10 milioni di dollari in royalties. Il Dipartimento di Giustizia ha definito il caso come il primo del genere relativo all’uso di IA per manipolare le piattaforme di streaming musicale. Ogni capo di imputazione comporta una pena massima di 20 anni di carcere, il che significa che Smith potrebbe affrontare fino a 60 anni dietro le sbarre.

Come funzionava lo schema di Smith

Il meccanismo ideato da Smith è tanto ingegnoso quanto illegale. Utilizzando migliaia di account falsi, creati con l’acquisto in blocco di email e carte di debito prepagate, Smith ha configurato un sistema automatizzato di bot che riproducevano in continuazione i brani da lui caricati sulle piattaforme di streaming. Secondo le stime degli investigatori, Smith era in grado di generare fino a 661.440 stream al giorno, accumulando circa 1,2 milioni di dollari in royalties ogni anno.

Il problema principale per Smith era il volume di musica richiesto per mantenere il suo schema sotto il radar. Le piattaforme di streaming, infatti, hanno sofisticati algoritmi di rilevamento delle frodi, progettati per individuare comportamenti sospetti come milioni di ascolti su una singola traccia provenienti da account poco attivi. Per evitare di attirare l’attenzione, Smith ha diversificato la sua strategia, generando decine di migliaia di canzoni con l’aiuto di un’azienda di intelligenza artificiale.

Questi brani, composti automaticamente, venivano caricati con nomi e artisti fittizi, come “Calm Baseball” o “Callous Post”. L’ampio catalogo di brani consentiva a Smith di distribuire gli stream in modo uniforme su tutte le tracce, riducendo la possibilità di essere scoperto dalle piattaforme.

Il funzionamento dei pagamenti di royalties

Il sistema delle royalties nel mondo della musica in streaming è piuttosto semplice: ogni volta che una canzone viene riprodotta in piattaforme come Spotify, Amazon Music, Apple Music e YouTube Music, una frazione di centesimo viene pagata agli artisti e ai titolari dei diritti. L’importo per ogni ascolto è, però, talmente basso (tra $0,003 e $0,004 per stream) che solo brani con milioni di ascolti riescono a generare cifre importanti. Ecco perché lo schema di Smith, che ha sfruttato l’automazione per generare miliardi di ascolti falsi, è riuscito a incamerare milioni di dollari che avrebbero dovuto spettare ad artisti e autori legittimi.

La scoperta del raggiro musicale

Nonostante la sofisticatezza del piano, nel 2018 alcuni segnali d’allarme hanno iniziato a emergere. Il Mechanical Licensing Collective (MLC), un’organizzazione no-profit che gestisce le licenze per la musica trasmessa in streaming negli Stati Uniti, ha notato un numero sorprendente di nuove canzoni che generavano rapidamente enormi volumi di ascolti. Ciò ha portato a un’indagine più approfondita, che ha infine smascherato lo schema di Smith.

Secondo l’accusa, Smith non solo ha sfruttato i bot per incrementare i suoi ascolti, ma ha anche mentito apertamente alle piattaforme di streaming, dichiarando falsi dati personali per registrare gli account. In alcuni casi, ha persino accettato i termini e le condizioni delle piattaforme, che proibiscono esplicitamente qualsiasi forma di manipolazione degli ascolti.

Michael Smith, arrestato e in attesa di giudizio, continua a negare qualsiasi illecito, sostenendo che tutte le canzoni generate erano di “origine umana”. Le prove raccolte dai procuratori federali, però, sembrano schiaccianti, e il “creator musicale” potrebbe affrontare una pena pesante. Il procuratore Damian Williams ha dichiarato che il caso serve da monito per chiunque intenda sfruttare la tecnologia per fini fraudolenti: “Grazie al lavoro dell’FBI e dei nostri procuratori, oggi Smith è chiamato a rispondere delle sue azioni”.

L’uso dell’Intelligenza Artificiale nella musica

Mentre l’intelligenza artificiale sta rapidamente diventando uno strumento utile per la creazione musicale — come dimostra l’ultima canzone dei Beatles, completata grazie a questa tecnologia — il caso di Michael Smith solleva serie preoccupazioni su come tale tecnologia possa essere sfruttata per fini illeciti. L’uso di software per creare brani su larga scala non è illegale di per sé, ma quando è accompagnato dalla manipolazione delle metriche di ascolto, può trasformarsi in un mezzo per truffare le piattaforme e privare i creatori di contenuti legittimi dei loro giusti guadagni.

Quanto all’accusa a Smith, resta da vedere quale sarà l’esito. Si potrebbe dire che abbia operato nelle zone grigie del sistema, sfruttando al massimo le falle esistenti. Come qualcuno ha commentato ironicamente: “Il suo unico torto è aver usato il 100% del suo cervello”.

Commenta