Condividi

Intelligenza artificiale e cybersecurity: le nuove sfide per le Pmi italiane

Al convegno “Intelligenza Artificiale e Cybersecurity”, organizzato da Unioncamere e LEX, vari esperti hanno approfondito come l’IA possa trasformare la sicurezza delle Pmi italiane, migliorando la capacità di difendersi dalle minacce informatiche. Focus su consapevolezza e formazione e sull’importanza delle competenze digitali

Intelligenza artificiale e cybersecurity: le nuove sfide per le Pmi italiane

Si è svolto ieri, presso la sede di Unioncamere a Roma, il convegno “Intelligenza Artificiale e Cybersecurity”. L’evento è coinciso con la scadenza imminente per il recepimento della direttiva europea NIS 2, volta a rafforzare la sicurezza informatica nell’Unione Europea. Promosso da Unioncamere e LEX-Istituto per la ricerca giuridico-economica, l’incontro ha esplorato come l’intelligenza artificiale (IA) possa migliorare la sicurezza informatica e aiutare le aziende a rispondere più efficacemente alle minacce digitali.

L’importanza dell’Intelligenza artificiale per le Pmi

Il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, ha aperto il convegno sottolineando l’importanza dell’intelligenza artificiale per le piccole e medie imprese italiane. “L’intelligenza artificiale riguarda tutto e pone nuovi problemi. Non esiste un settore che non sia coinvolto,” ha affermato Tripoli, evidenziando come le Pmi debbano affrontare non solo le sfide tecnologiche, ma anche quelle filosofiche, giuridiche ed etiche.

Tripoli ha poi sottolineato una delle criticità maggiori: l’immaturità digitale delle Pmi italiane. “Circa il 40-45% delle piccole imprese italiane sono considerate immature digitalmente,” ha spiegato, citando dati Istat che rivelano come la mancanza di competenze digitali sia un ostacolo per il 55% delle aziende che avevano preso in considerazione l’adozione di tecnologie IA.

Formazione e consapevolezza: due pilastri fondamentali

Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, ha posto l’accento su due aspetti cruciali: la creazione di competenze digitali e la consapevolezza delle minacce informatiche. “Il quadro attuale non è molto confortante,” ha dichiarato Frattasi, rimarcando la necessità di formare una forza lavoro capace di affrontare le sfide del mondo digitale. Inoltre, ha ricordato l’importanza di adottare un approccio proattivo nella gestione delle minacce, invitando le aziende a investire in tecnologie di protezione e formazione.

“Le piccole e medie imprese devono essere in grado di difendersi dalle minacce informatiche,” ha ribadito Frattasi, insistendo sulla necessità di sensibilizzare le Pmi e di sviluppare una cultura della cybersicurezza. La direttiva NIS 2, che entrerà in vigore il 17 ottobre 2024, rappresenta un’occasione per le aziende di rivedere le loro strategie di sicurezza informatica e migliorare le proprie infrastrutture.

L’IA può trasformare le aziende

Barbara Caputo, professoressa di Ingegneria Informatica presso il Politecnico di Torino, ha illustrato come l’intelligenza artificiale possa trasformare radicalmente il panorama aziendale italiano. “Le aziende che utilizzano l’IA e quelle che la sviluppano hanno opportunità enormi,” ha affermato. Caputo ha poi fatto riferimento al supercomputer Leonardo, uno dei più avanzati in Europa, come un esempio di come l’Italia possa giocare un ruolo competitivo nel mercato globale dell’IA.

L’IA, secondo Caputo, può offrire soluzioni su misura per diverse industrie, consentendo alle imprese di ottimizzare le loro operazioni e migliorare la personalizzazione dei prodotti. “Le piattaforme basate sull’IA possono migliorare l’organizzazione di filiere complesse, come quella dell’oreficeria, che spesso coinvolgono microimprese,” ha aggiunto.

L’impegno di Cdp Venture Capital

Agostino Scornajenchi, direttore generale di CDP Venture Capital, ha evidenziato il ruolo cruciale che l’intelligenza artificiale giocherà nei prossimi anni per lo sviluppo economico del Paese. “Abbiamo dedicato un miliardo di euro all’IA nel nostro piano industriale 2024-2028,” ha affermato, sottolineando l’importanza di creare un ecosistema favorevole per la crescita delle Pmi attraverso investimenti mirati.

Secondo Scornajenchi, l’intelligenza artificiale non solo aumenterà la competitività delle imprese italiane, ma creerà anche nuove opportunità di lavoro e innovazione. Per sfruttare appieno questo potenziale, è, però, necessario che le imprese investano in competenze digitali e nella formazione continua del personale.

Prete, Unioncamere: “serve formazione continua”

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, ha ribadito l’importanza della formazione permanente per preparare i lavoratori alle sfide future. “La maggior parte dei posti di lavoro che esisteranno nel 2030 non è ancora stata inventata,” ha dichiarato Prete, evidenziando il disallineamento tra le competenze richieste dal mercato e quelle disponibili. Ha inoltre osservato che professioni legate a discipline Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) sono difficili da trovare anche nel 70-75% dei casi.

Per Roberto Serrentino, presidente di LEX-Istituto per la ricerca giuridico-economica, “le norme e le tecnologie devono essere comprese a fondo per poter sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale”.

Italia, un eccellenza nel supercalcolo

Francesco Ubertini, presidente dell’International Foundation for Big Data and Artificial Intelligence for Human Development (IFAB) e presidente di Cineca, ha elogiato il ruolo dell’Italia nel settore del supercalcolo. “Dal 2018, il centro di supercalcolo italiano è diventato uno dei più importanti in Europa,” ha spiegato Ubertini, sottolineando come l’Italia possa contare su una solida infrastruttura tecnologica per competere a livello globale.

L’infrastruttura tecnologica avanzata, rappresentata da centri come il supercomputer Leonardo, rappresenta un punto di eccellenza che potrebbe spingere il Paese a diventare leader nel campo dell’intelligenza artificiale.

Che cos’è la direttiva Nis 2

La direttiva NIS2 (Network and Information Security) è una normativa dell’Unione europea sulla cybersicurezza, pensata per aggiornare la precedente direttiva NIS. Il suo obiettivo è armonizzare i livelli di sicurezza informatica tra gli Stati membri, in modo simile a quanto fatto dal GDPR per la protezione dei dati. Entrata in vigore il 16 gennaio 2023, la direttiva deve essere recepita dai Paesi dell’UE entro il 17 ottobre 2024.

NIS2 mira a proteggere le “entità essenziali e importanti” che operano in settori critici come energia, trasporti, sanità e pubblica amministrazione. La direttiva richiede alle aziende di adottare un approccio proattivo nella gestione dei rischi informatici, monitorando costantemente la propria sicurezza e implementando misure efficaci per prevenire attacchi come il ransomware. La normativa non si limita alle grandi imprese, ma coinvolge anche piccole e microaziende in base al settore in cui operano.

Le aziende devono mettere in atto un sistema di governance della sicurezza, che prevede audit regolari, gestione dei rischi e piani di risposta agli incidenti. È essenziale adottare pratiche di igiene informatica, come l’aggiornamento continuo dei sistemi e l’implementazione dell’autenticazione a più fattori.

Il mancato rispetto della direttiva NIS2 può comportare sanzioni rilevanti: fino a 10 milioni di euro o il 2% del fatturato per le entità essenziali, e fino a 7 milioni di euro o l’1,4% del fatturato per le altre aziende.

Come ricordato da Frattasi durante il convegno “nessun soggetto è immune da minacce digitali”, invitando le aziende ad adottare misure proattive per identificare e mitigare i rischi.

Commenta