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Insetti e nuova alimentazione: già ora ne consumiamo 500 grammi e la dieta mediterranea non è quella che crediamo

Foto di kie-ker da Pixabay

Da fine gennaio 2023 abbiamo la possibilità di acquistare al supermercato anche alimenti derivati da insetti. L’unione europea ha dato il via libera alla loro commercializzazione ampliando la lista, già presente dal 2015, degli insetti commestibili. In realtà noi europei, già consumiamo alimenti derivanti da insetti, ma magari non ci facciamo caso. Vi sarà sicuramente capitato di acquistare al supermercato un prodotto contenente in etichetta la dicitura “E120”, appartenente al gruppo dei coloranti. L’acido carminico è un prodotto di colore rosso che si ottiene dalla macinazione della cocciniglia, un insetto fitofago. La cocciniglia va fatta essiccare e poi macinata. Se a questo stadio di preparazione aggiungiamo acqua calda, otteniamo il colore rosso.

Arriva dalla macinazione della cocciniglia il colorante di aranciate, caramelle, liquori e aperitivi

Questo colorante lo ritroviamo in aranciate, yogurt, liquori, caramelle e nel nostro amato Spritz all’aperitivo. Da diverso tempo però molte aziende, appoggiando il codice “cruelty free”, utilizzano lo stesso colorante ma sintetico. Questa potrebbe essere definitivamente la prova che un alimento “naturale” non vuole dire niente e che il suo omologo sintetico uguale se non meglio! Ma andiamo avanti… Addirittura lo IULM di Milano certifica che, durante l’anno, consumiamo circa 500 gr di insetti inconsapevolmente o che alcuni alimenti di uso comune possono contenerne traccia. Dalla cioccolata che ammette fino a 8 “pezzi”, all’aranciata con un massimo di 5 moscerini. E’ solo un limite culturale il nostro, poiché nel mondo circa 2 miliardi di persone consumano insetti lo fanno da oltre 2000 anni. Inoltre l’UE, svolge ricerche accurate su quali insetti poter ritenere commestibili, il tutto per certificarli sicuri per la salute. Il cibo e l’atto di nutrirsi è troppo condizionato da quello che vediamo. Quando veniamo allattati al seno non possiamo vedere cosa consumiamo ma ci alimentiamo diverse volte al giorno.

C’è inoltre chi sostiene che questo inserimento di alimenti possa in qualche modo andare a disturbare la reputazione della nostra dieta mediterranea. Mi piacerebbe incontrare queste persone, che hanno anche ruoli istituzionali o comunque di spessore, che asseriscono che c’è un attacco alla nostra cultura alimentare e addirittura decantano le sue proprietà riconosciute a livello sanitario, come se davvero ne capissero qualcosa.

Qualche precisazione opportuna sulla dieta mediterranea

Siete sicuri che la dieta mediterranea, decantata da qualunque operatore sanitario (e a volte anche da chi non si occupa di nutrizione), sia la vera dieta mediterranea originaria e non una modificazione della stessa che si è adattata in oltre 70 anni dalla sua scoperta? Siamo il paese dove ha preso luogo lo studio originario del dottor Keys, nel sud Italia, ma siamo anche il paese che segue meno di tutti, a livello mondiale, questo regime. In più, i nostri bambini, soprattutto al sud, sono quelli che nutrizionalmente parlando stanno peggio, con percentuali di obesità annualmente in crescita. Nella dieta mediterranea si consumava pesce fresco solo nelle zone costiere, non nell’entroterra, dove invece si preferiva essiccarlo per poterlo conservare e trasportare. Si consumava quello che la terra dava stagionalmente, e molto spesso si digiunava. Si mangiavano legumi e ghiande, il grasso di maiale era il condimento principale, non l’olio d’oliva. Si è sempre fatto confusione sul concetto di “mediterraneo” generalizzando, come spesso succede. Quello che si mangiava sulla costa non si mangiava nell’entroterra, eppure sempre lo stesso paese era, ed è! La dieta mediterranea come la conosciamo è la fusione di culture diverse, soprattutto greca (che è sempre un paese mediterraneo!) e di periodi diversi.

La scelta ecologica degli insetti: gli allevamenti intensivi non sono più sostenibile a livello globale

Siamo arrivati col tempo alla definizione della piramide alimentare che troviamo oggi su tutti i libri di nutrizione e su qualsiasi sito internet, ma ne sono stati fatti di cambiamenti prima di arrivare a questa! L’Italia non vanta nessuna “sovranità” alimentare, non deve difendere nessun valore in cucina e nessuno ha interesse a rilegare alla sola memoria la dieta mediterranea. La scelta di introdurre prima, e ampliare successivamente, la lista degli insetti commestibili ha una ragione ecologica dietro. E’ ormai appurato che le condizioni di allevamento intensivo non siano più sostenibili a livello globale a causa delle emissioni di gas serra. Il consumo di derivati di insetti, quindi farine principalmente, o insetti interi è pensato a posta per poter sostituire il prodotto di origine animale per eccellenza, ovvero la carne. La composizione a livello proteico è pressoché uguale, ma la quantità e qualità dei grassi e decisamente a sfavore per la carne tradizionale. Ne saranno felicissimi i personal trainer o chi vive perennemente in palestra e i guru dei prodotti fit. Ma poi, quanta farina di insetto ci sarà all’interno del pacco di farina classica (perché di questo stiamo parlando, di una miscela di farine)? Per le farine sono previsti 2 gr ogni 100 di farina classica, ovvero il 2%. Percentuali simili sono previste per tutti gli altri tipi di prodotto. E quindi? Dovrebbe essere l’introduzione di questa nuova frontiera alimentare a mettere in crisi un retaggio culturale che non viene più osservato?

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