Nonostante sia stato l’anno dei lockdown un po’ ovunque nel pianeta, il 2020 non sarà ricordato per un miglioramento effettivo della qualità dell’aria. Nello studio condotto dalla società di ricerca svizzera IQ Air non si parla di emissioni di CO2 (quelli sono fattori climalteranti) ma di inquinamento atmosferico, cioè di presenza di polveri sottili (Pm 2,5, quelle più nocive per la salute) nelle città di tutto il mondo. Il verdetto è disarmante: nell’84% dei Paesi c’è stata in effetti una diminuzione dei valori di particelle riscontrati durante l’anno, ma nell’insieme in oltre tre quarti dei Paesi del mondo esse sono rimaste ben sopra la soglia di allarme fissata dall’Organizzazione mondiale della Salute.
Soprattutto nelle grandi metropoli (Nuova Dehli la peggiore ma anche Pechino, Chicago, Seul, Londra) e soprattutto negli Stati Uniti, dove la concentrazione di Pm 2,5 è persino aumentata, del 6,7%, a causa dei grandi incendi esplosi soprattutto in California. Questo ha fatto sì che il 38% delle città americane non abbiano rispettato i limiti fissati dall’Oms nel 2020, contro il 21% del 2019. Alla fine dei conti, sul totale dei 106 Paesi esaminati, solo in 24, nonostante il lockdown e il rallentamento delle attività e del traffico urbano, sono risultati in regola. Tra questi non c’è l’Italia, mentre in Europa le performance peggiori le hanno registrare Bosnia, Macedonia e Bulgaria.
A livello mondiale come al solito si distinguono in negativo le città asiatiche: secondo IQ Air Nuova Dehli si conferma la capitale con la qualità dell’aria peggiore, seguita da Dacca, Ulan Bator, Kabul e Doha. Pechino è quindicesima, ma soprattutto impressiona che 42 delle 50 città più inquinate del mondo sono concentrate in tre Paesi: India, Bangladesh e Pakistan. Considerando anche la Cina, c’è quasi l’en plein: 49 su 50. Le capitali con l’aria più pulita sono invece Stoccolma, Helsinki e la capitale della Nuova Zelanda Wellington.
Lo studio tuttavia rileva che il calo delle particelle sottili in alcune grandi città (per esempio Pechino -11%, Londra -16%) ha contribuito a salvare migliaia di vite umane perché va ricordato che l’inquinamento atmosferico provoca circa 7 milioni di morti premature ogni anno secondo l’Oms (ma altri studi arrivano a stimare 9-10 milioni di decessi), e riduce l’aspettativa media di vita nel mondo di 3 anni. Nei Paesi europei questo dato è più contenuto, ma chi vive in Cina ha una speranza di sopravvivenza inferiore di 4,1 anni in media, che diventano 6 anni nella provincia dello Hebei e addirittura 8,5 anni nell’Uttar Prasdesh, uno Stato al Nord dell’India.