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Innovazione: per i grandi gruppi si fa a porte aperte

FIRSTonline

Innovazione: come farla in una grande azienda. In una di quelle aziende che Alessandro Profumo, ad di Leonardo, ha definito “elefanti” e di cui anche Francesco Starace, numero uno di Enel, ha confermato essere “poco portate a fare innovazione, soprattutto dall’interno”. Se ne è parlato mercoledì mattina al Politecnico di Milano, il tempio della ricerca italiana, dove negli ultimi tre anni i brevetti sono cresciuti del 72%.

Oltre a Starace e Profumo, erano presenti anche l’ad di Poste Italiane Matteo Del Fante e quello di Fs, Renato Mazzoncini. Ha aperto l’amministratore delegato di Enel, che organizzava l’evento attraverso la propria fondazione: “La prima difficoltà è quella della cultura anti-innovativa: la prima regola per un imprenditore è di non sbagliare, poi casomai di rischiare e di innovare. E’ così soprattutto nel nostro mercato, quello dell’energia”. La svolta è stata quella di legare la scarsità di innovazione alla sostenibilità, in modo da rendere l’innovazione necessaria.

Subappaltandola all’esterno, dove è più agile rispetto alla struttura di una grande azienda e dove lavorano apposite professionalità e giovani talenti, in grado anche di garantire un ricambio generazionale che spesso è difficile in realtà con molti dipendenti: “E’ la cosiddetta Open Innovation, l’innovazione aperta, quella che cerca competenze anche all’esterno, attraverso collaborazioni orizzontali con centri di ricerca, hub innovativi, università e startup”.

Il primo passaggio è individuare dei problemi da risolvere e cercare qualcuno che li risolva: “Abbiamo già finanziato 140 progetti con realtà esterne, in 35 casi queste sono già diventate spinoff, aziende vere e proprie che fanno innovazione per conto di Enel ma non solo”. Col risultato che anche all’interno dell’azienda, superando il vecchio modello della divisione R&D, si finisca per creare spirito innovativo: “Andare fuori e aprirsi all’innovazione ha fatto uscire fuori anche l’innovatività che era dentro l’azienda ma che non veniva fuori”, ha ammesso Starace.

“All’interno di un grande gruppo è difficile fare innovazione disruptive”, ha proseguito Renato Mazzoncini di Fs. “Attraverso collaborazioni con aziende esterne e con lo stesso Politecnico stiamo, ad esempio, già innovando il sistema di manutenzione dei treni, grazie allo sviluppo di sensore che rilevano l’effettiva usura del treno e ai Big Data che tramite uno specifico algoritmo possono riorganizzare e ottimizzare la manutenzione stessa”.

Non è tutto: la recente fusione con Anas sta aprendo nuovi scenari, come quello dell’elettrificazione delle strade extraurbane. Un progetto che viene già sperimentato in alcuni Paesi del Nord Europa come la Svezia, “dove peraltro anche lì la società ferroviaria e quella stradale si sono unite. L’E-Highway permetterà ai camion di trasportare merci su strada come se fossero tram o filobus, contribuendo pertanto a rispettare gli obiettivi della COP21 che prevede che almeno il 50% delle merci venga trasportato non su gomma entro il 2050. Oggi siamo al 7%”.

Innovazione significa anche collaborare ed esportare know how all’estero, e sempre Fs ne sa qualcosa dopo l’acquisizione in Olanda di una società che costruisce autobus elettrici: “Entro il 2025 l’Olanda immatricolerà solo autobus full electric. E abbiamo anche comprato le ferrovie greche, dentro le quali porteremo tutta l’innovazione acquisita negli ultimi 20 anni: facciamo quasi 2 miliardi di fatturato in Europa, in sei Paesi”, ha chiuso Mazzoncini.

L’Open Innovation è fondamentale anche per Leonardo, che proprio ieri ha presentato il suo piano industriale al 2022. Non ne ha fatto mistero l’amministratore delegato Alessandro Profumo: “Open significa stimoli dall’esterno, più freschezza e vitalità. Innovazione significa prodotti migliori, più efficienti. Ormai i clienti non chiedono più dei bei prodotti, ma dei servizi. Quando ci chiedono degli elicotteri, ci chiedono delle ore di volo garantite: la tecnologia significa manutenzione preventiva”.

Il pre-requisito, secondo Profumo, sono gli investimenti dedicati: “Dedichiamo quasi il 12% in ricerca e sviluppo, 1,4 miliardi l’anno, e tra i nostri dipendenti quasi uno su quattro è ingegnere. Il problema casomai è l’età, ma l’open innovation può aiutare anche in questo, nel ricambio generazionale”. Di quegli 1,4 miliardi, il 5% è investito in tecnologie pure, il 35% in nuovi prodotti e il 60% il miglioramento di prodotti già esistenti.

“Poi sono decisive le collaborazioni esterne – ha spiegato Profumo -: nel 2017 abbiamo messo in campo 200 collaborazioni con università e centri di ricerca, anche esteri”. Le grandi sfide del futuro sono la difesa e i veicoli volanti elettrici: “La difesa a livello europeo, perché o si fa a quel livello o non si fa. E poi la propulsione ibrida o elettrica per gli oggetti volanti, a incominciare dagli elicotteri. Un elicottero, tranne in alcune fasi come decollo e atterraggio, può tranquillamente muoversi con energia elettrica”.

Per quanto riguarda Poste Italiane, infine, l’innovazione è tutta legata alle evoluzioni dei sistemi di pagamento digitali. “Stiamo investendo sulla tecnologia blockchain – ha detto l’Ad Del Fante -, collaboriamo con 80 aziende e startup, tutte italiane, in questo ambito. Il 2018 potrebbe essere l’anno in cui il Fintech e la finanza per così dire reale convergeranno”.

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