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Innovazione e sostenibilità: come cambiano le imprese

Enel

L’innovazione per la sostenibilità è uno dei principali temi al centro del programma di lavoro della nuova Commissione europea e dell’agenda politica nazionale. Si è diffusa la consapevolezza che solo con il progresso tecnologico e la digitalizzazione si possono perseguire alcuni obiettivi vitali come la disponibilità di sufficienti risorse alimentari, la tutela dell’ambiente e della biodiversità, l’aumento dell’efficienza energetica e la lotta contro il cambiamento climatico. Di tutto ciò si è parlato nel corso di un recente incontro della giunta di Assonime, l’Associazione fra le società italiane per azioni, che ha deciso di dar vita a tre gruppi di lavoro proprio su questi temi.  

Il punto di partenza è l’analisi delle differenze fra ieri e oggi. Negli ultimi 20-25 anni, infatti, si è assistito a un completo rivolgimento nel diritto societario: le imprese hanno iniziato a lavorare preferibilmente su un orizzonte di lungo termine, diventando meno contendibili e più sostenibili.

Ai tempi delle grandi privatizzazioni delle imprese pubbliche gli amministratori erano tenuti prima di ogni altra cosa a produrre utili per gli azionisti: era questo l’unico modo per attirare l’interesse degli investitori esteri. Oggi invece lo scenario è cambiato, perché il tema della sostenibilità è diventato centrale. Il profitto non è più l’unico scopo dell’impresa, che oltre agli interessi degli azionisti è chiamata sempre di più a tutelare anche l’ambiente, i lavoratori, i creditori, i consumatori. In una parola (inglese), gli stakeholder. Del resto, ormai le scelte in tema di sostenibilità fanno parte della strategia concorrenziale delle imprese, che in vari settori (dall’energia alla moda, passando per l’alimentare e molti altri) sono consapevoli di quanto sia fondamentale costruirsi un’immagine di azienda sostenibile.

Ma i cambiamenti avvenuti nell’ultimo ventennio si articolano anche su un altro piano. La fine degli anni Novanta era il periodo della contendibilità delle imprese, delle Opa ostili, delle “società aperte” (dal nome di un famoso seminario dell’associazione Preite promosso con un gran numero di economisti di Bankitalia capeggiati da Fabrizio Barca). Oggi, al contrario, i grandi gruppi tendono a trasferire all’estero la sede sociale (di preferenza in Olanda), nel chiaro intento di proteggere gli assetti societari da assalti esterni.

In questo scenario si inserisce il piano di azione 2018 della Commissione, che propone 10 azioni per finanziare la crescita sostenibile, puntando a tre obiettivi fondamentali: orientare i flussi di capitali verso società e strumenti finanziari sostenibili; gestire i rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici, degrado ambientale e questioni sociali; promuovere una visione a lungo termine dell’impresa.

È importante che le imprese partecipino attivamente a questi cambiamenti – scrive Assonime – sia nella definizione del quadro giuridico, sia nella individuazione degli obiettivi, promuovendo le azioni necessarie in favore dello sviluppo sostenibile”. Per questo i gruppi di lavoro dell’Associazione punteranno a “individuare gli aspetti di autodisciplina o normativi da rafforzare per sostenere il processo di cambiamento”.

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Categories: Economia e Imprese