Apple mantiene il primato di azienda più innovativa al mondo, seguita da Alphabet (Google) e da Amazon. Fuori dal podio troviamo Microsoft e soprattutto Tesla, che in un anno scala ben sei posizioni. Chiudono la top-10 Samsung, Ibm, Huawei, Sony e Pfizer. La classifica è stilata dal Boston Consulting Group nell’ultima edizione del suo studio annuale sulle società più innovative al mondo.
Per quanto riguarda i colossi in discesa, escono dalle prime dieci posizioni Facebook, al tredicesimo posto (giù di tre posizioni), e Alibaba, un gradino più sotto (-7).
I gruppi che hanno fatto registrare i miglioramenti più significativi sono invece Siemens (undicesima, +10 posizioni), Oracle (quindicesima, +10), Toyota (ventunesima, +20) e Salesforce (ventiduesima, +14).
Tra i giganti farmaceutici produttori di vaccini anti-Covid, J&J è al ventesimo posto, Moderna al 42esimo e AstraZeneca al 49esimo.
Il Paese più rappresentato nella classifica sono gli Stati Uniti, con ben 27 delle aziende più innovative, seguiti a lunga distanza da Cina e Germania (entrambe con 5), Giappone (4) e Sud Corea (3).
“I Ceo stanno aumentando gli sforzi e gli investimenti, riconoscendo gli effetti positivi dell’innovazione sulla resilienza delle proprie aziende e la creazione di valore”, spiega Luca Gatti, partner di Bcg.
In generale, dall’analisi emerge che l’innovazione è un buon investimento: un portafoglio costituito dalle 50 aziende quotate più innovative avrebbe reso il 3% più dell’indice globale (MSCI World) dal 2005 a oggi e addirittura il 17% in più nel solo 2020.
“Vediamo però un rischio – continua Gatti – le aziende non sono ancora del tutto pronte a innovare. La buona notizia è che la maggior parte di queste può migliorare la propria preparazione con alcuni cambiamenti mirati nella strategia, nel design del modello operativo e nelle capacità organizzative. Ad esempio, guardando agli innovatori di successo, emerge l’importanza di creare collaborazione tra diverse aree aziendali come Ricerca e Sviluppo (R&S) e Sales & Marketing, che insieme permettono di pensare sia in termini di prodotto che di cliente”.
La situazione dell’Italia appare in controluce. L’89% delle aziende intervistate nel nostro paese considera l’innovazione una delle prime tre priorità, in crescita del 24% rispetto all’anno scorso. Il 50%, in linea con la media globale, si definisce realmente “impegnato” nell’innovare, ma solo il 43% delle imprese italiane prevede di aumentare la spesa per l’innovazione (contro il 62% a livello globale) e solo il 15% può realmente definirsi pronta. Allineato alla media, il 45% di imprese si considera leader nell’innovazione nel suo settore, contro il 50% a livello globale.
Secondo Gatti, “alla luce dell’impatto della crisi, può essere comprensibile per le aziende non prevedere aumenti di spese in R&S. Tuttavia, è utile tenere presente che, in una prospettiva di lungo termine, gli investimenti effettuati durante una crisi sono quelli che portano i frutti migliori quando questa sarà passata”.