Infrazioni Ue e conseguenti multe: per l’Italia siamo a quota 80, un numero non proprio irrisorio, ma comunque considerato “fisiologico” Sono gli ultimi dati disponibili, che tengono conto delle decisioni prese dalla Commissione europea il 28 aprile scorso, e comunicati in aula al Senato dal relatore sulla legge europea 2015 e sugli obblighi dell’appartenza dell’Italia alla Ue.
Di queste 80 procedure, 62 sono per violazione del diritto dell’Unione e 18 per mancato recepimento di direttive. “Si tratta di un risultato eccezionale, frutto di un lavoro mirato ed efficace che ha portato il numero ad un livello che può essere definito fisiologico, paragonabile a quello degli altri Stati membri”, ha rimarcato il relatore, il senatore pd Roberto Cociancich.
Le procedure di infrazione si distinguono in una prima fase (ex articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea), che si conclude con una sentenza della Corte di giustizia che accerta la violazione e impone la necessaria modifica normativa e il pagamento delle spese giudiziarie.
In caso di inadempimento di tale sentenza si può aprire una seconda fase, che si conclude con un’ulteriore sentenza di condanna, che questa volta comporta il pagamento di sanzioni pecuniarie. Le sanzioni sono di due tipi: 1) la somma forfettaria, che mira a punire l’inadempimento in quanto tale, 2) e la penalità di mora, che ha lo scopo di sollecitare la cessazione dell’infrazione nel più breve tempo possibile.
Le due sanzioni possono essere inflitte cumulativamente nei casi nei quali la violazione del diritto dell’Unione sia particolarmente grave e persistente. Indicativamente, per l’Italia la somma forfettaria minima è pari a euro 8.916.000, mentre la penalità di mora oscilla tra un minimo di euro 10.753,50 e un massimo di euro 645.210 per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione della sentenza, a seconda della gravità dell’infrazione