Dal 2016 i governi italiani hanno stanziato 140 miliardi di euro per le infrastrutture pubbliche, ma di questa somma è stato speso meno del 4%. La stima – elaborata dall’Ance – è stata rilanciata da Assonime, che martedì ha presentato a Roma un rapporto sulla politica delle infrastrutture.
Nel giorno in cui il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, annuncia in un’intervista al Sole 24 Ore un piano di investimenti proprio per questo settore, l’Associazione delle società per azioni fa notare che il problema numero uno del nostro Paese non è la mancanza di risorse finanziarie.
TEMPI LENTI: SOPRA I 100MILA EURO SERVONO PIÙ DI 15 ANNI
Secondo un recente studio dell’Agenzia per la coesione territoriale – ricorda ancora Assonime – in Italia “la media di realizzazione delle opere pubbliche è di 4,4 anni e varia da 2,6 anni per i progetti di valore inferiore a 100mila euro a 15,7 anni” per quelli di valore superiore a questa soglia.
PAGAMENTI PA: IN ITALIA TEMPI DOPPI RISPETTO ALLE REGOLE UE
A questa lentezza si sommano i ritardi nei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche. Dalla piattaforma dei crediti commerciali presso il Mef risulta che il tempo medio dei pagamenti è ancora pari a 55 giorni, circa il doppio rispetto al massimo previsto dalla normativa europea (30 giorni).
“L’impatto combinato della crisi e dei ritardi di pagamento è stato dirompente – si legge nel rapporto – Secondo i dati Ance, negli ultimi 10 anni 120mila imprese sono state costrette a chiudere e si sono persi circa 600mila posti di lavoro”.
CIPOLLETTA: “INFRASTRUTTURE VOLANO PER CRESCERE, MA SONO BLOCCATE”
“Il Paese sta scivolando verso la terza recessione in 10 anni e siamo ancora lontani dai livelli di reddito del 2008 – sottolinea Innocenzo Cipolletta, presidente di Assonime – Per contrastare questa tendenza, un contributo importante deve arrivare dal sistema infrastrutturale, che è un volano decisivo per la crescita economica. Ma in Italia ci sono progetti già cantierati che rimangono bloccati, fermi”.
INVESTIMENTI PUBBLICI IN INFRASTRUTTURE: -30% IN 10 ANNI
Nel frattempo, cala anche la quota di risorse destinate alle infrastrutture. Gaetano Maccaferri, coordinatore del gruppo di lavoro che ha realizzato il rapporto, parla di “emergenza nazionale: in valore assoluto, la spesa per investimenti pubblici in infrastrutture è diminuita da 47 miliardi del 2007 a 36 miliardi nel 2016, per poi scendere ancora a 34 miliardi nel 2017 e a 33 miliardi nel 2018”.
A fronte di questi numeri, il piano annunciato da Conte è accolto con favore da Cipolletta, che però sottolinea la “mancanza di elementi tecnici relativi al progetto”, auspicando che possano arrivare “nei prossimi giorni”.
CASSESE: “LE PROMESSE DI CONTE NON SERVONO A NULLA”
Molto più polemico Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale: “Chi ci dice che il presidente del Consiglio parli a nome dell’unità del Governo, come prevede la Costituzione? L’incertezza nella guida politica è la principale ragione del blocco delle opere pubbliche. Peraltro, l’intervista del Presidente è un atto di sfiducia nei confronti del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che non viene neanche menzionato e secondo me dovrebbe dimettersi (si tratta dello stesso ministro secondo cui ‘in Italia non esistono opere pubbliche bloccate’). Il Presidente del Consiglio pensa che in Italia, fatta la legge, sia risolto il problema. Ma non è affatto così: poi serve un decreto, un regolamento. Le norme sono fatte per ostacolare la realizzazione delle opere, non per favorirla. Le promesse di Conte non servono a nulla”.