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Infrastrutture, il “non fare” costa 606 miliardi ma qualcosa è cambiato

Il 2016 costituisce uno spartiacque per il settore delle infrastrutture sia per le realizzazioni ma anche, e forse soprattutto, per il cambio di paradigma nella loro pianificazione. La conclusione di tre opere per anni emblematiche dell’inefficienza infrastrutturale del Paese, la Salerno-Reggio Calabria, la Variante di Valico e la ferrovia AV Treviglio-Brescia, rappresentano un segno di cambiamento e rottura con il passato.

Il processo di riforma del settore sta comportando una revisione degli obiettivi prioritari e conseguenti modifiche del quadro normativo. Si pensi all’approvazione del nuovo Codice degli appalti pubblici, al superamento della Legge obiettivo, all’emanazione delle Linee-Guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche del MIT. Tutto ciò è il risultato di un nuovo approccio alla pianificazione e realizzazione delle infrastrutture che pone al centro la qualità dell’opera e la sua effettiva utilità economica, ambientale e sociale.

Un altro aspetto del cambiamento è la crescente attenzione delle imprese alle nuove tecnologie, in particolare a quelle digitali, e al miglioramento delle infrastrutture esistenti per riqualificare i servizi erogati e ridurne i costi. In sostanza, si guarda sempre più all’intelligenza delle infrastrutture piuttosto che all’acciaio e al cemento.

Per questi motivi lo Studio 2016 della Infrastructure Unit di Agici si focalizza sulle seguenti tematiche:

* L’individuazione delle nuove priorità infrastrutturali e il calcolo dei Costi del Non Fare nell’orizzonte temporale 2016-2030;

* L’analisi delle principali metodologie di valutazione degli investimenti in infrastrutture a livello nazionale e internazionale e il focus sulla Analisi Costi Benefici;

* Lo studio delle principali tecnologie IoT al servizio delle infrastrutture.

Dalle diverse analisi ciò che emerge è, prima di tutto, il costo dovuto alla mancata realizzazione delle opere prioritarie in Italia, nel periodo 2016-2030, pari a 606 miliardi di €. Compare, dunque, un Costo del Non Fare a carico del Paese in termini economici, ambientali e sociali ancora molto elevato, nonostante le diverse realizzazioni del 2015: 90 miliardi nei settori energetici e ambientali; 137 miliardi nei settori della mobilità e della logistica; 380 miliardi nel settore delle TLC (Banda Ultralarga).

Si richiama, inoltre, l’attenzione sulla necessità di una articolata metodologia di valutazione, selezione e monitoraggio dei progetti infrastrutturali, soprattutto con risorse pubbliche scarse, per orientare gli investimenti verso opere davvero prioritarie, per realizzare opere di qualità e per favorire una corretta allocazione delle risorse. Nei decenni scorsi si sono sviluppate varie metodiche su cui, a nostro parere, primeggia l’Analisi Costi Benefici (ACB).

Infine, anche le nuove tecnologie rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo di infrastrutture efficienti e di qualità in un contesto di risorse limitate. Le tecnologie digitali, in particolare i dispositivi dell’Internet of Things (IoT), offrono immense opportunità per il mondo delle infrastrutture. Dati i trend in atto a livello mondiale, come la progressiva e inarrestabile urbanizzazione, e le politiche per la sostenibilità delle città, europee e nazionali, emerge come la digitalizzazione e le tecnologie IoT siano fondamentali per sviluppare ambienti resilienti e sostenibili, che rispondano efficacemente ai rischi dell’inquinamento, al consumo energetico e al cambiamento climatico, sviluppare cioè le Smart City. I risultati dello Studio saranno presentati l’8 febbraio a Milano alla presenza di importanti esponenti delle istituzioni, delle utilities, dell’industria e della finanza, in occasione del Workshop annuale dell’Infrastructure Unit: Qualificare gli investimenti infrastrutturali. Esperienze e strumenti per ridurre gli sprechi.

Al termine del Workshop verrà consegnato il Premio Sviluppo Infrastrutture 2016 al Prof. Ennio Cascetta, coordinatore della Struttura Tecnica di Missione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT), per aver innovato, in una fase complessa del MIT, pianificazione, programmazione e selezione delle opere infrastrutturali del Paese.

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