L’Europa ha bisogno di crescita e per sbloccare la situazione critica e creare impiego, c’è necessità di maggiori – e soprattutto migliori – investimenti nelle infrastrutture. Si stima che da qui al 2020 i Paesi europei dovranno investire 2.000 miliardi in più di quanto progettato e altri 15.000 miliardi fino al 2030, per affrontare i cambiamenti climatici, l’innalzamento dell’età della popolazione e per la sostituzione delle infrastrutture esistenti che risulteranno obsolete.
Lo dice la Chatam House, il secondo Think Tank più importante al mondo – e il primo non americano – in un rapporto intitolato Building Growth in Europe: innovative financing for infrastructure, letteralmente Costruire la crescita in Europa: finanziamenti innovativi per le infrastrutture. Già dall’attacco del report appare chiaro come l’obiettivo di una crescita economica a livello europeo, passi necessariamente da una maggiore attenzione alle problematiche legate alla realizzazione delle infrastrutture a livello europeo.
La crisi finanziaria ha però reso la situazione più complicata, riducendo drasticamente la porzione del Pil dedicata alla voce infrastrutture: in Inghilterra, per esempio, questa è diminuti dal 21,3% del periodo pre-2007 al 17,3% del 2013. Il lavoro della Chatam House si riferisce a un’implementazione degli sforzi per quelle infrastrutture non più rivolte entro i relativi confini nazionali dei paesi membri Ue, bensì a quelle che il rapporto chiama pan-europee, perché coinvolgono risorse, materiali e manodopera proveniente da diversi Paesi dell’Unione. Per finanziare progetti europei c’è bisogno di più Europa, quindi il carico dei costi dei progetti selezionati dovrà essere suddiviso tra Unione europea e Paesi membri, con politiche dirette a una sempre maggiore cooperazione inter-statale in un’ottica sempre più sovranazionale.
Nell’esaminare quali siano le modalità per incentivare gli investimenti nelle infrastrutture, viene data centrale rilevanza al metodo di selezione dei progetti da finanziare. Questi dovranno essere quelli con una dimensione transnazionale, un’elevata intensità tecnologica e, ovviamente, il criterio del ritorno economico è un discrimine fondamentale. Per raggiungere questo obiettivo, la Chatam House consiglia la creazione di un’Agenzia Europea per le Infrastrutture che sia responsabile del coordinamento e dell’incentivazione di una strategia pan–europea per le infrastrutture.
Più nello specifico, il rapporto auspica una sempre maggiore collaborazione tra il settore privato e quello pubblico, evitando di isolare a uno o l’altro questo o quel progetto. Il settore pubblico, per esempio, dovrà giocare un ruolo centrale nelle fasi iniziali della realizzazione dei progetti. Accanto all’incoraggiamento nella creazione di partnership tra il pubblico e il privato, il rapporto del Think Tank spiega come trovare le risorse. Facilitare l’accesso ai fondi di investimento a lungo termine è essenziale, e dovrà essere all’ordine del giorno dei programmi di quei partiti che sono stati eletti nelle recenti votazioni per il Parlamento europeo. Le risorse, infine, sono da ricercarsi sia nella Banca europea per gli investimenti, che negli istituti nazionali di credito e sviluppo – come lo sono la Cassa Depositi e Prestiti in Italia e il Caisse des Depots et Consignations francese.
Nelle intenzioni della Chatam House, insomma, si vuole costruire materialmente l’Europa dell’immediato futuro. Per farlo, bisogna uscire dal pericolo di una stagnazione economica cronica, possibile esclusivamente grazie a una più efficace ed effettiva collaborazione – politica ed economica – tra gli stati dell’Unione europea.