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Inflazione Usa al top da 40 anni ma Piazza Affari resiste sopra 27mila: Cnh, Tim e banche super

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Le Borse europee chiudono contrastate, accusando il colpo proveniente dagli Usa, dove a gennaio l’inflazione ha registrato il rialzo più elevato dal 1982. Il finale è in verde per Milano (+0,23%), Madrid (+0,54%) e Francoforte (+0,05%), mentre Parigi (-0,4%) e Amsterdam (-0,95%) si arrendono ai realizzi. Fuori dall’Ue, Londra ha archiviato la seduta con un rialzo dello 0,38%.

Inflazione Usa e la Fed

Alle 14 di oggi (ora italiana) è stato reso noto il dato più atteso della settimana. A gennaio, l’inflazione Usa è salita del 7,5% rispetto allo stesso mese del 2021, a fronte di stime pari a +7,2%. Si tratta del maggiore rialzo degli ultimi 40 anni, vale a dire dal febbraio del 1982. L’aumento su base mensile è stato dello 0,6%, anche in questo sopra le attese degli analisti. L’indice core dell’inflazione, quello al netto di energia e alimentari, ha segnato un aumento del 6%, in accelerazione rispetto al 5,5% di dicembre.

Secondo gli analisti, i dati odierni sui prezzi al consumo aumentano le chance di un incremento dei tassi di 50 punti base da parte della Fed già nel mese di marzo. Non solo, secondo le stesse previsioni, entro luglio potrebbe esserci un rialzo dei tassi dell’1%, mentre nell’intero 2022 gli incrementi complessivi dei tassi potrebbero essere addirittura sei. 

Eurozona: inflazione e Pil 

A raffreddare l’umore delle Borse sono arrivate anche le previsioni della Commissione Ue sul Pil e inflazione dell’Eurozona. Bruxelles ha rivisto al rialzo le attese sull’inflazione per gli alti prezzi dell’energia, ma anche per l’ampliamento delle pressioni inflazionistiche su altre categorie di beni a partire dall’autunno. Nel complesso, l’inflazione nell’area euro nel 2022 dovrebbe arrivare al 3,5% (il 3,9 nell’Ue) prima di scendere all’1,7% (1,9% nell’Ue) nel 2023. Per l’Italia l’inflazione è attesa sopra il livello dell’Eurozona (al 3,8%) nel 2022, per poi scendere all’1,6% nel 2023. 

Le stime di crescita sono invece state riviste al ribasso. Il Pil dell’area euro crescerà del 4% nel 2022 (era +4,3%) e del 2,7% nel 2023. Per il nostro Paese le previsioni parlano invece di +4,1% nel 2022 e +2,3% nel 2023. 

Da tenere in considerazione anche le novità arrivate in mattinata dall’Eurotower: la Bce Bce ha annunciato la decisione di eliminare le misure di “sollievo” sul capitale concesse alle banche per l’emergenza pandemica. 

Spread e rendimenti

Subito dopo la pubblicazione del dato sull’inflazione statunitense, i rendimenti dei titoli del Tesoro Usa hanno registrato un’impennata, con quello del decennale che ha superato il 2% per la prima volta dall’agosto 2019. Non è andata meglio da questa parte dell’oceano, dove il tasso sul Btp a 10 anni è salito all’1,89%. Brusca la reazione dello spread, che ha chiuso a quota 158 punti base dai 151 della vigilia. 

In mattinata il Tesoro ha emesso 6,5 miliardi di titoli a 12 mesi, con un rendimento pari a -0,324%, in rialzo di 12 centesimi rispetto all’asta del mese precedente e ai massimi da settembre 2020. La domanda che si è attestata a 9,732 miliardi di euro, con un rapporto tra domanda e offerta pari a 1,50.

Sul valutario L’euro scende sotto quota 1,14 sul biglietto verde.

La reazione di Wall Street

Dopo un’apertura in profondo rosso, i listini Usa provano a limitare i danni, consolandosi con le trimestrali positive pubblicate da alcuni colossi. Il Nasdaq cede lo 0,8%, così come lo S&P 500, mentre il Dow Jones lascia sul terreno lo 0,4%. Sull’azionario si mette in evidenza il titolo Disney (+5%) dopo aver pubblicato conti positivi, con utili sopra le attese e ricavi raddoppiati per i parchi di divertimento. In forte rialzo (+3,5%) anche Uber, che ha registrato un utile per azione pari a 44 centesimi (da -54 centesimi) e ricavi in crescita dell’83%. Viaggia sulla parità invece Twitter, che ha reso noti conti sotto le attese e ha annunciato un programma di buyback azionario da 4 miliardi di dollari. In negativo tutte le big tech. 

A Piazza Affari riflettori su industria, banche e Tim

Il Ftse Mib consolida la sua posizione e sale a 27.190 punti base. Tra le quotate, continua la scia positiva di Cnh, che si piazza in vetta al listino con un rialzo del 4,3%. Performance di primo piano anche per Leonardo (+2,66%), Buzzi (+1,47%) e Pirelli (+1,67%). 

Nel comparto bancario la migliore è Banca Ifis, che dopo la trimestrale chiude la seduta con un rialzo del 5,89%, mentre sul Ftse mib prosegue la corsa delle due big: Unicredit (+3,19%), Intesa Sanpaolo (+2,33%). Nel risparmio gestito è positiva Banca Mediolanum (+1,49%), che ha archiviato il 2021 con un utile in rialzo del 64% a 713,1 milioni di euro.

Sugli scudi Telecom Italia (+1,27%), che ha ricevuto oggi il via libera dell’Antitrust brasiliano all’acquisto delle attività mobili di Oi. Tra i titoli migliori c’è anche Saipem (+2,66%), con il prezzo del petrolio che torna sopra i 90 dollari al barile (92,83 dollari per il Brent).

Fuori dal listino principale vola Mfe (+13,64%), che avrebbe deciso di non presentare alcuna offerta per i canali francesi messi in vendita da Tf1 e M6.

Crolla Nexi, male il lusso

Il titolo peggiore della seduta è Nexi, che archivia la giornata con un ribasso del 4,96%. Nel 2021, includendo Nets e il merchant book di Ubi, la società ha registrato ricavi per 2,268 miliardi di euro, in crescita del 10% sul 2020, con un ebitda di 1,094 miliardi, in aumento del 12,1%. Gli investitori si sono però concentrati sulle stime sotto le attese per il 2022. 

Nel lusso si distinguono in negativo Ferrari (-2,38%) e Moncler (-1,68%). Perdite sopra l’1% anche per Recordati, Prysmian e Diasorin. 

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