“Sì, penso di aver sbagliato”. Così Janet Yellen, responsabile del Tesoro Usa ed ex presidente della Fed, fa il mea culpa sull’inflazione, che giusto un anno fa aveva giudicato “un piccolo rischio”, licenziando un piano di sostegno all’economia che, come aveva previsto Lawrence Summers, ha scatenato il carovita. La confessione è arriva al termine di un vertice con il presidente Usa Biden e quello della Fed, Jerome Powell, pure lui sul banco degli imputati in un giorno speciale: da oggi la Fed avvia la riduzione delle obbligazioni in bilancio (9 mila miliardi di dollari) accumulati per sostenere la crescita. C’è da chiedersi se la mossa, assieme ai prossimi aumenti dei tassi, riuscirà a far rientrare il genio del carovita nella lampada: i più, per la verità, non ci credono.
L’inflazione Ue, si sa, ha altra natura ed altre cause, strettamente connesse alla guerra. Bruxelles, dopo il faticoso accordo sull’embargo al petrolio russo via mare, oggi potrebbe scagliare un siluro assai più efficace: il divieto alle compagnie di assicurare i carichi di greggio di Mosca ovunque siano diretti e chiunque li trasporti. Una mossa estrema, che va contro gli interessi della Grecia ed è foriera di nuova inflazione. Ma dimostra che stavolta si fa davvero sul serio.
In questa cornice, le borse dell’Asia Pacifico iniziano giugno con una seduta contrastata. Il Nikkei di Tokyo guadagna lo 0,6%. Hang Seng di Hong Kong -0,7%. La risalita dei rendimenti dei bond penalizza i tech cinesi ampiamente rappresentati nell’Hang Seng Tech, -1,8%. Il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzen è invariato. L’indice Caixin PMI sulle aspettative dei direttori acquisti delle manifatture private è salito in maggio a 48,1 punti da 46 di aprile: meglio ma ancora sotto quota 50. Il Kospi di Seul è in rialzo dello 0,7%. Sidney è sulla parità. Il Pil dell’Australia è aumentato dello 0,8% nel primo trimestre.
Positivi stamane i future di Wall Street e dell’Eurostoxx. Restano ovunque forti le tensioni sui mercati delle obbligazioni all’indomani della pubblicazione dei dati sull’inflazione in Europa. Ieri l’indice S&P500 ha chiuso in calo dello 0,6%, a 4.132 punti, praticamente lo stesso livello del 30 aprile. Maggio si è chiuso con una variazione vicina allo zero, ma il mese è stato molto volatile: nelle 21 sedute, otto volte l’indice ha chiuso con variazioni superiori al 2%. Nasdaq -0,4% nel mese.
Il Treasury Note a dieci anni tratta a 2,86%, +2 punti base. I tassi nominali sono risaliti, ma le aspettative di inflazione non si sono quasi mosse: i tassi reali sono così tornati sui livelli di due settimane fa, a 21 punti base.
Nel giorno della riunione dell’Opec, il petrolio WTI è sui massimi di periodo, a 115 dollari il barile. Il Brent, che ieri ha toccato un massimo a 124 dollari, cala attorno a 116 dopo che l’Opec+ ha deciso di non considerare, per ora, le quote di Mosca. In teoria c’è spazio per maggiori produzioni di Arabia Saudita e Uae.
Il future del gas scambiato in Olanda ha chiuso poco mosso a 87 euro al megawatt/ora. Sull’imposizione di un limite al prezzo del gas, l’Italia è stata accontentata, ha detto ieri sera il premier Mario Draghi al termine del vertice straordinario dei leader Ue. Si tratta comunque di un’apertura parziale e generica, di un avvio di una partita che si prospetta in salita e che avrà nel Consiglio europeo di fine giugno una delle sue tappe cruciali.
La partita si sposta ora sull’export del frumento ammassato nei silos ucraini. Il prezzo del cereale è sceso ieri del 6%, sui minimi delle ultime tre settimane. Il calo è da ricondurre alla mediazione della Turchia sul tema delle esportazioni del grano ucraino attraverso il Mar Nero. Mosca, al termine della telefonata con le autorità di Ankara, ha detto di non essere contraria alla partenza delle navi dai porti bloccati.
Inflazione al top, Visco apre a rialzi graduali dei tassi
“La guerra ha radicalmente accentuato l’incertezza”, sillaba Ignazio Visco all’assemblea di Banca d’Italia. Ma il messaggio vale per l’intera Eurozona, investita dall’inflazione alimentata dal rialzo dei prezzi dell’energia. L’andamento dei prezzi al consumo nella zona euro ha registrato a maggio un aumento annuale dell’8,1%, il massimo storico da quando ci sono queste rilevazioni. Il dato, quattro volte tanto il target Bce, impone scelte drastiche a Francoforte. Ignazio Visco si schiera per rialzi graduali dei tassi, in linea con le tesi di Mario Draghi: a parte l’energia, sostiene il premier, l’inflazione Ue è sotto controllo.
I falchi chiedono mezzo punto già a luglio
Concorda Pablo Hernandez de Cos, uno dei consiglieri di Francoforte: la Bce porrà fine all’inizio di luglio al programma di acquisti netti di asset seguito da un primo aumento dei tassi di interesse, che “sarà a sua volta seguito da un altro a settembre”. Non la pensa così il membro del Consiglio direttivo della Bce Peter Kazimir, che è pronto a parlare di un rialzo di 50 punti base fin dal mese di luglio. In ogni caso, “mi aspetto che a luglio si arrivi a 25 punti, mentre a settembre si potrebbe arrivare a 50 punti base”.
Un po’ di conforto per l’Italia arriva dall’andamento del Pil: l’Istat ha certificato un rialzo dello 0,1% rispetto agli ultimi tre mesi del 2021 (contro il previsto -0,2%). La revisione spinge il valore della crescita acquisita del 2022 a +2,6%.
Il decennale schizza a 3,15%, lo spread a 200 punti
In calo il secondario italiano, con il tasso del decennale di riferimento che tocca il massimo dal 10 maggio a 3,15%, e lo spread con l’analoga scadenza tedesca che torna oltre i 200 punti base. Il future del decennale italiano chiude il mese con un calo del 2,5%, sesto mese consecutivo di ribasso. Il future del Bund decennale chiude il mese con un calo dell’1,3%, sesto mese consecutivo con il segno meno. Lo spread sale a 200 punti base (+3,35%).
La flessione è stata innescata dalle aste del mattino, in cui i tassi sono saliti ai massimi dal novembre 2018. La terza tranche del Btp dicembre 2032 è stata assegnata per 2,5 miliardi di euro, con un rendimento lordo di 3,10% rispetto al 2,78% di fine aprile. Il Btp a 5 anni è stato collocato a un tasso pari al 2,16% (rispetto a 1,91% del mese scorso). Il Tesoro ha assegnato inoltre 1,25 miliardi di Ccteu 15 ottobre 2030, al tasso di 0,87%.
Il Bund di pari durata sale a 1,12%, per uno spread a 200 punti base (+3,35%).
L’euro prende fiato e arretra dello 0,5% contro dollaro, per un cambio attorno a 1,072.
Listini in calo: Milano -1,22%, Parigi -1,43%
In questa situazione Piazza Affari perde l’1,22% e arretra a 24.505 punti base. Nel resto d’Europa, Parigi è in maglia nera con un calo dell’1,43%. Francoforte -1,3%; Madrid -0,85%.
Fuori dall’area della moneta unica, Londra galleggia sulla parità, favorita dalla buona intonazione dei titoli petroliferi. Il Ftse 100 beneficia inoltre del balzo di Unilever (+9,43%), che svetta anche sul principale listino di Amsterdam dopo la nomina dell’investitore attivista Nelson Peltz nel consiglio di amministrazione del gruppo.
Tim ancora superstar. Vivendi: 21 miliardi per la rete non bastano
A Piazza Affari la regina di giornata è stata Telecom (+2,91%), con il mercato che continua a premiare il progetto per la rete unica con Open Fiber. Salgono anche le azioni di risparmio (+5,41%). Per Arnaud de Puyfontaine di Vivendi, intervistato da Repubblica, “21 miliardi per la rete non bastano”.
Exane promuove Bper “outperform”
Contrastate le banche: tra le migliori blue chip c’è Bper (+1,7%), dopo che gli analisti di Exane che hanno alzato a 3,2 euro il target. Confermato il giudizio “Outperform”. Si apprezza leggermente Banco Bpm (+0,19%), mentre Intesa perde l’1,41%.
Citi frena Ferrari: sell a 140 euro (contro 160)
Tra i titoli peggiori Ferrari (-4,3%). Il cavallino rampante ha terminato la sesta tranche del suo programma di acquisto di azioni proprie, mentre gli analisti di Citigroup hanno tagliato a 140 euro il prezzo obiettivo e confermato l’indicazione di vendere. In scia perde terreno Exor, -2,53%. Sono negative Prysmian (-2,69%) e Recordati (-2,59%). Male tra le utility Enel (-1,9%).
Donnet (Generali): “Fantasie le mire francesi, Unicredit? Non ha senso”
Generali limita le perdite allo 0,53%. Il Ceo del Leone, Philippe Donnet, ascoltato in commissione parlamentare, ha detto che un’aggregazione di Generali con Unicredit (-0,15%) non avrebbe senso e ha liquidato le ipotesi di mire francesi come fantasia. Donnet ha osservato poi che “le Generali non devono essere la proprietà di alcuni imprenditori”. La compagnia triestina è così importante da essere “un bene di tutti, un bene comune e dunque ci vuole una governance da public company”, come avvenuto nell’ultima assemblea.
Saras ancora in volo +6,85%, corre Tinexta
Tra i petroliferi spicca Saras (+6,85%), sostenuta dall’aumento dei margini di raffinazione. In calo Tenaris (-3,7%) e Saipem (-1,85%).
Tra i titoli minori si distingue Tinexta (+9,32%), che ha stretto accordi vincolanti per la cessione a CRIF della divisione Credit Information and Management per un enterprise value di 237,5 milioni
Fedon verso il delisting, arriva Essilor Luxottica
Giorgio Fedon Figli spa, quotata su Euronext Growth Milan, sale dell’1,2%. Luxottica (-1,58% a Parigi) ha reso noto che con l’acquisto in data odierna di oltre il 90% del capitale della società si sono verificate le condizioni per un’opa totalitaria, promossa al prezzo di 17,03 euro per azione e finalizzata al delisting.