L’inflazione in Gran Bretagna ha fatto segnare a luglio il livello più alto da oltre 40 anni. L’indice dei prezzi al consumo è salito infatti del 10,1% su base annua, contro il 9,8% previsto in media dagli economisti e il 9,4% registrato a giugno. Il dato del mese scorso è il più elevato dal febbraio del 1982. Non solo: il tasso annuo di inflazione dei prezzi al dettaglio ha raggiunto il 12,3%, il più alto da marzo 1981. Su base mensile e non destagionalizzata la variazione è stata dello 0,6%. A spingere l’inflazione, secondo l’Istituto di statistica britannico, è stato principalmente l’aumento vertiginoso dei prezzi di cibo ed energia.
Il dilemma della Bank of England
Il nuovo dato non potrà che aggravare i timori della Banca d’Inghilterra circa la possibilità che l’inflazione si stabilizzi su livelli troppo elevati. Nonostante il pericolo della recessione sia più che mai concreto, all’inizio di questo mese la BoE ha alzato il tasso d’interesse di riferimento dello 0,5%, all’1,75%: si è trattato del primo aumento di questa entità dal 1995. L’istituto centrale prevede che l’inflazione raggiungerà il picco del 13,3% in ottobre, quando i prezzi dell’energia per le famiglie saliranno ancora.
“Ogni sorpresa al rialzo dell’inflazione aumenta le difficoltà della BoE, che si ritrova stretta fra la crescente pressione inflazionistica e i crescenti venti contrari alla recessione”, commenta Luke Bartholomew, economista senior della società di asset management Abrdn.
Le attese del mercato sui tassi inglesi
La maggior parte degli economisti intervistati in un sondaggio Reuters all’inizio di questa settimana prevede che la Bank of England alzerà i tassi di interesse di un ulteriore mezzo punto, al 2,25%, nella sua prossima riunione di settembre.
Intanto, i rendimenti dei titoli di Stato britannici a due anni, sensibili alle aspettative sui tassi di interesse, sono saliti ai massimi dal 21 giugno, quando avevano toccato il massimo degli ultimi 13 anni.