Dopo aver archiviato il peggior trimestre dal 2020, i listini europei inaugurano aprile con cauti progressi, mentre Wall Street, positiva in avvio, appare volatile nelle prime ore di scambi.
Milano chiude con un guadagno dello 0,57% a 25.163 punti base, insieme ad Amsterdam +0,52%, Francoforte +0,22%, Parigi +0,37%, Madrid +0,71% e Londra +0,29%.
Tra i vari settori si distingue quello bancario grazie al fatto che l’Eba ha giudicato “gestibile” l’impatto diretto della guerra in Ucraina sul sistema continentale (pur mettendo in guardia sui rischi a medio termine) e sulla scia della conferma dei target di redditività 2022 da parte del colosso spagnolo Santander (+2,84% a Madrid).
Sul mercato dei cambi è poco mosso l’euro-dollaro intorno a 1,1.
Umore variabile con guerra, dati macro e crollo petrolio
L’umore dei mercati resta variabile a causa della guerra nell’Est Europa e degli scarsi progressi nei colloqui, ripresi oggi online, tra delegati russi e ucraini, mentre Mosca smentisce la notizia che il presidente Vladimir Putin abbia un tumore alla tiroide e afferma invece che gli ucraini hanno bombardato un territorio di carburante in territorio russo, evento che potrebbe complicare le trattative. Il conflitto è stato al centro anche del vertice odierno tra Ue e Cina.
Gli investitori guardano inoltre con preoccupazione all’andamento dell’inflazione, che corre dall’una all’altra sponda dell’Atlantico, soprattutto a causa degli alti costi dell’energia, anche se oggi il petrolio arretra ulteriormente, dopo che la Casa Bianca, per calmierare i prezzi, ha deciso di fare ricorso alle sue riserve in misura mai vista (un milione di barili al giorno per i prossimi sei mesi): il Brent scende del 5,73% a 105,05 dollari al barile; Wti -7,08% 100,18 dollari al barile.
Si sgonfia parzialmente il prezzo del gas, con i flussi verso l’Europa che proseguono e le notizie che arrivano dalla Russia che correggono ancora il tiro rispetto a ieri. Il portavoce del Cremlino ha chiarito infatti che le forniture non saranno interrotte se i clienti “non” confermeranno il pagamento in rubli entro oggi, giorno in cui entra in vigore il decreto firmato ieri da Putin e i future ad Amsterdam hanno reagito scendendo di oltre 6 punti percentuali, dopo la fiammata iniziale, portandosi a 117, 6 euro al MWh.
Gazprom inoltre ha iniziato a notificare ai clienti il nuovo meccanismo per i pagamenti, con le indicazioni tecniche che prevedono obbligatoriamente la conversione in rubli.
Altra questione scottante è il fatto che la forte inflazione potrebbe indurre le banche centrali a politiche restrittive più aggressive del previsto, aumentando i rischi di un rallentamento economico.
Tra i segnali che preannunciano una recessione negli Usa c’è l’inversione della curva dei rendimenti tra breve e lungo, che anche oggi si vede sui T-Bond. Lo spread tra 2 e 10 anni è praticamente zero, mentre il titolo a 5 anni ha un tasso più alto di quello a 10 e 30 anni.
Il treasury decennale, in questo momento, mostra prezzi in calo e rendimento in rialzo a 2,419%.
L’economia a stelle e strisce si conferma comunque forte, con l’occupazione che continua a crescere, benché in misura inferiore al previsto.
A marzo sono stati creati 431.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 490.000 posti. I dati di febbraio e gennaio sono stati rivisti in rialzo, per un’aggiunta complessiva di 95.000 posti di lavoro. La disoccupazione è scesa dal 3,8% al 3,6%, il miglior dato dall’inizio della pandemia, con attese per un calo al 3,7%. Ieri, l’inflazione si è confermata ai massimi degli ultimi 40 anni.
Nella zona euro intanto Eurostat segnala un nuovo record dell’inflazione a marzo, quando i prezzi sono cresciuti in un anno del 7,5% rispetto al 5,9% di febbraio, sulla spinta soprattutto dei beni energetici (+44,7% rispetto al +32% di febbraio). Risulta inoltre peggiore delle attese il dato sull’indice pmi manifatturiero dell’Italia, sceso a marzo a 55,8 dai 58,3 di marzo.
Piazza Affari sale in attesa di Moody’s
In attesa che questa sera l’agenzia Moody’s fornisca l’aggiornamento del rating sul debito sovrano dell’Italia, Milano si apprezza con i titoli finanziari e quelli della salute.
Nel primo settore salgono Finecobank +3,36%; Mediobanca +1,84%; Generali +1,64%; Banca Mediolanum +1,7%; Bper +1,7%. Bene Unicredit, +1,49%, che ha comunicato di aver perfezionato la cessione delle azioni detenute in Yapı ve Kredi Bankası (YKB), per il 18% del capitale, a Koc Holding. Il completamento dell’operazione avrà un impatto positivo mid-high single digit (tra 5 e 10 punti) sul CET1 consolidato dell’istituto nel secondo trimestre 2022.
Tra le blue chip migliori del giorno ci sono Amplifon, +3,31% e Diasorin +2,57%. Tra i petroliferi si conferma in rialzo Saipem +2,18%. Nella top ten anche Campari, +1,66%, che è stato inserito nella lista dei titoli preferiti da Equita.
La maglia nera va anche oggi a Telecom, -3,45%, con Barclays che ha tagliato a 0,13 euro il target price. Sono negative Stm -2,42%; Interpump -1,88%; Nexi -1,62%.
Sale lo spread
La chiusura è in rosso per il secondario italiano. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata sale a 154 punti base (+2,7%), con il rendimento del primo in crescita a 2,1% (da 2,04% di ieri) e quello del secondo a +0,56% (da +0,54%).