A gennaio l’inflazione frena in Italia. Secondo le stime preliminari, nel primo mese del 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua. Numeri ancora alti ma ben lontani dal +11,6% di dicembre 2022. Lo scrive l’Istituto nazionale di statistica nel report mensile.
A deludere i mercati, però, è il dato di fondo. L’inflazione core, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a +6% da +5,8% del mese di dicembre, mentre quella al netto dei soli beni energetici rimane stabile a +6,2%.
Frena il prezzo dell’energia e il carrello della spesa (di poco)
Ma a cosa è dovuto questa inversione di tendenza su base annua dei prezzi? Dietro alla frenata dell’inflazione c’è il calo dei beni energetici regolamentati, che passano da +70,2% a -10,9% anno su anno e, in misura minore, di quelli degli energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%). Tuttavia, restano forti le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, tra cui gli alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), i beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e i servizi dell’abitazione (da +2,1% a +3,2%), che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo.
Sempre su base annua, rallenta lievemente anche il dato beni alimentari, per la cura della casa e della persona, il cosiddetto carrello della spesa, in calo da +12,6% a +12,2%, mentre si accentua quella dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +9%), come i generi alimentari, le bevande alcoliche e analcoliche, i tabacchi, le spese per l’affitto e per la casa, i carburanti, i trasporti urbani, i giornali e i periodici, i servizi di ristorazione e le spese di assistenza.
Nell’Eurozona l’inflazione rallenta più del previsto all’8,5%
L’inflazione nell’eurozona dovrebbe attestarsi all’8,5% a gennaio, in calo rispetto al 9,2% di dicembre e al di sotto dell’8,9% previsto dagli analisti. È quanto emerge dai dati preliminari dell’Ufficio statistico europeo (Eurostat). Tra le singole componenti prevale il dato dell’energia (17,2%, rispetto al 25,5% di dicembre). Tra i Paesi con i tassi di inflazione maggiori Lettonia (21,6%) Estonia (18,8%) e Lituania (18,4%). All’opposto Spagna e Lussemburgo (5,8%).
Su base mensile si registra una flessione dello 0,4% in linea con quanto rilevato a dicembre, a fronte del +0,1% del consensus. Mentre l’inflazione core – che esclude energia, cibo e tabacchi – è rimasta stabile al 5,2% (come il mese precedente e +5,4% le attese). L’inflazione armonizzata, ovvero escluse le componenti cibo ed energia, è attesa al 7% dal +6,9% del mese precedente e del consensus.
Anche se l’inflazione nell’area euro è diminuita più del previsto a gennaio, la pressione al rialzo dei prezzi non si è attenuata. Motivo per cui la speranza di una Bce meno aggressiva resta remota.