Condividi

Industria, nuovo rapporto Intesa e Prometeia: ripresa in vista nel 2025 grazie all’export, ma occhio ai dazi Usa

Dopo un 2024 da dimenticare, l’industria italiana sembra prepararsi a una ripartenza nel corso del 2025. Aumenta la fiducia tra le imprese, con aspettative più rosee su ordini e produzione, ma restano i rischi legati alle incertezze globali

Industria, nuovo rapporto Intesa e Prometeia: ripresa in vista nel 2025 grazie all’export, ma occhio ai dazi Usa

Il 2024 è stato un anno particolarmente complesso per l’industria manifatturiera italiana. La produzione ha registrato una contrazione del -2,2% nei primi undici mesi, un risultato comunque migliore rispetto ad altri principali Paesi europei come Francia (-3,2%) e Germania (-4,8%), quest’ultima in difficoltà strutturale. In controtendenza, la Spagna ha chiuso con un +0,7%, anche se ancora lontana dai livelli pre-Covid.

Secondo il nuovo Rapporto sull’analisi dei settori industriali per febbraio 2025 di Intesa Sanpaolo e Prometeia l’industria italiana si prepara a una ripartenza nel 2025, trainata dall’export, dalla ripresa dei consumi e da un ritorno agli investimenti. Il calo dell’inflazione e la crescita dei consumi interni aiuteranno settori come l’alimentare, mentre gli investimenti, grazie al piano Transizione 5.0, daranno slancio alla metalmeccanica e alle costruzioni. Tuttavia, l’incertezza globale unita al rischio di dazi Usa, resta una minaccia che l’industria dovrà affrontare con cautela.

Ripresa delle esportazioni verso l’Europa

La domanda europea rappresenterà un importante volano per il rilancio dell’export italiano. Già nell’estate 2024, le esportazioni di beni manifatturieri verso i Paesi Ue hanno registrato una moderata crescita (+1,9% a prezzi costanti e +1,6% a valori correnti nel quadrimestre luglio-ottobre), recuperando terreno rispetto al primo semestre. Anche la ripartenza degli scambi di beni intermedi nel bimestre settembre-ottobre (Metallurgia +6%, Intermedi chimici +4,4% a prezzi costanti) anticipa una ripresa dei cicli produttivi in Eurozona, inclusa la Germania, che resta comunque l’anello debole dell’industria europea.

Consumi in ripresa: il ritorno del potere d’acquisto

L’attenuazione dell’inflazione e il miglioramento dell’occupazione rafforzeranno i consumi nel 2025. I benefici saranno particolarmente evidenti nei prodotti alimentari e nei servizi, mentre il Sistema Moda e i beni durevoli, come gli autoveicoli, continueranno a mostrare segnali di debolezza. A livello europeo, il potere d’acquisto delle famiglie sta mostrando segnali di recupero, con un’accelerazione dell’export italiano di beni di consumo (Alimentare e bevande +7,9%, Largo consumo +6,3% a prezzi costanti nel bimestre settembre-ottobre 2024).

Investimenti, bentornati

L’industria dei beni strumentali vede finalmente una luce in fondo al tunnel. Dopo lo stallo del 2024, la discesa dei tassi di interesse e le semplificazioni legate al piano Transizione 5.0 favoriranno un ritorno agli investimenti in macchinari e attrezzature.

L’indagine di Bankitalia condotta tra novembre e dicembre 2024 conferma che molte imprese prevedono di espandere gli investimenti già nella prima metà del 2025, con effetti positivi su settori come la Metalmeccanica. Anche il settore delle costruzioni mostra segnali positivi, grazie ai fondi del Pnrr che continueranno a sostenere infrastrutture e materiali come cemento, calcestruzzo e prodotti in metallo, fondamentali per le opere pubbliche.

Mercato interno in sofferenza, esportazioni più solide

Il fatturato manifatturiero, pur in flessione, si mantiene su livelli storicamente elevati, con una contrazione del -2,5% a prezzi costanti e del -3,6% a valori correnti nei primi 11 mesi del 2024. La dinamica negativa è influenzata dal calo dei prezzi alla produzione (-1,1% nello stesso periodo). Nonostante il rallentamento, il valore complessivo del fatturato industriale supera ancora i 1.100 miliardi di euro, un dato vicino al record del biennio 2022-2023, sottolineando la resilienza della manifattura italiana.

Il mercato interno registra un calo più significativo del fatturato (oltre il -3% nei primi 11 mesi del 2024), mentre la componente estera tiene meglio con una flessione del -1,7%, sostenuta da esportazioni in lieve crescita in volume (+0,5%).

Un settore manifatturiero a due velocità

Alcuni settori manifatturieri si sono dimostrati più resilienti di altri. La Farmaceutica (+6,3%) e il Largo Consumo (+4,9%) sono tra i più dinamici, mentre l’Alimentare e bevande (+1,2%) beneficia della ripresa dei redditi familiari. Bene anche l’Elettrotecnica (+1,2%), supportata dalla doppia transizione digitale e ambientale.

Tra i produttori di beni intermedi, il vero outsider è la Metallurgia, che registra una crescita del +3,3%, trainata da metalli non ferrosi legati alla transizione ecologica e dall’oro, rifugio sicuro nei momenti di incertezza. Più stabili, ma comunque in recupero, gli Intermedi Chimici e i Materiali da costruzione, che sfruttano l’impulso di opere pubbliche come cemento e calcestruzzo. Al contrario, vanno in retromarcia i Prodotti in metallo (-3,3%) e gli Altri intermedi (-1,7%), con peggioramenti soprattutto a fine anno. Tra questi ultimi, il rimbalzo della filiera cartaria non basta a compensare le perdite nel legno (collegato all’edilizia residenziale) e nella gomma, colpita dalle difficoltà dell’Automotive, il settore più in crisi del 2024 (-14,8%), bloccato da una transizione all’elettrico complicata e da una domanda europea debole.

Tra i fanalini di coda, troviamo anche il Sistema Moda (-8,5%), che soffre su tutti i fronti, lusso incluso, insieme all’Elettronica (-7,3%) e alla Meccanica (-6,5%), schiacciate dalla frenata degli investimenti. Non brillano neanche i produttori di beni durevoli per la casa: Mobili e, soprattutto, Elettrodomestici, ancora invischiati in crisi ormai strutturali.

Rischi e incognite: occhi puntati sui dazi Usa

Nonostante i segnali di ripresa, lo scenario rimane complesso. Un nodo cruciale è rappresentato dalle politiche commerciali della nuova amministrazione americana. Dazi o nuove barriere potrebbero penalizzare settori chiave come Meccanica, Automotive e Alimentare, che destinano al mercato Usa oltre il 12% del proprio export. Tuttavia, la solidità degli investimenti bilaterali tra Italia e Stati Uniti potrebbe mitigare i rischi, favorendo soluzioni negoziali e garantendo continuità alla crescita delle esportazioni, già osservata negli ultimi cinque anni.

Sarà un anno di sfide e opportunità. La ripresa c’è, ma non è ancora solida come vorremmo. L’industria italiana ha gli strumenti per tornare a crescere, ma dovrà navigare con cautela tra i rischi globali, tenendo sempre un occhio fisso sulle rotte dei mercati internazionali.

Commenta