L’industria manifatturiera nel 2023 vedrà un fatturato sostanzialmente stabile, “pilotato” anche dall’azione delle autorità monetarie volte a frenare l’inflazione, ma ha mostrare una forza fuori dal comune e nei prossimi anni si vedrà una ripresa a ritmi più vivaci rispetto agli ultimi decenni.
Intesa Sanpaolo, insieme a Prometeia, ha presentato stamane, per la prima volta in presenza dal tempo della pandemia, il 103mo Rapporto sull’analisi dei settori industriali, indicando da una parte nell’elettrotecnica, meccanica elettronica e auto/moto i settori più dinamici, dall’altra soprattutto il settore della farmaceutica e del turismo.
Fatturato manifatturiero 2023 a +0,4%. Nel trienno al 2027 visto crescere dell’1,3%
L’industria manifatturiera italiana dovrebbe chiudere il 2023 con un fatturato sostanzialmente stabile a prezzi costanti, registrando un rialzo dello 0,4%, ma consolidando i progressi fatti nel biennio 2021-22 quando ha visto una crescita del 9,1%, dice il rapporto. Il fatturato a prezzi correnti, in crescita tendenziale dell’1%, a fine anno potrà superare i 1.170 miliardi, 260 miliardi in più rispetto al periodo pre-precovid. “In prospettiva la distensione del contesto operativo interno e internazionale grazie anche all’atteso rientro dell’inflazione permetterà al manifatturiero di tornare a crescere a ritmi più vivaci di quelli degli ultimi decenni con un +1.3% annuo nel 2024/27 a prezzi costanti e del 2 miliardi a prezzi correnti” ha sottolineato anche Gregorio De Felice, capo economista e responsabile studi e ricerche di Intesa Sanpaolo nel corso della presentazione.
Ecco quali sono i settori industriali più brillanti
Fra i settori più dinamici nel 2023-27 per fatturato deflazionato, troviamo i settori chiave per l’upgrading in chiave digitale e green: Autoveicoli e moto (con una crescita media annua del 2,8% nel 2023-27), Elettronica (+2,5%), Elettrotecnica (+2,2%) e Meccanica (+1,6%). Seguono in classifica i settori che più di altri saranno in grado di cogliere le opportunità di crescita sui mercati esteri, quali Farmaceutica e Largo consumo (+1,3% medio annuo nel 2023-27), Sistema moda (+0,9%), e Mobili (+0,8%), dove a fare da traino sarà soprattutto il segmento del lusso, molto apprezzato negli Stati Uniti e sui mercati asiatici. Il traino dell’export sarà determinante anche per l’Alimentare e bevande (+0,7%), insieme alla ripresa del turismo, a fronte di consumi domestici meno brillanti nell’orizzonte previsivo.
Tra i settori in rallentamento ci sono l’edilizia e gli elettrodomestici
“Nonostante la spinta dei progetti infrastrutturali, ampiamente sostenuti dai fondi del PNRR, si andrà incontro a un progressivo affievolimento del ciclo edilizio legato al segmento della ristrutturazione, penalizzato dal rialzo dei tassi e dalla rimodulazione al ribasso degli incentivi fiscali”, dice il rapporto. Ciò si tradurrà in un rallentamento della crescita dei settori più sensibili alla domanda edilizia: il fatturato deflazionato 2023-27 dei Prodotti e materiali da costruzione e degli Intermedi chimici si stabilizzerà sostanzialmente sui livelli raggiunti nel 2022. A risentirne sarà anche la filiera dei metalli, per le specializzazioni produttive destinate alle costruzioni. Solo grazie alla domanda proveniente dall’automotive e dalla Meccanica, la Metallurgia e i Prodotti in metallo potranno registrare una crescita del fatturato, rispettivamente +0,9% e +0,7% medio annuo nel 2023-27 a prezzi costanti. Gli Elettrodomestici sconteranno una crescita più modesta se paragonata all’exploit degli anni pandemici (+0,9%), ma resterà comunque alta l’attenzione dei consumatori verso l’acquisto di apparecchi a basso impatto energetico.
La svolta dell’export a livelli record
L’elemento davvero sorprendente in questo quadro è il contributo dell’export che proprio quest’anno per la prima volta supererà la soglia del 50% sul totale del fatturato, cioè più della metà di quello che produciamo viene venduto all’estero.
L’avanzo commerciale 2023 sarà attorno ai 100 mld, ma continuerà a crescere verso un nuovo record, superando i 110 miliardi nel 2027, grazie alla buona capacità dell’industria italiana di servire nicchie a elevato valore aggiunto. Il miglioramento resiste nonostante un import che si manterrà su livelli elevati, soprattutto nei settori energy intensive (Intermedi chimici, Metallurgia, dove le imprese continueranno ad approvvigionarsi da siti produttivi più competitivi sul fronte del costo dell’energia), e nei settori produttori di componenti chiave per la transizione ambientale ed energetica. Nel campo delle batterie, ad esempio, l’Italia sconta un grave deficit con l’estero, che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro nel 2022.
Le esportazioni si riconfermeranno in crescita nel 2023, del 2,4% a prezzi costanti per il complesso del manifatturiero, nonostante una domanda mondiale in netto rallentamento. Tale risultato -sottolinea il Rapporto- “riflette i processi di rafforzamento competitivo attuati dalle imprese italiane nell’ultimo decennio”.
Ripartirà la crescita dal 2024, grazie al traino degli investimenti e del canale estero
Nel 2024 l’attesa distensione del contesto operativo interno e internazionale permetterà al settore manifatturiero italiano di riposizionarsi su ritmi di crescita più dinamici di quelli degli ultimi decenni, con un +1,3% medio annuo nel periodo 2024-27 in termini di fatturato a prezzi costanti (2% a prezzi correnti).
Saranno gli investimenti a rappresentare ancora il maggior volano della crescita, sia quelli pubblici attivati dal Pnrr sia quelli privati, “indispensabili per proseguire nel processo di rafforzamento competitivo”.
Negli ultimi anni si è assistito a una significativa crescita degli acquisti di macchinari avanzati e degli investimenti digitali (ICT e immateriali, che a fine 2022 risultavano del 7,8% superiori al livello pre-Covid, pari al 19,2% sul totale degli investimenti): ciò testimonia “la grande attenzione delle imprese al progresso tecnologico, in chiave digitale, ambientale e di efficienza nell’uso delle risorse” osserva il rapporto. “Si tratta di strategie chiave per attivare risparmi di costo, sempre più importanti per fronteggiare un contesto che vedrà i prezzi delle commodity stazionare su livelli storicamente elevati” dice il rapporto. L’altro settore chiave che dominerà i progetti nazionali è quello della riconversione energetica, verso la decarbonizzazione della produzione di elettricità e la diversificazione delle fonti di energia. Il manifatturiero italiano è stato penalizzato, negli ultimi anni, da un costo dell’energia elettrica e del gas decisamente superiore alla media dei partner europei.
Ebitda manifatturiero resterà su livelli storicamente elevati
Dal punto di vista finanziario, tassi di crescita più modesti e costi di approvvigionamento ancora penalizzanti incideranno sui margini unitari nel 2023, ma l’Ebitda si confermerà su livelli storicamente elevati, sia pure in presenza di una maggiore dispersione dei risultati.
“Il contesto operativo ancora complesso con una domanda che limiterà il rialzo dei listini di vendita, comporterà una nuova contrazione dei margini unitari nel 2023”, verso un 8,8% in media d’anno, nel complesso del manifatturiero, che comunque si posiziona a breve distanza dal 9,1% del 2019. In termini assoluti, poi, l’EBITDA è previsto confermarsi su livelli storicamente elevati, poco al di sotto di quelli record stimati per il 2022.
“Un simile risultato riflette lo stato di salute di una parte rilevante del tessuto produttivo italiano, fondamentale per poter sostenere i poderosi piani di investimento attivati dalla transizione”. Cruciale, in tal senso, risulterà anche il buon livello di patrimonializzazione raggiunto dal manifatturiero italiano negli ultimi anni, con il leverage atteso scendere ulteriormente nel corso del 2023, mitigando l’impatto dell’aumento dei tassi d’interesse sui conti delle imprese.
L’analisi dei bilanci internazionali aggiornata al 2021 conferma che il fenomeno riflette un importante processo di convergenza tra l’industria italiana e i competitor europei di Germania, Francia e Spagna, visibile anche dal punto di vista degli equilibri finanziari e della redditività. Il manifatturiero italiano dispone quindi delle risorse necessarie per affrontare le sfide del prossimo futuro. Assisteremo però al permanere di una elevata dispersione delle performance, sia tra i settori che al loro interno, con le realtà più fragili sul piano strategico-competitivo che faticheranno di più a preservare marginalità.