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Industria: l’Eurozona frena, l’Italia anche

L’indice Pmi relativo all’area valutaria è sceso ai minimi da 12 mesi, come quello dell’Italia – Va ancora peggio in Germania, mentre la Francia è ancora in stagnazione – Peggiorano anche Spagna e Gran Bretagna – Markit: “L’Eurozona desta preoccupazione e l’Italia ha iniziato il 2016 a rilento” – Male anche Giappone, Cina e Usa.

Industria: l’Eurozona frena, l’Italia anche

Frena l’industria europea. Secondo i dati pubblicati da Markit martedì primo marzo, a febbraio l’indice Pmi manifatturiero relativo all’intera Eurozona è sceso a 51,2, dai 52,3 di gennaio. Il dato è leggermente migliore delle previsioni (51) e rimane sopra quota 50, che marca il confine fra espansione e contrazione dell’attività.

Ecco le variazioni degli indici Pmi manifatturieri registrate nelle principali economie fra gennaio e febbraio.

ITALIA: da 53,2 a 52,2, il valore più basso in 12 mesi (a dicembre era a 57).
GERMANIA: da 52,3 a 50,5 (50,2 le previsioni). E’ il dato peggiore da 15 mesi.
FRANCIA: da 50,0 a 50,2 (50,3 la lettura preliminare).
SPAGNA: da 55,4 a 54,1.
GRAN BRETAGNA: da 52,9 a 50,8. E’ il risultato più basso da 34 mesi.

FUORI DALL’EUROZONA

GIAPPONE: da 52,3 a 50,1 (50,2 la stima preliminare). E’ il dato peggiore in otto mesi.
CINA: da 49,4 a 49,0, il livello più basso dal novembre 2011 (calcoli del Caixin Insight Group).
USA: indice Pmi Chicago da 55,6 a 47,6 (previsioni a 53, calcoli dell’istituto Ism).

IL COMMENTO DI MARKIT: L’EUROZONA “DESTA PREOCCUPAZIONE”

Tornando all’Eurozona, “la crescita più lenta della produzione di febbraio in un anno desta preoccupazioni sul 2016 – commenta Chris Williamson, Capo Economista di Markit –, che potrebbe essere un ulteriore anno di lenta crescita o addirittura con l’ennesima contrazione. La debole domanda domestica è stata combinata con il peggioramento della situazione internazionale, infatti le esportazioni diminuiscono oppure aumentano marginalmente in tutte le nazioni coperte dall’indagine ad eccezione dell’Austria. Per una regione in bisogno disperato di abbassare il relativo livello di disoccupazione, la quasi stagnazione della crescita occupazionale nel manifatturiero rappresenta una notizia alquanto deludente. Le aziende campione sono costrette a tagliare le nuove assunzioni a causa delle preoccupazioni circa il futuro. Allo stesso tempo, nell’intento da parte delle imprese di essere più competitive, sono diminuiti i prezzi, e ciò suggerisce come le pressioni deflazionistiche si siano intensificate. I prezzi di acquisto sono diminuiti ad un tasso mai osservato da luglio 2009. Con tutti gli indicatori, dalla produzione e domanda ai livelli occupazionali e prezzi, che hanno riportato valori più bassi, di certo l’indagine aggiungerà pressioni sulla BCE ad agire velocemente e in maniera decisa per evitare un’altra crisi economica”.

IL COMMENTO DI MARKIT: “L’ITALIA HA INIZIATO IL 2016 A RILENTO”

Secondo Phil Smith, economista di Markit ed autore del report sull’Italia, “l’indagine di febbraio conferma come il settore manifatturiero italiano abbia iniziato a rilento il 2016. Tassi di crescita della produzione e dei nuovi ordini hanno mostrato un ulteriore indebolimento rispetto ai valori record osservati durante la fine del 2015, mentre non sono aumentati, per la prima volta in oltre un anno, i livelli degli acquisti presso i manifatturieri. C’è stato un ennesimo aumento a febbraio dei livelli occupazionali, situazione questa che può solo continuare se si evitano ulteriori perdite di vigore della crescita manifatturiera. La contrazione dei costi perlomeno fornisce ai manifatturieri maggiore potere nell’abbassare i prezzi di vendita nell’intento di incentivare le vendite, con il 2016 che dovrebbe essere un altro anno altamente competitivo sul fronte dei prezzi”.

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