300 milioni di ritorni economici per la finanza pubblica a fronte di una spesa pari a 1,3 miliardi di euro, solo con Novartis Italia, 72 milioni di euro (180 in 3 anni) per il SSN relativi all’impegno dell’azienda nelle sperimentazioni cliniche e oltre 184 milioni di euro di risparmi permessi dall’offerta di farmaci equivalenti e biosimilari.
Questi i dati contenuti nel rapporto “Un caso di studio sulla valutazione degli impatti generati dalle aziende farmaceutiche in una prospettiva pubblica”, redatto per il Centro Studi CREA Sanità diretto da Federico Spandonaro, professore di Economia Sanitaria all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, e presentato oggi a Roma presso la Sala Capitolare del Senato durante il convegno “Farmaceutica: un valore per l’Italia”.
Secondo quanto si legge nell’analisi, l’industria farmaceutica ha contribuito in maniera importante all’equilibrio delle finanze pubbliche italiane, favorendo parallelamente investimenti in ricerca e sviluppo.
Nel corso della presentazione sono stati esposti i risultati dello studio, basato sui bilanci e sulle attività di Novartis Italia Italia negli anni 2012-2014. Nel dettaglio è stato approfondito, dal punto di vista economico e finanziario, l’apporto dell’industria farmaceutica al bilancio statale.
“Le esigenze di contenimento della spesa pubblica sono evidenti, ma spesso le “manovre” di taglio e riduzione dei costi non tengono conto dei loro effetti dinamici, sopravvalutando i risparmi effettivi ottenibili” ha commentato Federico Spandonaro. “Peraltro negli ultimi anni la Sanità ha dato un grande contributo al risanamento e i suoi costi (in particolare quelli della farmaceutica) crescono significativamente meno della media dei costi della Pubblica Amministrazione – ha aggiunto il professore – Vale quindi la pena di ripensare attentamente le modalità di intervento, considerando i loro effetti complessivi tanto in termini di finanza pubblica che di sviluppo industriale”.
In base ai dati esposti da Crea Sanità, la spesa farmaceutica per i prodotti Novartis nel 2014 si è assestata al 7% del totale della spesa nazionale: per circa l’85% si tratta di specialità farmaceutiche e generici. L’impatto diretto per la finanza pubblica, tuttavia, secondo lo studio risulta sensibilmente inferiore a causa di fattori come la compartecipazione dei cittadini alla spesa, gli sconti imposti alle aziende farmaceutiche e l’IVA sulla vendita dei farmaci. In aggiunta, nello stesso anno di riferimento, i risparmi derivanti dall’offerta di farmaci equivalenti e biosimilari, possono essere quantificati in oltre 184 milioni di euro, solo per Novartis.
Sempre riguardo la spesa sanitaria -sostiene l’analisi di Crea Sanità – importante risulta essere l’esame della cost avoidance, cioè del costo evitato grazie al contributo dell’industria farmaceutica con le sperimentazioni cliniche, per le quali le aziende sostengono i costi a supporto dell’assistenza dei pazienti coinvolti nei propri trial, che per Novartis viene stimata in 71 milioni di euro nel 2014 e 177 nel triennio 2012-2014.
Secondo Federico Spandonaro, dunque, l’impatto effettivo netto sulla finanza pubblica appare del 24-30% inferiore a quello desumibile dall’analisi della spesa pubblica lorda.