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Industria, a maggio è iniziata una parziale rimonta

Foto di Pashminu Mansukhani da Pixabay

L’industria manifatturiera italiana ha raggiunto un punto minimo in aprile, sintesi di un duplice shock di domanda e offerta che non ha precedenti storici recenti. È questo il verdetto dell’Analisi dei Settori Industriali pubblicata da Intesa Sanpaolo e Prometeia a luglio: il fatturato si è contratto del 44.5% in termini tendenziali, a valori correnti, e la produzione industriale del 45.2%, per poi avviare una fase di risalita in maggio, con il graduale allentamento delle misure di contenimento per contrastare l’emergenza sanitaria.

Il rimbalzo a maggio è stato molto vivace su base congiunturale (+54.4% la produzione, +47% il fatturato), ma i livelli di attività e vendite restano ampiamente al di sotto dei numeri del maggio 2019. Nel complesso dei primi cinque mesi dell’anno, il calo tendenziale ammonta al 21.6% per la produzione industriale e al 19.3% per il giro d’affari, a fronte di una dinamica relativamente stabile dei prezzi (+0.3%).

La domanda resta debole, in Italia e sui mercati internazionali

Sul fronte interno emergono alcuni parziali segnali di distensione. In maggio si è attenuato il ritmo di caduta delle vendite al dettaglio (in calo tendenziale del 10.5% l’indice complessivo, del 20.4% il comparto non alimentare) e delle immatricolazioni, che si allontanano dal minimo storico raggiunto in aprile ma si presentano ancora in forte contrazione rispetto al 2019 (-49.6% le autovetture, -41.8% i veicoli industriali, -32.9% i veicoli commerciali, secondo le rilevazioni Unrae).

Lo scenario internazionale sconta le incertezze legate all’aggravarsi dell’emergenza sanitaria negli Stati Uniti, nell’area asiatica (in primis in India) e in America Latina (soprattutto Brasile), oltre che difficoltà nel rilascio delle misure di contenimento in alcuni paesi partner dell’Eurozona, quali Francia e Spagna, dove la diffusione dei contagi è stata simile al caso italiano, rendendo necessario adottare provvedimenti di contrasto altrettanto severi. In questo contesto tutt’altro che favorevole, è maturato un calo tendenziale del 41.8% delle nostre esportazioni di beni manufatti in aprile (a valori correnti), seguito da un -30.4% in maggio.

Soffrono anche i partner europei

Gli effetti dei provvedimenti di contrasto all’emergenza sanitaria sono visibili anche sul ciclo manifatturiero dei principali partner europei, ad iniziare proprio da Francia e Spagna, che evidenziano una contrazione della produzione di entità simile a quella italiana nei primi cinque mesi dell’anno, rispettivamente -19.9% e -17.6%. Meno intensa, ma comunque importante, la caduta della produzione in Germania (-15.9%), dove l’evoluzione decisamente più contenuta dell’epidemia ha comportato misure di contenimento meno stringenti, con effetti meno pervasivi sugli indicatori congiunturali.

Le difficoltà sono diffuse alla maggior parte dei settori, con l’eccezione della Farmaceutica

Il duplice shock di domanda ed offerta indotto dalla crisi Covid-19 ha colpito tutti i settori, seguendo un ranking che si presenta molto simile nel confronto tra l’Italia e gli altri tre big player manifatturieri europei. Si conferma in crescita la Farmaceutica. Oltre a giocare un ruolo chiave nell’attuale situazione di emergenza sanitaria, che le ha consentito di spingere sui livelli di attività ben oltre i risultati del 2019, il settore sta beneficiando dei frutti degli investimenti dell’ultimo decennio, che ne hanno migliorato il posizionamento nella catena globale del valore.

Dietro la crescita del fatturato (+3.1% a valore nel complesso dei primi cinque mesi dell’anno), che ha dato segni di rallentamento solo in maggio, con il venir meno dell’effetto scorte e accaparramenti che aveva caratterizzato la fase più acuta della pandemia, si cela infatti anche un buon dinamismo delle esportazioni. In calo contenuto i settori meno ciclici, legati ai consumi essenziali, come l’Alimentare e bevande (-0.2%) e il Largo consumo (-7%). La spinta ai consumi alimentari domestici che si è registrata nei mesi di marzo e aprile è andata attenuandosi a maggio, senza trovare adeguata compensazione nella ripresa dei canali turistico e Ho.re.ca, fattori che penalizzano il settore anche sul fronte estero.

In modo del tutto analogo, la crescita dei consumi di prodotti per la detergenza della casa e della persona, come effetto dell’emergenza sanitaria, è riuscita ad attenuare il calo del giro d’affari del Largo consumo, senza però compensare l’assenza di un traino da parte della cosmetica. Flessione meno intensa della media anche per gli altri settori che operano nelle filiere dei beni e servizi essenziali nel contesto emergenziale (sanità, alimentazione, igiene, elettricità, telecomunicazioni, difesa), quali Intermedi chimici (-13.9% il cumulato gennaio-maggio del giro d’affari), Altri Intermedi (-15.3%, grazie al sostegno dei comparti carta e gomma-plastica), Elettronica (-17.8%) ed Elettrotecnica (-19.1%).

Più in difficoltà i settori direttamente influenzati dal ciclo degli investimenti, Meccanica e soprattutto Autoveicoli e moto. Il punto di minimo raggiunto dal fatturato automotive in aprile è tra i più importanti del quadro manifatturiero, così come la performance ancora pesantemente negativa di maggio, che porta verso una flessione del 36.8% su base cumulativa. La Meccanica, settore di punta del Made in Italy, registra un calo importante ma più moderato (-24.2%).

Il blocco degli investimenti ha influenzato anche i settori posizionati a monte delle filiere, su tutti Metallurgia, Prodotti in metallo e Prodotti e materiali da costruzione (nonostante l’evoluzione meno negativa del vetro), che registrano cali di fatturato superiori al 20% nel complesso dei primi cinque mesi dell’anno e una performance che, anche in maggio, sconta un ampio gap sul 2019. Situazione critica anche negli altri settori produttori di beni di consumo durevoli e semi-durevoli, quali Mobili e Sistema moda.

Dietro ad un calo del fatturato superiore al 30% per questi settori, nel periodo gennaio-maggio, si cela una contrazione prossima all’80% in aprile, solo in parte compensata dalla ripresa dell’attività in maggio. I consumi di mobilio, abbigliamento e calzature, infatti, dopo essere crollati durante il lockdown (nonostante la tenuta delle vendite online), restano su livelli ampiamente depressi, sia sul mercato interno (dove incide anche il crollo dei flussi turistici, soprattutto per calzature e pelletteria) sia sui mercati esteri. La situazione non appare migliore per gli Elettrodomestici (-22.9%), dove i consumi sono calati drasticamente, soprattutto nel comparto dei bianchi, che ha sofferto anche sul fronte dell’export, mentre le vendite online hanno sostenuto la domanda dei piccoli apparecchi.

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Categories: Economia e Imprese