Nel 2019 il mercato dell’Industria 4.0 è cresciuto del 22% a sfiorare i 4 miliardi di valore, e oggi come non mai, in tempi di Covid-19, la digitalizzazione delle imprese è chiamata ad avere un ruolo fondamentale nel consentire la ripartenza economica. Ma nonostante l’ottimo risultato e le prospettive di una tendenza in una certa direzione, non mancano le perplessità: intanto sulle scelte del Governo, che per ora ha dato continuità al piano lanciato 4 anni fa dal precedente esecutivo, e poi sulle imprese che sono ancora molto disorganizzate nella gestione dei loro progetti di innovazione. E’ questo il quadro che emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, presentata al convegno online “Digital New Normal: essere 4.0 ai tempi del Covid”.
“In questa nuova fase – ha commentato Marco Taisch, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Industria 4.0 -, all’industria italiana spetta il compito di essere il motore della ripartenza, in un contesto in cui la trasformazione digitale diventa ancora più rilevante. Le imprese che avevano investito in precedenza ne hanno tratto grande beneficio, ma questa è una occasione per tutte per compiere un passo avanti nel digitale. In questo senso è positivo l’impegno del Governo nel dare stabilità al piano Trasformazione 4.0”. I dati parlano di un mercato che ormai vale 3,9 miliardi in Italia, un valore triplicato rispetto a quattro anni fa, in gran parte (2,3 miliardi di euro, il 60%) grazie ai progetti di connettività e acquisizione dati (Industrial IoT) e poi ad Analytics (630 milioni), Cloud Manufacturing (325 milioni), Advanced Automation (190 milioni), Additive Manufacturing (85 milioni) e tecnologie di interfaccia uomo-macchina avanzate (55 milioni).
A questi ambiti si aggiungono le attività di consulenza e formazione per progetti Industria 4.0: circa 255 milioni di euro, +17% rispetto al 2018. Per il 2020, l’Osservatorio del Politecnico avrebbe pronosticato una crescita analoga a quella del 2019 (fino al 25%), ma il contesto di incertezza determinato dalla crisi da Covid-19 rende difficile fare previsioni. Da un lato è vero che con l’emergenza sanitaria il digitale assume un ruolo ancora più rilevante (si pensi banalmente allo smart working, e a tutto il resto), ma è anche vero che il crollo della domanda inevitabilmente frenerà gli investimenti: il 26,5% delle imprese posporrà almeno metà degli investimenti, e circa un quarto si concentrerà su Industrial-IoT, Analytics e Advanced HMI.
Nell’incertezza inoltre, le imprese auspicano incentivi per non fermare la “scalata digitale”, in particolare una riduzione delle imposte sui prossimi esercizi contabili (33%) e una diminuzione del costo del lavoro per operatori di fabbrica (per il 30%). Ma un terzo (31%) chiede anche di rilanciare il Super e Iper ammortamento per beni strumentali, di gran lunga più desiderato rispetto al credito d’imposta per ricerca e sviluppo (17%), agli incentivi per beni immateriali (18%) o a quelli per assunzione e formazione (8% e 11%). “Sono complessivamente 1.100 le applicazioni di tecnologie 4.0 nelle aziende manifatturiere censite dall’Osservatorio e di queste ben il 46% rispondono a bisogni enfatizzati dalle imposizioni di lockdown – spiega Giovanni Miragliotta, Direttore dell’Osservatorio Industria 4.0 -. L’emergenza segnerà profondamente le imprese italiane, circa il 40% stima una perdita di fatturato di oltre il 20% rispetto al budget, ma proprio gli investimenti in digitale sono stati lo strumento per reagire”.
Nel 2019 si sono incrementate le applicazioni 4.0 nelle imprese italiane: il 40% ha investito più del 2018 e in media oggi se ne contano 4,5 per azienda, con una forte accelerazione in particolare di soluzioni Cloud e Analytics per la Supply Chain, oltre che IoT per le fabbriche, mentre si affacciano le prime applicazioni di Artificial Intelligence (il 7% ne ha già implementato qualcuna). Anche se spesso il ritorno d’investimento non è immediato, solo l’1% delle imprese è deluso dalle soluzioni 4.0. A dimostrazione di reattività imprenditoriale, a seguito dell’emergenza oggi quasi un terzo delle aziende sta riconvertendo la sua produzione o sta valutando di farlo (rispettivamente il 12% e 19%) e per il 25% di queste sono state fondamentali tecnologie 4.0 come l’IoT e Cloud.
Tuttavia rimangono dubbi sulle capacità strategiche e organizzative. La gestione dei progetti di innovazione 4.0, secondo il Politecnico di Milano, è ancora una lacuna per molte aziende italiane. Un quarto delle imprese porta avanti progetti sparsi, senza una roadmap, un programma strategico o un coordinamento; il 42% persegue diversi progetti in modo coordinato, ma senza una roadmap o un programma strategico complessivo; il 24% segue una roadmap generale. Solo una percentuale limitata (circa il 10%) ha invece un programma globale che guida in modo strutturato l’identificazione e la gestione dei diversi progetti. L’indagine compiuta dall’Osservatorio sulle aziende “virtuose” rivela che una visione strategica dell’innovazione 4.0 e un approccio sistemico alla gestione dei progetti possono portare numerosi benefici per l’azienda che decide di implementare tecnologie 4.0, perché permettono di creare sinergie, evitare la duplicazione delle risorse messe in campo e di massimizzare le probabilità di successo nel raggiungere gli obiettivi.