A volte si dice che il tessuto imprenditoriale italiano, come noto composto prevalentemente da piccole e medie imprese, sia un po’ restio all’innovazione. Ma non è del tutto vero: stando all’osservatorio Market Watch PMI di Banca Ifis, molte Pmi non hanno smesso di scommettere sull’Industria 4.0 e nonostante la pandemia il 52% di loro ha introdotto almeno un’innovazione di prodotto, di processo o organizzativa tra il 2020 e il 2021. L’indagine, realizzata tra marzo e aprile in collaborazione con Format Research su un campione rappresentativo di 1.800 imprese italiane, evidenzia l’apporto decisivo delle tecnologie digitali nel rendere più agili e competitive le aziende, grazie a un percorso di trasformazione che risponde alle nuove esigenze di business.
Le tecnologie 4.0 sono decisive per la crescita e la competitività e sono ancora di più le Pmi che dichiarano di volerle adottare nel biennio 2022-2023: contando quelle che già lo fanno, quasi in tre su quattro investiranno in innovazione, con al primo posto la cybersecurity (31%) e al secondo il cloud (25%). Di minore entità ma comunque significativi gli investimenti nell’industrial IoT, l’Internet delle cose (16%), supply chain management (15%), stampa 3D e produzione additiva (8%), Big Data e intelligenza artificiale (8%). A minore intensità, per investimenti, ci sono poi: i robot collaborativi e interconnessi, su cui ha investito nell’ultimo biennio il 7% degli intervistati, la realtà aumentata (5%) e le nanotecnologie e i materiali intelligenti (1% di investimenti realizzati ma con un +6% di crescita prevista nel prossimo biennio).
Nel dettaglio dei settori, lo studio di Banca Ifis individua in Chimica-Farmaceutica e Sistema Casa quelli con la maggiore spinta negli investimenti tecnologici: rispettivamente con il 76% e 63% delle imprese che hanno introdotto un’innovazione. Segue la Tecnologia a quota 60%. La stima è di un aumento del 6% delle Pmi che investiranno entro il 2023. Rispetto alle modalità di reperimento delle risorse economiche, il 56% delle Pmi intervistate ha fatto ricorso all’autofinanziamento, mentre il 35% a finanziamenti bancari. Solo il 7% ha impiegato sostegni pubblici. L’innovazione non riguarda tuttavia, nella stessa misura, tutte le Pmi: nelle imprese che contano tra 50 e 249 dipendenti la percentuale raggiunge il 70%, nelle piccole (20-49 addetti) la quota di chi investe nella tecnologia è del 55% mentre nelle micro imprese sotto i 20 dipendenti è pari al 47%.
Contenuto redatto in collaborazione con Philip Morris Italia