400 milioni di euro per far procedere a passo svelto le aziende del Mezzogiorno sulla strada dell’innovazione e della sostenibilità. Non sono una grande cifra, ma servono. Il bando per l’innovazione e la sostenibilità nell’industria meridionale muove i primi passi. In verità se ne parla da sei mesi.
Le piccole e medie imprese che beneficeranno dei soldi per il 25%, l’altro giorno in poche hanno quasi bloccato lo sportello per le domande. C’è chi ha raccontato di un clik day molto concitato prima che lo sportello del Ministero delle Imprese chiudesse i battenti.
Dopo gli annunci in decine di convegni, ad agosto è finalmente uscito il decreto su Industria 4.0 per Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. Che tipo di progetti sono ammessi ? Quelli che si rifanno al Programma “Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale” con fondi FESR 2021-2027. Entro quattro anni al massimo si chiude tutto.
I soldi aiutano le imprese riconoscendo il 75% delle spese ammissibili per ogni progetto che includa tecnologie 4.0- Internet, Big Data Robotica, Cybersecurity- purché portino ad un aumento della capacità produttiva, alla diversificazione della produzione o alla realizzazione di nuovi prodotti. Ma non è tutto. L’innovazione deve andare di pari passo on la sostenibilità ambientale, cosa che consente di ottenere delle premialità, ovvero un punteggio aggiuntivo nella graduatoria finale.
Bisogna essere rispettosi dell’ambiente e di un buon uso delle risorse affinché anche al Sud cresca l’economia circolare, è il refrain del governo. Bene, aspettiamo.
Un pacchetto che non colma il divario Nord-Sud
Dell’intero pacchetto il Ministro delle Imprese Adolfo Urso ne ha fatto una bandiera di tutto il centrodestra cercando il consenso di sindacati ed imprenditori. Il programma dovrebbe integrarsi con i progetti inclusi nelle sei Missioni del PNRR che riguardano il Mezzogiorno. Però è un piano che verrà.
Al Sud dopo un anno di governo Meloni si pensa ancora troppo poco. Le piccole e medie imprese che hanno candidato i progetti 4.0 dovranno crescere in organizzazione e dimensione. In buona parte sono imprese a conduzione familiare nelle quali l’innovazione tecnologica e i riflessi ambientali delle attività sinora non sono state una priorità.
Il PIL delle Regioni meridionali tra il 1996 e il 2019 ha accumulato uno scarto di 17 punti. Correlare la disponibilità delle risorse pubbliche alla realtà per farla crescere sul serio, è lo forzo principale che il governo deve fare, dicono imprenditori e sindacati. Secondo Confcommercio permangono tre fattori macro che indicano il divario Nord-Sud : produttività del lavoro, tasso di occupazione, questione demografica.
L’ultimo indicatore è particolarmente grave perché se al Nord la popolazione è cresciuta del 9,3% al Sud è diminuita del 2%. L’esercito di giovani in fuga che dovrebbedare sostanza agli aiuti pubblici, è inarrestabile. La prima conseguenza del fenomeno è che “il peso percentuale della ricchezza prodotta nel Mezzogiorno sul totale del nostro Paese è passato dal 24 al 22%.” La seconda è che l’aspirazione al progresso non si cancella, ma senza esercito è complicato realizzarla.