Si dice di solito che la svalutazione avvantaggia i produttori nazionali. Ma c’è un rovescio della medaglia. Se le esportazioni hanno un alto contenuto di import – materie prime e altro – la svalutazione innalza i costi dei produttori. Un esempio viene dall’Indonesia.
Un vento funesto soffia sull’economia dell’arcipelago indonesiano, investendo in pieno il settore produttivo. Nel tentativo di minimizzare l’impatto negativo del deprezzamento della moneta nazionale, alcune aziende hanno scelto di dilazionare l’importazione di materie prime, mentre altre hanno optato per un aumento dei prezzi dei prodotti.
Rino Bernardo, analista presso la Mandiri Bank, annuncia che il calo di produzione dovuto all’indebolimento della rupia si manifesterà in tempi diversi per i differenti comparti industriali. L’industria dell’acciaio e del ferro sarà la prima a risentirne, nell’arco di un mese, mentre quella tessile si troverà a fronteggiare il problema entro tre mesi. La PT Krakatau Steel, industria siderurgica controllata dallo Stato, già avverte del resto la morsa della crisi e ha affermato che è tempo di instaurare un regime di austerity.
“Stiamo provando a essere più efficienti” dice Irvan Kamal Hakim, amministratore delegato della società, “e stiamo prendendo in esame quali voci di spesa, incluse le spese in conto capitale, possano essere rimandate finché non migliori la congiuntura interna e internazionale”. Non tutte le previsioni però sono così cupe: l’agenzia di rating Fitch ha dichiarato che le grandi società immobiliari del paese dovrebbero essere in grado di contenere, nei prossimi 12 mesi, le perdite sui mercati valutari, grazie alle misure di copertura e agli alti margini di profitto, che assorbirebbero l’impatto negativo del breve termine.