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Indipendenza finanziaria e uguaglianza di genere: per le donne finalmente qualcosa si muove nella Ue

Il Rapporto dell’EIGE (Istituto europeo per l’equità di genere) significativamente intitolato “Indipendenza finanziaria e uguaglianza di genere: unire i puntini su reddito, ricchezza e potere” offre, dati alla mano, risposte e raccomandazioni sul perchè l’indipendenza finanziaria sia fondamentale per tutti ma soprattutto per le donne

Indipendenza finanziaria e uguaglianza di genere: per le donne finalmente qualcosa si muove nella Ue

Mancano i dati ufficiali sui conti correnti personali delle donne, così come qualsiasi dato che permetta di analizzare il fenomeno dell’esclusione finanziaria delle Donne e delle ragazze e la loro mancata tutela verso situazioni di abuso economico e finanziario.

È ormai evidente che le disuguaglianze di genere nell’indipendenza finanziaria sono esacerbate dalle sfide economiche sempre più complesse, tra cui l’aumento dell’inflazione e dei prezzi dell’energia e la relativa crisi del costo della vita, che è stato  dimostrato di colpire in modo sproporzionato le donne.

Finalmente il Rapporto pubblicato il 6 Maggio dall’EIGE, l’istituto europeo per l’equità di genere, dal titolo “Indipendenza finanziaria e uguaglianza di genere: unire i puntini su reddito, ricchezza e potere” offre una nuova luce e, attraverso i dati, fornisce risposte e raccomandazioni sul perché l’indipendenza finanziaria sia fondamentale per tutte le persone, ma soprattutto per le donne.

Il Rapporto EIGE sulle donne: un’analisi multidimensionale dell’indipendenza finanziaria

Quella che arriva dall’Eige è una raccolta fondamentale di dati e raccomandazioni che permette finalmente di avviare una trasformazione non solo nel linguaggio ma anche nella sostanza delle azioni e norme necessarie per garantire l’autonomia e l’inclusione finanziaria delle donne. Questa ricerca ci aiuta a far luce sui termini e a comprendere perché, ad esempio, negli impianti legislativi anglosassoni si sia intervenuti sulle leggi contro la violenza domestica, reato assente in Italia come a se’ stante, distinguendo le aggravanti per abuso finanziario o abuso economico.

E se neanche recenti sentenze che sottolineano la gravità degli effetti psicologi derivanti da violenza psicologica ed economica o gli studi che rilevano come le vittime di abuso finanziario nel 77% dei casi evidenzino problematiche di salute mentale hanno accelerato la  messa in atto di norme specifiche sulla violenza economica, questa resta un fenomeno molto complesso con delle modalità di manifestazione subdole, per questo è fondamentale prevedere una normativa specifica, possibilmente conforme con quella comunitaria che ha mostrato una forte sensibilità a tale fenomeno anche nella recente direttiva Ue 2024/1385 del parlamento europeo e del consiglio del 14 maggio 2024 sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea venerdì scorso 24 maggio 2024.

Fondamentale colmare i divari di genere nell’assitenza

Così questo rapporto rafforza e disegna il contesto di attuazione offrendo un ‘analisi multidimensionale dell’indipendenza finanziaria, cruciale per comprenderne le implicazioni per il sistema sociale, anche perché vista come precondizione di quella economica, più ampia e di impatto sulla sfera familiare. Il rapporto supera la sola sfera domestica, valutando come donne e uomini siano capaci di realizzare le proprie aspirazioni su tre dimensioni: quella del reddito, quella della ricchezza e quella del potere e controllo. Ed è già subito evidente che colmare i divari di genere nell’assistenza non solo porterebbe a una distribuzione più equa delle opportunità di lavoro e di reddito, ma contribuirebbe anche a ridurre i divari di genere nella ricchezza.

Donne escluse da investimenti e tutele assicurative e previdenziali complementari

Una volta per tutte poi viene definito come una parte minore di donne (19%) rispetto agli uomini (34%) hanno un livello elevato di alfabetizzazione finanziaria, il che può aggravare il divario di genere nella ricchezza. La situazione che osserviamo è quella di una spirale negativa dove le donne che hanno accesso ad inferiori risorse finanziarie, a causa dei differenziali di genere diffusi, (salariali, di opportunità di carriera e conseguentemente previdenziali),  saranno meno capaci di investire avendo meno possibilità di accedere a posizioni apicali meglio retribuite e che in ultima analisi offrono un confronto diretto con i temi dell’alfabetizzazione finanziaria. Una socializzazione lavorativa che in Italia è condizionata da uno dei più bassi tassi di occupazione femminile in Europa e che riduce la probabilità di una esperienza continuativa su temi economici e finanziari più complessi aldilà delle spese ordinarie domestiche, escludendole da scelte inerenti investimenti o tutele assicurative e previdenziali complementari, a danno della loro piena autodeterminazione e spesso anche dei minori che replicano comportamenti finanziari disfunzionali.

C’è una correlazione tra mancata indipendenza finanziaria e violenza economica

Finalmente il rapporto delinea la diretta correlazione tra mancanza di indipendenza finanziaria e violenza economica con un effetto devastante soprattutto per donne migranti e donne con disabilità. Le raccomandazioni europee che ne derivano, se non bastava già la Convenzione di Istanbul entrata in vigore lo scorso ottobre, creano una base cruciale per gli Stati Ue per forme di intervento che in Italia, unico Paese con un differenziale di genere evidente nelle competenze finanziarie e digitali, sono particolarmente urgenti partendo dalla formazione e dall’istruzione per tutte le età per promuovere la promozione di conoscenze e competenze finanziarie.

Le raccomandazioni Ue

Tra queste Raccomandazioni che anche l’Italia dovrà attuare emerge l’esigenza di:

• Attuare gli standard legali della Convenzione di Istanbul per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica, compresa quella economica.

• Raccogliere e comunicare i dati amministrativi sulla violenza economica.

• Condurre indagini regolari sulle varie forme di violenza economica contro le donne.

• Stanziare fondi per la raccolta regolare di dati e la ricerca sulla violenza economica e sui suoi legami con la (in)dipendenza finanziaria.

Migliorare il coordinamento tra le istituzioni in relazione alla raccolta dei dati.

Facendo comprendere ancora una volta se non fosse già evidente che i ritardi nella raccolta dei dati di genere sulla violenza economica rappresentano un’occasione persa per la produttività del Paese e la piena inclusione finanziaria delle Donne.

Ciò rende necessario un intenso lavoro dei tavoli di Governo con le istituzioni preposte come abbiamo chiesto nel Comunicato del Women7 per il G7 e che nelle istanze della società civile vedono incrociarsi i temi del Lavoro, della giustizia economica e della violenza. Ma non basta perché anche l’applicazione della nuova Direttiva per il Credito al Consumo è un’altra tegola sul tavolo del legislatore che vede, nell’esempio di alcuni Paesi europei, come fondamentale un piano di accordi con il Terzo Settore, un sistema vincente sulle tematiche del credito al consumo e degli insoluti da sovraindebitamento con nuove forme di consulenza  del “debito complessivo” . 

Tutte queste misure ad alto impatto sociale dovrebbero far riflettere soprattutto per la situazione finanziaria delle famiglie. Secondo Eurispes il 57% di esse non riesce ad arrivare a fine mese. Anziché intervenire. l’Italia accumula ritardi e lascia che i “financial influencer” abbiano mano libera a vendere illusioni in un sistema non regolamentato che costringe correttamente i consulenti finanziari a “patentini “ ed esami di idoneità ma non tutela fino in fondo ragazzi e ragazze da pubblicità ingannevoli legate al trading speculativo ed al “gioco d’azzardo finanziario” come nuove ludopatie digitali dilaganti.

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