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India, via alla svolta liberista: apertura dei capitali stranieri fino al 51%

Il nuovo piano varato dalla maggioranza di governo di centro-sinistra mette fine allo statalismo che stava portando la crescita a rallentare al 5,5% (peggior dato da 10 anni) e determinando una fuga di capitali esteri (-78% in un anno) – Il settore più liberalizzato è il commercio al dettaglio, che ha 12 milioni di imprese e fattura 300 miliardi di euro.

India, via alla svolta liberista: apertura dei capitali stranieri fino al 51%

L’India “si è svegliata da un profondo sonno”. Con queste parole l’editoriale del quotidiano economico Mint accoglie con favore, quasi con un respiro di sollievo, la svolta liberista del governo di New Delhi: a un anno e mezzo dalle prossime elezioni legislative, il partito di maggioranza di centro-sinistra, guidato da Sonia Gandhi, ha infatti finalmente risposto alle accuse di immobilismo e varato un nuovo pianto strategico tutto volto all’apertura ai capitali stranieri, nonostante alcune reticenze al suo stesso interno.

A costringere il Partito del congresso e il premier Manmohan Singh a questo cambio di rotta sono stati soprattutto i segnali preoccupanti giunti di recente dallo stato di salute dell’economia indiana: la crescita nell’ultimo trimestre è rallentata al 5,5% (il tasso più basso degli ultimi 10 anni), l’inflazione è al 7,6% e la moneta locale, la rupia, ha perso il 20% del suo valore rispetto al dollaro, tant’è che l’agenzia di rating Standard & Poor’s ha minacciato, lo scorso giugno, di abbassare il punteggio sul debito indiano. E, soprattutto, gli investimenti stranieri sono crollati del 78% in un anno, da giugno 2011 a giugno 2012.

Alla luce di tutto questo, per New Delhi non era più tempo di attendere: via alla svolta riformista (“Anche se ci vorrebbe un vero big bang delle riforme”, scrive il quotidiano Business Standard), con tetto alle partecipazioni statali nel settore del gas, riduzione delle sovvenzioni pubbliche e apertura ai capitali stranieri, fino al 51% della partecipazione, nel comparto del commercio al dettaglio e fino al 49% in quello dell’aviazione.

In particolare l’apertura sul commercio al dettaglio era fonte di remore, in quanto con le sue 12 milioni di imprese, quasi tutte di piccole dimensioni, rappresenta il tessuto sociale e produttivo del Paese, che rischia così di essere snaturato mettendo a rischio i 40 milioni di impiegati nel settore. E’ altresì vero che il micro-commercio in India fattura la bellezza di 304 miliardi di euro l’anno, di che tornare a far gola a più di un investitore internazionale

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