Secondo i dati pubblicati nel focus Intesa Sanpaolo, il tasso di crescita annua dell’economia indiana è scesa a 5,0% nel 2012 da 7,5% del 2011 a causa del marcato rallentamento dei consumi, in particolare quelli privati (4,5% da 7,3% nel 2011), e degli investimenti (+0,7% da 6,2% nel 2011), a cui si è aggiunto un contributo negativo del canale estero. Nel corso del 2012 la dinamica del PIL, mantenuta poco al di sopra del 5% nei primi tre trimestri, è progressivamente rallentata. Dal lato dell’offerta la decelerazione è stata guidata dalla debole dinamica del settore agricolo e di quello manifatturiero a cui si è accompagnato anche un rallentamento dei servizi.
Su base tendenziale le importazioni sono tornate in territorio positivo nel corso del quarto trimestre 2012 con un aumento del 7,1%, sostenute dal forte rimbalzo delle importazioni petrolifere (+26,1%). Allo stesso tempo, le esportazioni hanno registrato un ulteriore calo (-3,6%), seppur inferiore a quello del trimestre precedente (-11,4%). Il calo più marcato delle esportazioni rispetto alle importazioni nel 2012 ha provocato un nuovo aumento del deficit commerciale da 161 miliardi di dollari nel 2011 a 197 mld nel 2012 (da 8,6% a 10,8% del PIL). Di consequenza, la dinamica degli investimenti, dato l’aumento dei progetti in stallo e la diminuzione di quelli avviati nell’ultimo trimestre dell’anno, continuerà ad essere debole almeno per la prima parte del 2013. Le misure di liberalizzazione degli IDE prese in autunno attraverso il Comitato sugli Investimenti (Cabinet Committee on Investments), seppur positive, si stanno rivelando di difficile attuazione, in particolare per problemi legati all’acquisizione dei terreni, alle autorizzazioni ambientali, alle limitazioni all’attività mineraria e alla produzione e consumo di carbone (coal linkage). La recente approvazione della legge sull’acquisizione dei terreni va allora vista come un passo positivo nella direzione di una ripresa degli investimenti nel medio termine.
La produzione industriale ha registrato variazioni tendenziali negative negli ultimi due mesi del 2012, pur mostrando un timido miglioramento, anche in termini congiunturali, all’inizio dell’anno. Secondo le stime preliminari, la produzione industriale è salita di 2,4% a gennaio, grazie al miglioramento della produzione manifatturiera, in particolare dei beni di base e dei beni di consumo non durevoli mentre la produzione dei beni capitali ha registrato ancora valori negativi (-1,8%). La produzione dell’industria pesante continua a migliorare, con un aumento del 3,9% a gennaio da 2,5% di dicembre, grazie alla dinamica favorevole della produzione di carbone, acciaio, raffinati del petrolio ed elettricità.
L’inflazione dei prezzi all’ingrosso è salita marginalmente a 6,8% in febbraio da 6,6% in gennaio pur rimanendo in un trend di lenta decelerazione da agosto 2012. I prezzi dei prodotti primari continuano a mostrare variazioni tendenziali in decelerazione ma ancora piuttosto elevate, in particolare a causa della dinamica del comparto dei cereali e delle fibre tessili grezze. L’aumento dell’indice totale è dovuto essenzialmente al comparto dei carburanti e dell’elettricità che risente dei recenti aumenti del prezzo del diesel. L’inflazione dei prezzi al consumo continua così ad essere elevata, salendo a 10,6% a dicembre e successivamente a 10,9% a febbraio.
In questo contesto, le prospettive di breve termine per quanto riguarda consumi e investimenti continuano ad essere piuttosto deboli. Intesa Sanpaolo mantiene dunque una previsione di moderata accelerazione della crescita nel 2013, anche se rivede le previsioni da 5,7% a 5,4%, e di una ripresa a 6,9% nel 2014. Le previsioni corrispondono a una crescita di 4,9% nell’Anno Fiscale 2012-2013, 6,1% nell’AF 2013-2014 e 6,5% in quello 2014-2015. Le previsioni dei maggiori istituti internazionali si collocano nell’intervallo 5,9-6,5% per l’AF 2013-2014, in accelerazione nell’intervallo 6,4%-7,3% nell’AF 2014-2015. Le prospettive di crescita continuano allora ad essere viste al ribasso nel breve medio termine, dal momento che sul fronte interno i progressi nel campo delle riforme strutturali e fiscali appaiono ancora troppo timidi per favorire una forte ripresa del clima imprenditoriale nel breve termine. A questo si aggiunge il rischio di una discesa dell’inflazione più lenta delle attese con un impatto frenante sui consumi. Sul fronte esterno, un peggioramento della crisi europea potrebbe affiancarsi alla debolezza della ripresa internazionale, pesando così sulla performance dell’export indiano e sul già elevato saldo delle partite correnti, esacerbandone i rischi di finanziamento, come già esposto in due precedenti articoli su FIRSTonline. Senza dimenticare che il mancato rispetto degli obiettivi di consolidamento dei conti pubblici e un nuovo stallo nell’attuazione delle necessarie riforme strutturali, peggiorando la vulnerabilità esterna, potrebbero innescare un downgrading da parte delle maggiori agenzie di rating, portando l’India a perdere lo stato di investment grade.