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India, rischia di scoppiare la bolla del secolo e l’impero Adani trema: in Borsa 75 miliardi di dollari già in fumo

Mumbai rischia di essere l’anello debole della finanza globale e di assistere al tracollo dell’imper Adani – In Cina le novità dell’anno del Coniglio e in Giappone la rivoluzione a quattro ruote

India, rischia di scoppiare la bolla del secolo e l’impero Adani trema: in Borsa 75 miliardi di dollari già in fumo

Sale l’euro, corre lo spread. I mercati finanziari sono in fibrillazione alla vigilia delle riunioni della Fed e della Bce. Ma altre novità, meno scontate, si profilano sul terzo palcoscenico della finanza globale: l’Asia, teatro del confronto fra tre delle sette economie più forti del pianeta, ovvero Cina, Giappone ed India, la borsa più apprezzata nel 2022. 

Andani, un’incognita da 75 miliardi

Ma proprio Mumbai, protagonista lo scorso anno del sorpasso sulla Borsa della Corea del Sud e che da 9 anni garantisce un ritorno positivo per gli investitori in euro, minaccia di essere l’anello debole della finanzia globale. Trema l’impero fondato da Gautam Adani che dal 1988 ad oggi, partendo dal controllo di un porto, forte dell’appoggio del presidente Modi, ha messo assieme una galassia che tra infrastrutture ed imprese manifatturiere sfiora i 150 miliardi. Un castello di carta, accusa l’americana Hindenburg, specializzata nel demolire le bolle azionarie ad ogni latitudine. Forte di un’analisi sterminata (un report di quasi 600 pagine) la casa Usa muove 68 contestazioni al gruppo, cresciuto in maniera selvaggia (+1.500% in quattro anni) grazie ad un aggressivo utilizzo dei paradisi fiscali ove risiede la maggior parte delle controllate che, in assenza di controlli (non ci sono analisti incaricati di certificate i conti, si passano i capitali in una sorta, è l’accusa, di gioco delle tre carte. L’indagine durata due anni, dimostrerebbe che “il conglomerato da 218 miliardi di rupie, pari ad un valore di 218 miliardi di dollari, si è impegnato in uno sfacciato piano di manipolazione dei valore delle azioni e di una frode contabile che dura da decenni”.

L’effetto è stato devastante: Nel giro di pochi giorni, in coincidenza con l’aumento di capitale necessario per rimpolpare le casse del gruppo, le quotazioni sono precipitate di 75 miliardi dollari nonostante un’autodifesa altrettanto corposa (438 pagine) del tycoon che solo una settimana fa figurava al secondo posto assoluto tra i più ricchi del pianeta, secondo solo a Bernard Arnault.

Cina, che novità dal cappello dell’anno del Coniglio

Non è difficile prevedere che, comunque vada a finire la partita, le incognite di Adani Group sono destinate ad incidere sulla credibilità del mercato indiano di fronte agli investitori, nonostante l’accresciuto peso dell’economia che sta accogliendo, a partire da Apple, gli investimenti delle multinazionali che cercano di ridurre il peso della Cina. Anche per questo le difficoltà di Mumbai sono di buon augurio per la Borsa cinese che, archiviate le vacanze per celebrare l’avvio “dell’anno del Coniglio” si è presentato ieri con un robusto rialzo ed alcune novità inattese. Tra queste spicca l’annuncio di Baidu, il Google cinese. Il motore di ricerca ha annunciato, via Reuters, che presto si doterà di un proprio chatbot basato sull’intelligenza artificiale, simile a quello che OpenAI ha introdotto con ChatGPT. Sarà una chatbot cioè un risponditore automatico in chat che dà risposte in maniera automatizzata sulla base di un processo di apprendimento basato sull’intelligenza artificiale in grado non solo di fornire risposte, ma anche di programmare software e di creare composizioni artistiche. Il software sarà incorporato la sua chatbot AI all’interno del popolare motore di ricerca così come prevede di fare Microsoft. Al di là dell’aspetto economico l’annuncio suona a conferma che la “new economy cinese”, già nel mirino del partito, sta per essere riabilitata da Xi nell’ambito della ripartenza del Drago dopo la brusca caduta del pil nel 2022.

Tokyo, la rivoluzione a quattro ruote

A dimostrazione della ripresa dei colossi cinesi arriva una notizia da Tokyo: BYD, uno dei gruppi leader dell’auto elettrica, già finanziata da Waeeen Buffett), entra stamane sul mercato a quattro ruote del Giappone, il terzo del mondo, con l’obiettivo di conquistare una quota a doppia cifra, sfruttando il relativo ritardo di Toyota (comunque leader mondiale per le vendite di auto con 10,5 milioni di pezzi) nell’elettrico. Ma a contrastare l’avanzata cinese, imprevedibile solo pochi anni fa, ci potrebbe pensare Nissan che nel week end ha chiuso un lungo negoziato con Renault. La quota francese nel gruppo nipponico scenderà dal 43 al 15%, stessa quota dei giapponesi nella Régie. In cambio, l’alleanza tra i due gruppo si rafforzerà in Ampere, la nuova società dedicata all’auro elettrica cui Luca De Meo affida le chances di ripresa del gruppo francese. Ampere, in particolare, guarderà al mercato indiano, uno dei luoghi più inquinati del pianeta.  

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