Condividi

India: possibili Ide al 100% di brand monomarca

La riforma che prevede l’aumento, dal 51% al 100%, della titolarità degli Ide di brand monomarca, approvata dal governo indiano, apre nuove opportunità di sviluppo per le società monomarca internazionali, soprattutto nei settore del lusso, considerato lo sviluppo della classe media indiana.

India: possibili Ide al 100% di brand monomarca

La decisione di concedere una titolarità del 100% sugli investimenti diretti di imprese straniere monomarca, proposta che era stata avanzata già il 24 novembre dello scorso anno, è stata notificata dal governo indiano il 10 gennaio. Si tace invece sulla riforma annunciata a dicembre 2011 (in seguito immediatamente sospesa) concernente la liberalizzazione dei capitali esteri fino al 51% nell’ambito del retail multimarca.

Entrambe le riforme erano state oggetto di discussione per anni, senza però riscuotere alcun successo; in questo senso, l’annuncio del governo a novembre dell’anno scorso sembrava aver segnato un punto di svolta.

Tuttavia, tale dichiarazione ha subito dato luogo a una serie di dissensi e proteste, non soltanto da parte dell’opposizione, ma anche da parte di alleati della coalizione di maggioranza, leaders del Congresso, nonché piccoli commercianti indiani.

In particolare, il provvedimento riguardante l’eventualità di aprire il proprio mercato interno a colossi del calibro di Wal-Mart, Tesco e Carrefour, supermercati multimarca internazionali, era stato repentinamente sospeso a causa delle critiche sollevate dall’opposizione. Questi concordavano sul fatto che tale provvedimento, qualora fosse stato adottato, avrebbe danneggiato pesantemente tanto i piccoli commercianti, quanto gli agricoltori indiani. Il governo indiano, guidato dal premier Manmohan Singh, sosteneva, al contrario, che tali riforme avrebbero apportato vantaggi all’economia indiana, sia in termini di diminuzione dell’inflazione, sia in chiave di raggiungimento di maggiore efficienza, anche attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture.

La liberalizzazione degli Ide per i brand monomarca, permettendo agli investitori esteri di ottenere l’aumento della proprietà, dal 51% al 100%, dei propri investimenti diretti, favorirà imprese come Ikea, Adidas e Starbucks, ma soprattutto grandi marchi di fashion internazionali, specialmente alla luce dell’estensione della classe media del paese.

Dal momento che tale riforma porterà allo scioglimento di numerose joint-ventures preesistenti tra imprese internazionali e partner locali, qualora le prime vogliano estendere la titolarità dei propri investimenti al 100%, il governo indiano ha previsto una serie di regole e requisiti per garantire il controllo di tale processo.

Potranno infatti beneficiare di tale riforma solo le imprese i cui prodotti venduti fanno riferimento solo ed esclusivamente a un unico brand, che dev’esser peraltro riconosciuto come brand internazionale utilizzato per le vendite della stessa impresa all’estero. I prodotti monomarca, ammessi al commercio al dettaglio, vengono considerati tali solo se il marchio viene loro apposto durante la fase di produzione. Infine, l’investitore straniero deve esser il proprietario del marchio in questione.

Le procedure per l’ottenimento della concessione all’estensione della titolarità degli investimenti, per parte dell’investitore straniero, oltre il 51%, prevedono che l’impresa monomarca presenti una richiesta di autorizzazione presso l’Ufficio per l’Assistenza Industriale del Dipartimento per la Promozione delle Politiche Industriali.

Il modulo applicativo in questione dovrà riportare l’indicazione specifica del prodotto, o delle categorie di prodotti, monomarca che l’impresa intende commercializzare; l’eventuale modifica di tale lista di prodotti, o categorie di prodotti, sarà subordinata a una nuova richiesta d’autorizzazione che il governo indiano valuterà.

E’ infine previsto che le imprese internazionali, che ottengano l’approvazione dal governo indiano e procedano con l’aumento della propria quota di partecipazione oltre il 51%, abbiano l’obbligo di approvvigionamento, per almeno il 30% del valore dei propri prodotti, presso piccole industrie, villaggi, artigiani e produttori indiani. L’impresa deve garantire il rispetto di questo obbligo per mezzo di un’autocertificazione emessa da essa stessa, che dev’esser sottoposta al controllo del collegio sindacale sulla base dei bilanci certificati, che la società è tenuta a conservare.

Quest’obbligo di approvvigionamento, come ha commentato il Ministro del Commercio e dell’Industria Anand Sharma, apporterà un vantaggio all’economia indiana sviluppando sia il settore manifatturiero domestico, sia l’innovazione tecnica per le industrie locali.

Commenta