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India, perchè le paure di una “mano straniera” sono fondate

Non sono poche le multinazionali che assecondano la corruzione o usano i propri governi per fare pressione sulla politica indiana – Ma se questi comportamenti illegali sono così diffusi a livello internazionale, può una singola azienda essere onesta mentre le altre non lo sono? Come vincerebbe i contratti se chi ha il potere si aspetta la bustarella?

India, perchè le paure di una “mano straniera” sono fondate

Ci sono buone ragioni per sospettare che le compagnie d’oltreoceano possano aver influenzato le politiche indiane. Pranab Mukherjee probabilmente diventerà il nuovo presidente dell’India. All’inizio il risultato era incerto, ma poi la situazione è girata a suo favore. E’ stato insinuato che le sue compagnie abbiano sistemato le cose per lui, non perché lui sia uno dei politici più navigati, ma perché lo volevano fuori dal Ministero della Finanza. Mukherjee ha usato la mano pesante sulla tassazione retroattiva e sui Gaar, le recenti misure di bilancio per combattere i redditi in nero. Ma non sarebbe una sorpresa se la pressione vera venisse da sponde straniere. Le industrie indiane sono sensibili alle posizioni delle loro controparti straniere. E lo è anche la nostra leadership politica. La Gran Bretagna e l’Olanda esercitarono una grande influenza sul caso Vodafone. Quanta della nostra politica è stata influenzata questo genere di pressioni?

PRESSIONE SUL GOVERNO

Alcuni casi recenti dimostrano che le pressioni arrivano a toccare il governo. La visita di Hillary Clinton in India vuole influenzare le politiche del governo riguardo al commercio con l’Iran e al FDI, il declassamento dell’India da parte della S&P l’accordo Aircel Maxis. Ci sono anche casi meno evidenti di pressione straniera, come in alcuni acquisti per la Difesa (gli inglesi furono molto seccati dal nostro rifiuto dell’Eurofighter), negli investimenti energetici (petrolio, gas e nucleare), nell’apertura di nuovi mercati e così via.

Lo scandolo Bofors ha continuato a influenzare la politica dal 1987. Sten Lindstrom, l’ex direttore della polizia svedese che ha condotto le indagini sull’accordo Bofors-India sulle armi, ha recentemente portato alla luce una prova decisiva del fatto che Ottavio Quattrocchi, un caro amico della famiglia Nehru-Ghandi, era fra coloro che intascavano le tangenti. Il suo ruolo nell’accordo Bofors era noto. Non c’è nessuno dubbio che il pagamento sia arrivato che le pistole Bofors fossero di buona qualità. Rimane da capire chi abbia preso i soldi.

Il fatto che il Signor Quattrocchi avesse amici potenti fu confermato quando gli fu permesso di scappare dal Paese durante il governo del Congresso. Sembra che il caso sia stato insabbiato deliberatamente dalle agenzie investigative, incluse la CBI e, pertanto, si è perso fra le corti di Malesia, Gran Bretagna e Argentina. “Non è stato possibile eseguire” il mandato di cattura contro di lui perché la nostra polizia non è riuscita a “trovarlo”, anche se i giornalisti sono riusciti a intervistarlo.

M.S. Solanki, in seguito ministro degli Affari esteri, sacrificò il proprio posto nel Gabinetto piuttosto che rivelare cosa scrisse nel documento che passò alla controparte svizzera durante un incontro. In quel momento, le agenzie indiane stavano investigando sui conti bancari svizzeri per tracciare i pagamenti dell’affare Bofors. Un leader come tutti gli altri avrebbe forse sacrificato in questo modo la sua intera carriera politica?

Chi ha preso i soldi se non è stato Rajiv Gandhi e perché le agenzie investigative hanno insabbiato il caso? E’ fondamentale fare luce su queste domande. Un ex ministro mi ha detto in un’intervista sull’economia “nera” che quando andò con il dossier Bofors dall’ex Primo Ministro gli fu detto di lasciar perdere se non voleva mettere a rischio la propria vita. Non c’è da meravigliarsi se nessuno ha mai impresso una svolta decisiva al corso delle indagini per arrivare alla verità.

Le tangenti esistono in tutto il mondo. La Svezia è uno dei paesi meno corrotti al mondo ma anche le loro società corrompono per vincere dei contratti, come dimostra il caso Bofors. Anche le multinazionali americane hanno fatto ricorso a bustarelle nonostante fosse contro la legge del Paese in cui operavano. Di recente Walmart ha ammesso di essersi fatta strada in questo modo in Messico. Quando il top management della società ha scoperto il misfatto, invece di denunciare l’illegalità, ha archiviato l’indagine interna. Lo stesso Walmart ha provato ad introdursi in India. L’agenda della Signora Clinton prevede di indurre l’India ad aprire le porte alle aziende internazionali. Il solo ministro a cui fece visita fu Mamata Banerjee, importante partner di Upa, concorrente di Fdi.

Il ricordo va a quando Henry Kissinger e il Segretario all’Energia e alla Difesa volarono in India per esercitare forti pressioni in favore di Enron, a metà degli anni Novanta. Enron ammise di aver speso 60 milioni di dollari in India per “educare” i politici.

Non sono poche le multinazionali che assecondano la corruzione o usano i propri governi per fare pressione sulla politica. Ubs, la più grande banca svizzera, fu multata di 750 milioni di dollari dal governo americano per aver aiutato i propri cittadini a tenere segreti i propri conti in banca. La stessa Ubs ha ottenuto il permesso di entrare in India nonostante il suo comportamento fosse ben noto. Era forse una ricompensa per aver aiutato alcuni personaggi potenti?

I direttori della Siemens, che si suppone essere una società onesta e con un importante ruolo in India, furono accusati in America nel dicembre 2011 per alcune tangenti pagate in Argentina. Le indagini hanno rivelato anche altri pagamenti illegali per 1,4 miliardi di dollari fra 2001 e 2007 in Bangladesh, Cina, Russia, Venezuela e altri paesi. La società pagò una multa da 1,6 miliardi di dollari ai governi di Stati Uniti e Germania per le tangenti distribuite nel mondo.

La Siemens iniziò a corrompere poco dopo la fine della seconda guerra mondiale per vincere concorsi sotto il piano Marshall, nella maggior parte dei casi a beneficio degli americani. Da quando è stata perseguita, Siemens ha dichiarato di aver nominato un Compliance Officer per vigilare sui casi di corruzione. Ma se questi comportamenti illegali sono così diffusi a livello internazionale, può una singola azienda essere onesta mentre le altre non lo sono? Come vincerebbe i contratti se chi ha il potere si aspetta la bustarella? Ora che è stata impostata la non-trasparenza dei processi, le decisioni hanno bisogno di essere influenzate, come si è visto nel caso Bofors o nella vendita delle radiofrequenze 2G.

Il caso Vodafone è significativo in questo senso. Multinazionali indiane e straniere hanno fatto uso di paradisi e pianificazioni fiscali per non pagare le tasse in India. Hanno creato una rete di holding per nascondere i veri proprietari delle aziende. Nel 1985, nel caso McDowell, il giudice della Corte Suprema ha osservato che “questi dispositivi non possono far parte di una pianificazione fiscale ed è sbagliato incoraggiare o solo pensare che sia onorevole evitare il pagamento delle tasse ricorrendo a dubbi metodi”. Questo giudizio fu ribaltato nel 2003 nel processo “Unione indiana contro Azadi Bachao Andolansull’uso delle Mauritius per evitare di pagare le tasse in India. Vodafone trasse vantaggio dal giudizio, dimostrando con successo di non dover pagare le tasse in India sulle plusvalenze grazie al trasferimento in un paradiso fiscale della società che gestiva gli asset indiani. Il signor Mukherjee sta provando a recuperare il terreno perduto.

INTERESSI DOMINANTI

Le politiche indiane sono state oggetto di grande pressione straniera fin dai tempi della Guerra Fredda, dagli anni 1950 in poi. Ma, fino alla metà degli anni Ottanta, queste pratiche venivano accettate perché considerata “di interesse nazionale a lungo termine”. Dalla fine degli anni Ottanta, con il caso Bofors, le nuove politiche economiche del 1991, l’accordo Indo-statunitense sul nucleare, che fosse sezionale o individuale, gli interessi corporativi e individuali divennero predominanti. Pressioni e contro-pressioni si sono moltiplicate fra i partiti, i leader politici e il mondo del grande business.

La morale è che le pressioni estere tendono a danneggiare processi che la politica nazionale non può correggere. I cittadini sono disorientati da quello che accade, come nel caso della recente selezione dei candidati per le presidenziali.

(Traduzione a cura di Clarissa Segala)

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