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India: inflazione e scenari monetari 2013

Di fronte ai deficit gemelli, alimentati da inefficienze energetiche, infrastrutturali e distributive, il mero ottimismo della Banca Centrale e la possibile adozione di una politica più espansiva non sembrano bastare per rilanciare la crescita.

India: inflazione e scenari monetari 2013

Continua il rallentamento della crescita del PIL indiano nel corso del terzo trimestre 2012, passando al 5,3% dal 5,5% di quello precedente, come esposto nel focus del Servizio Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo. Nonostante nel terzo trimestre le importazioni di beni di consumo siano calate dello 0,9%, dove però si segnala l’aumento delle importazioni di petrolio e contro beni capitali, le esportazioni sono diminuite più delle importazioni (-12,1% rispetto al -4,7% al secondo trimestre). E nonostante ciò, l’inflazione, pur in calo dal punto di vista marginale, presenta valori ancora molto elevati. Se infatti l’inflazione dei prezzi all’ingrosso si è attestata nel corso del 2012 intorno al 7,5%, il livello dei prezzi al consumo è salito dal 9,8% in ottobre a 9,9% in novembre. I colli di bottiglia nella distribuzione, il deprezzamento della rupia nonché le probabili nuove previsioni al rialzo dei prezzi di carburanti ed energia lasciano i rischi sull’inflazione ancora verso l’alto nei prossimi mesi, date le profonde carenze energetiche ed infrastrutturali del Paese.

Il governo indiano ha recentemente approvato la costituzione di un Comitato Nazionale per gli Investimenti (National Investment Board) per accelerare l’approvazione di progetti infrastrutturali superiori a 10 miliardi di rupie. È stata inoltre confermata la volontà di ridurre il disavanzo pubblico al 5,3% del PIL nel corrente anno fiscale dal 5,8% di quello precedente, pianificando inoltre una riduzione annua dello 0,6% nei prossimi cinque anni, che dovrebbe portare il deficit al 3% del PIL nell’anno fiscale 2016-17. Analizzando i dati della bilancia commerciale, il disavanzo delle partite correnti per l’anno fiscale corrente è stato rivisto al rialzo rispetto all’obiettivo iniziale di 5,1% e l’obiettivo di futura riduzione appare improbabile almeno per quanto riguarda il prossimo anno. Un rapporto del comitato per la roadmap di riduzione del debito ha infatti affermato che il deficit commerciale potrebbe addirittura salire al 6,1% nel corso dell’attuale anno fiscale.

In questo contesto, gli aggregati monetari hanno proseguito il rallentamento in atto fin dall’anno scorso, registrando a novembre una crescita del 12,5%. La crescita del credito al settore commerciale non alimentare è migliorata solo marginalmente da 15,7% in settembre a 16,3% in novembre. Gli stessi aggregati creditizi rimangono al di sotto delle proiezioni della Royal Bank of India a causa della bassa domanda di credito e del rallentamento del medesimo, concesso da banche del settore pubblico e da quelle straniere. L’aumento dei non-performing loan ratios nel corso del secondo e terzo trimestre ha indotto la RBI ad innalzare il coefficiente di accantonamento da 2% a 2,75% a fine ottobre. Inoltre, il recente deprezzamento della rupia (-7,7%), solo in parte recuperato nella prima metà di dicembre, espone la moneta indiana alla volatilità dei flussi di capitale nonché al giudizio degli investitori internazionali sulla credibilità delle riforme annunciate. A tale proposito, la Banca Centrale ha recentemente lasciato invariati i tassi di riferimento, dopo aver tagliato il tasso di riserva obbligatoria di altri 25pb, portandolo al 4,25.

Secondo le stime riportate nell’ultimo Country Report di Atradius, l’economia indiana è attesa crescere nuovamente, assestandosi al 6,5%, un valore tuttavia ancora lontano dal 9% indicato come il tasso potenziale di crescita di lungo termine. Ma il deterioramento nei fondamentali, causato da una politica fiscale inadeguata, che ha portato ad un incremento del rapporto tra debito pubblico e PIL, potrebbe risultare nel declassamento del rating sovrano, rendendo più difficile l’accesso ai mercati finanziari internazionali ed innalzando i tassi d’interesse. L’India potrebbe uscire da questa situazione finanziando il proprio deficit sul mercato interno, riducendo in questo modo l’esposizione, anche congiunturale, al mercato europeo. Ma il sostegno al consumo interno non può prescindere allora da un’efficiente distribuzione del reddito tra regioni geografiche e gruppi sociali.

L’inflazione rimane ancora molto elevata e la RBI ha rivisto al rialzo le previsioni per marzo 2013 a 7,5% rispetto al 7% indicato lo scorso luglio. Un elevato livello generale dei prezzi, accompagnato dai rischi provenienti dal contemporaneo finanziamento di deficit pubblico e disavanzo commerciale, pongono dei limiti ad un’azione della politica monetaria volta a contrastare il rallentamento economico. La Banca Centrale si è tuttavia mostrata ottimista. Secondo la RBI, anche se i rischi sull’inflazione rimangono elevati, il recente calo marginale dell’inflazione rafforza lo scenario di ottobre che indicava la probabilità di un ulteriore allentamento della politica monetaria nel corso del primo trimestre 2013. Se tali condizioni dovessero venir confermate, i tassi d’interesse sarebbero ridotti in maniera graduale già a partire da gennaio. Una prospettiva che, come già analizzato in un precedente articolo, in assenza di efficaci strategie commerciali e profonde riforme in campo energetico, infrastrutturale e distributivo tra ceti sociali e produttivi, rischia di schiacciare lo scenario economico indiano di medio-lungo periodo sotto il peso di inflazione e deficit gemelli.

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